
Un Pentarò carica un cucciolo di elefante ailo Zoo dei giardini pubblici di Porta Venezia a Milano

Una band Dixieland nel centro di Roma, trasportata su un Pentarò

Un Ape “A” elaborato durante una competizione sportiva negli anni ’50.

Parata di Ape “C”, uno dei modelli più apprezzati negli anni del “boom” economico

Ape “C” al lavoro alla fine degli anni ’50

Manifesto pubblicitario dei primi anni ’50

L’ Ape “C” al lavoro nelle campagne

L’ Ape al lavoro in città

L’Ape al lavoro al mare.

Ape “A” in versione calessino

Al porto di Genova, sede amministrativa della Piaggio, negli anni ’60

La catena di montaggio dell’Ape negli stabilimenti Piaggio di Pontedera (Pisa)

Ape Piaggio in servizio per il Comune di Roma

La gamma Ape al completo a cavallo tra gli anni ’50 e gli anni ’60

Ape “D” carica fusti di carburante in un porto italiano

Un Pentarò si destreggia nei carruggi genovesi

Pubblicità primi anni ’60. L’Ape in città.

L’Ape in tutte le configurazioni in una pubblicità Piaggio

L’Ape, il “re” della logistica nei primissimi anni ’50

Il direttore di Piaggio Vehicles India, Ravi Chopra al lancio dell’Ape Cng di fabbricazione indiana nel 2007

Ape 50 con ruote da competizione al raduno del 2017

Coppia con Ape e tricolore al raduno 2017

Schiera di Ape Piaggio di varie epoche e modelli all’ultimo raduno nazionale

Un “conservato” della serie “A”, la prima Ape del 1948

Pubblicità Ape TM degli anni ’80

Il tricolore formato da tre “cinquantini” dell’ultima serie
L’Ape, il celeberrimo motofurgone a tre ruote della Piaggio, compie 70 anni. Era nato nel 1948, derivato dallo scooter “Vespa” inventato dall’ingegnere Corradino d’Ascanio due anni prima. È in produzione ancora oggi sia in Italia che in India, dopo oltre 2 milioni di unità prodotte.
IL TRE RUOTE CHE “RIFECE” L’ITALIA
Il “biròcc“, come lo chiamano nelle valli del Piemonte. Oppure “La lapa” in Siciliano. O ancora “‘O trerròte“, come è affettuosamente chiamato dai campani. Un compagno di lavoro che ha unito il Paese dall’Alto Adige a Pantelleria. Senza confini geografici: città, campagna, mare, montagna. In ogni angolo d’Italia le tre piccole ruote del piccolo motocarro Piaggio hanno segnato le strade ed il cuore dei loro proprietari.
La storia dell’Ape coincide con l’inizio della rinascita dell’Italia nel secondo dopoguerra. Una nazione profondamente segnata dagli effetti del conflitto, sia in termini economici che infrastrutturali. Sulle strade d’Italia, martoriate dai danni di guerra, circolavano infatti solo pochi ed antiquati mezzi sopravvissuti alla guerra. Si trattava soprattutto di mezzi pesanti dalla manutenzione gravosa, oppure di ex motocarri militari logori ed antiquati, per non parlare dei carri a trazione animale o addirittura a mano.
Quello di cui i piccoli imprenditori, gli artigiani ed i commercianti italiani avevano bisogno per ripartire era un mezzo affidabile e soprattutto economico. La meccanica della Vespa si prestò perfettamente alle esigenze di Corradino d’Ascanio, che ne conserverà integralmente le caratteristiche tecniche ed il motore 2 tempi da 125cc. in posizione centrale, con tradizionale trasmissione a catena sulle ruote posteriori. Il piccolo cassone poteva caricare sino a 200 Kg. di merci. Questa primissima versione del’Ape era a cabina aperta, avendo come unica protezione lo scudo anteriore della Vespa.
L’EVOLUZIONE DI UN MEZZO RIVOLUZIONARIO
La rivoluzione del trasporto su tre ruote era cominciata. La storia dell’Ape passerà da diversi stadi evolutivi a partire dal 1952, quando la cilindrata passerà a 150cc. e la portata ai 3,5 quintali dell’Ape “C”, il primo con cabina chiusa ma ancora privo di sportelli laterali.
Dieci anni dopo il lancio del piccolo motocarro, nel 1958, nasceva la terza versione: l’Ape “D”, con cilindrata ancora maggiore e cabina completamente chiusa, con faro non più al parafango ma incastonato nella scocca.
Il 1961 vedrà la nascita del più particolare degli “Ape”: il “Pentarò”, un vero e proprio autoarticolato in miniatura a 5 ruote con rimorchio per la ragguardevole portata di 7 quintali.
Nel 1968 per la prima volta il motocarro offrirà la possibilità di montare una volante di tipo automobilistico al posto del tradizionale manubrio, mentre nel 1969 nascerà il più piccolo della famiglia, l’Ape “50”, apprezzato per la possibilità di essere guidato senza patente e senza targa come i ciclomotori del vecchio Codice della strada.
DAGLI ANNI ’70 AL TERZO MILLENNIO
Gli anni ’70 si aprono con la nascita di quello che è noto come “Ape Car”, un tre ruote dalla cabina molto più ampia e dalla potenza sempre più elevata, che portava il motofurgone vicino alla concorrenza con i furgoni tradizionali. Negli anni ’80 arriva la matita di Giorgetto Giugiaro a definire le linee del nuovo Ape™, che due anni dopo è offerto anche con motore a gasolio (Ape Diesel) e in versione “Maxi”, con portata estesa a 9 quintali.
Gli anni ’90 si aprono con un “revival” in stile giovanilistico del “cinquantino”, chiamato Ape Cross. Coloratissimo e dotato di roll bar ed altri accessori come l’impianto stereo, era destinato al pubblico di teen-ager come alternativa alle due ruote. Con il nuovo millennio l’evoluzione del motocarro Piaggio non vedrà sosta. Nel 2007 ritorna in edizione limitata il “Calessino”, l’Ape destinato al trasporto passeggeri, che tre anni dopo viene presentato anche in versione elettrica ed in seguito con motore 200cc Euro 4.
Dal 1999 l’Ape è prodotto anche in India nello stabilimento Piaggio di Baramati, che ad oggi ha sfornato per il mercato asiatico oltre 150.000 tre ruote, mentre dallo stabilimento italiano di Pontedera (Pisa) escono ancora 10.000 unità all’anno. Niente male per un “ragazzo” di 70 anni.