Andrea Schudtz, il maestro liutaio di Cremona che ha creato il violino "stellare"
Come nascono i violini di oggi. Che in termini di qualità non temono confronti con gli strumenti del passato
Pensare Cremona è immaginare un violino. La relazione tra lo strumento e la città è indubbia. A Cremona sono nati i violini Stradivari, i Guarneri del Gesù, gli Amati. Il loro suono ha stregato i musicisti di tutto il mondo. Il Museo del Violino situato nel cuore della città ospita una collezione di questi strumenti antichi.
A Cremona inoltre ha sede una delle scuole di liuteria più prestigiose che ogni anno sforna maestri liutai. Tanti lasciano la città per portare l’arte della costruzione di questi incredibili strumenti nei propri paesi d’origine, altri ancora, affascinati dalla bellezza della città si fermano e aprono la propria bottega proprio qui.
È quello che ha fatto Andrea Schudtz, maestro liutaio nato in Russia, figlio di un celebre maestro liutaio, Pavel Schudtz, che ha lavorato per il Teatro Bolshoi di Mosca. Andrea è cresciuto seguendo le orme del padre, ha scelto di frequentare la scuola Internazionale di Liuteria di Cremona, e una volta diplomato è rimasto a Cremona.
La sua bottega nel centro della città vanta vent’anni di attività, i suoi strumenti sono ricercati in tutto il mondo. Andrea ha realizzato un violino molto particolare, un violino stellare, dedicato alla prima astronauta russa, Valentina Tereškova. Il violino, all’interno, racchiude un’immagine di lei (che in Russia è considerata una vera e propria eroina nazionale, oggi anche membro eletto della Duma) e il suo autografo.
Da dove nasce la passione che ti ha portato a diventare un maestro liutaio?
È nata grazie a mio padre che era liutaio, in giovane età ho cominciato a frequentare la sua bottega. Vedevo gli strumenti che mio padre portava a casa, perché quando si trattava di strumenti di valore non li lasciava in bottega e ne ero incuriosito. In più, frequentando una scuola di musica, ero più vicino alla liuteria.
Quanto ha influito il fatto di crescere a stretto contatto con la liuteria rispetto alle tue scelte lavorative?
Sono nato e cresciuto nell’ambiente della liuteria e della musica, grazie alle professioni di mia madre e mio padre. Sono sempre stato sommerso dalla musica. Certo, ha contato molto avere un padre liutaio, ho cominciato a frequentare la sua bottega, perché essendo un uomo intelligente mi ci portava e mi lasciava imparare utilizzando pezzettini di legno di scarto. Gratificandomi e riconoscendo il mio lavoro, è riuscito a farmi appassionare.
Tu hai studiato violino e ad un certo punto ti sei trovato ad un bivio: scegliere se diventare musicista o liutaio. Hai avuto dubbi?
Non sarei diventato musicista, non era il mio punto di forza. Sono contento di aver avuto un’educazione musicale, ma non avrei seguito quella strada. So accordare lo strumento, posso suonare qualche nota, ma di fatto non lo suono mai come un violinista.
Quanto è importante saper suonare uno strumento per fare il liutaio?
Conta parecchio, ma credo che una persona che abbia esperienza nel suono e nella musica in generale possa capire anche dall’esterno senza necessariamente essere un musicista.
So che collabori con musicisti che spesso provano i tuoi strumenti una volta ultimati. Come li scegli?
Sono musicisti affermati e bravi nel giudizio. Non cerco amici che mi dicano che il mio violino è perfetto. La critica serve per migliorare i miei strumenti. Ho una cara amica, una grande professionista, la violinista Yulia Berinskaja, che spesso testa i miei violini, li suona per venti minuti circa e in questo lasso di tempo sistemiamo il suono. È fondamentale lavorare assieme a un musicista.
Cosa rende unico ogni strumento?
Innanzitutto ogni violino è unico perché è artigianale. Se dovessero chiedermi di fare uno strumento identico al precedente non riuscirei, perché essendo un lavoro manuale non è riproducibile così perfettamente. I miei strumenti sono fatti su ordinazione e prima di iniziare il lavoro mi confronto con il musicista e cerco di capire le sue esigenze e di conseguenza cerco di realizzare uno strumento ad hoc per le sue necessità. Ogni mio strumento ha un nome. Realizzo di solito collezioni di dodici strumenti legati da un tema comune. Ora sto realizzando una collezione ispirata alle pietre preziose. Ogni pietra ha determinate caratteristiche, e in un certo senso ogni strumento è programmato immaginando quelle caratteristiche. Una collezione realizzata tempo fa era ispirata agli dei greci, dando il nome allo strumento mentre lo realizzavo cercavo di imprimere quelle caratteristiche nello strumento. Per il violino Zeus, l’ordine mi era arrivato da un musicista greco, ho cercato di imprimere forza e potenza allo strumento. Oggi, quel musicista è il primo violino di un’orchestra greca. Quando ho realizzato il violino per il nipote della Tereškova ho immaginato un razzo lanciato nello spazio.
In un certo senso, il violino che crei, viene visualizzato prima nella tua mente. Solo successivamente passi alla costruzione. Corretto?
Non comincio mai uno strumento senza averlo progettato nella mia testa.
Come sei entrato in contatto con la Tereškova ?
Grazie all’amicizia con Dmitry Kogan, grande violinista russo scomparso due anni fa a soli 38 anni. Nel 2018 avevo realizzato un violino in sua memoria e l’ho dato alla madre che ha una fondazione dedicata al figlio e che porta avanti la tradizione dell’annuale Festival Kogan. Questo violino viene fatto suonare alle persone più meritevoli del Festival. Quando portai questo violino al festival era presente la Tereškova, il cui nipote suona il violino. Ci sono stati i primi approcci in quell’occasione. Ovviamente sapevo chi era, quello che ha passato e che ha fatto per poter andare nello spazio. Così ho avuto l’idea di fare uno strumento ispirato a un razzo senza però pensare che l’avrei dato al nipote. Pian piano, costruendolo, mi sono venute delle idee. Come inserire il disegno all’interno del violino per renderlo unico, io non sono a conoscenza di altri violini con all’interno un disegno. Lei è stata la prima ad andare nello spazio e allora non si sapeva nulla, neanche quando e se si sarebbe tornati. È una donna molto coraggiosa e mi ha fatto davvero piacere realizzare un violino per lei. Ha anche una fondazione e ho iniziato a collaborare con loro per sistemare gli strumenti degli allievi delle scuole di cui lei ha il patrocinio.
Per la costruzione dei tuoi strumenti ti ispiri più a modelli classici o contemporanei?
Mi ispiro molto di più a modelli classici della tradizione cremonese, in particolare Stradivari e Guarneri del Gesù, ma a tutti questi strumenti do sempre il mio tocco, non cerco di fare copie.
Ti hanno mai commissionato violini di area non classica?
Ho fatto una volta un violino elettrico per un musicista famoso: è stata una sfida, perché nello strumento elettrico non devi cercare il suono, ma solo la manualità. Ho fatto anche una viola da gamba che è uno strumento classico ma che si suona molto poco (musica barocca).
C’è qualche episodio particolare della tua carriera che vuoi raccontare?
Il bello di lavorare con i musicisti è che sono esigenti. Spesso vogliono cambiare qualcosa un attimo prima di suonare. Bisogna avere pazienza ed assecondare. Anni fa è successa una cosa divertente: mi hanno invitato a un concorso e chiesto di portare due strumenti da esporre. La giuria era internazionale: bisognava ascoltare senza vedere. Tra i giurati, uno aveva uno strumento dell’ottocento, un Guarneri, e un altro un violino antico. Hanno fatto suonare i due violini antichi e poi i miei due. I possessori degli strumenti più antichi credevano di aver riconosciuto il suono dei loro strumenti, ma in realtà erano i miei! Questo per dire che gli strumenti nuovi, se fatti bene, possono gareggiare anche con quelli del passato.