Architorti: le nuove frontiere del suono
Lea Anouchinsky
Musica

Architorti: le nuove frontiere del suono

La collaborazione con Peter Greenaway, un'installazione virtuale, il nuovo album degli Africa Unite: tutti i progetti del quintetto di fromazione classica

di Marco Robino - Architorti

Architorti è un quintetto di formazione classica, fondato e diretto da me, Marco Robino. Io compongo e Marco “Benz” Gentile nella “bottega Architorti” si occupa della produzione artistica.

Il Quintetto in questi ultimi anni ha conosciuto una ritrovata giovinezza grazie all’innata capacità dell’ensemble di cambiare pelle e di adattarsi alle costanti e repentine trasformazioni che, in questo ultimo decennio, hanno investito il mondo musicale.

Fin da subito ho provato un’attrazione viscerale per ambiti e generi molto lontani dagli abituali contesti classici. Nel 2005 esce, a questo proposito, il cd Architortiplaypunk, una sorta di rivisitazione in chiave apparentemente accademica di alcuni brani che hanno fatto la storia del Punk. “Corde in levare”, progetto più recente, invece, ci vede al fianco di Bunna e Madaski con i quali abbiamo proposto dal vivo un repertorio di brani degli Africa Unite, trascritti e adattati da me per il quintetto d’archi.

Il 2014 è stato per Architorti un anno molto proficuo dal punto di vista delle produzioni artistiche. Siamo stati coinvolti in diversi progetti che ci hanno permesso di esplorare e ampliare di molto l’ambito e la portata del Quintetto. Attitudine radicata in me e nella mia concezione compositiva.

Cominciamo con il citare la collaborazione con Peter Greenaway che mi ha visto autore unico della colonna sonora del suo ultimo film “Goltzius and the Pelican Company”, film distribuito in Italia da “Lo scrittoio” e “Maremosso”. Esecutore della medesima è stato il mio Quintetto presente anche nel cast del film nel ruolo di orchestrina del co-protagonista “Il Margravio”. Anche in questo caso è stata fondamentale, per la buona riuscita del progetto, la collaborazione con Marco “Benz” Gentile. Nell’aria lirica “Di Narciso” c’è inoltre la partecipazione del poeta Daniele Martino che è intervenuto nella stesura del testo.

Greenaway, in una delle presentazioni del film, ha affermato che Goltzius è lui medesimo, strumento autobiografico delle fatiche creative di un regista-pittore. Ben venga questa affermazione, che rafforza il valore artistico dell’opera e permette al sottoscritto di raccontare come nasce e si sviluppa la collaborazione tra me e Greenaway.

Io scrivo con una certa libertà, e nonostante sia poco informato degli sviluppi progettuali che Greenaway affronta, riesco a trovare filoni emozionali che in lui trovano sviluppo visivo. Questo può accadere per un motivo molto semplice e troppo spesso sottovalutato dagli addetti ai lavori: io amo immensamente la settima arte. Mi appassiona guardare film, lo farei se potessi per intere giornate; leggere di cinema; vivere la sala cinematografica. Amo analizzare le immagini dopo una proiezione e questo mi aiuta a comprendere meglio la tecnica e la semantica dei film. Da Greenaway è stato ben compreso, quindi il materiale sonoro da me proposto ha la possibilità di essere destrutturato e ristrutturato in maniera funzionale al lavoro di post-produzione di un film (o di una installazione multimediale).

Oggi l’unica forma musicale che funziona utilizzando questo metodo di lavoro è quella definita minimale, ma sono dell’idea che la conoscenza approfondita dei metodi produttivi legati alla tecnologia di oggi permettano sperimentazioni di strutture musicali anche diverse dal minimalismo puro. Questa sarà la mia futura missione: creare melodie e non solo stati d’animo, con fraseggi sempre più lunghi ma comprimibili al momento richiesto dal regista.

Il secondo progetto sul quale Architorti è intervenuto quest’anno è Il Sarcofago degli Sposi, un’installazione virtuale di particolare complessità. Io e Marco Gentile, abbiamo, in questo caso, lavorato a stretto contatto con il regista Josuè Boetto Cohen il quale ha realizzato un vero e proprio clone high-tech del notissimo Sarcofago degli Sposi attraverso una sua ricostruzione digitalizzata in scala reale (esperimento mai tentato prima) che è stata inserita in un ambiente di grande suggestione creato da uno spettacolo di “3D Mapping” e da una colonna sonora originale composta da me, appunto.

Un altro progetto altrettanto stimolante è stato quello che ci ha visti ideatori del concept musicale che sonorizza il nuovo allestimento e la nuova installazione museale delle Scuderie della Reggia di Venaria (Torino) dove convivono tre realtà differenti: la Peota (reale barca), le carrozze d’epoca e le videoproiezioni sul Risorgimento italiano. Siamo stati coinvolti grazie alla Direzione del Centro Studi della Reggia di Venaria. Anche in questo caso mi sono avvalso di una tecnica compositiva dalla forte connotazione multimediale che mi ha permesso di generare tre stili musicali che distinguono le tre tipologie espositive che suonati contemporaneamente non generano confusione acustica ma una sola e coerente armonia. Il testo poetico dell’aria dedicata alla Peota. “O fiumi che solchiamo” è del poeta e amico Daniele Martino.

Infine a dicembre io e Marco “Benz” Gentile entreremo in studio con gli Africa Unite per intervenire su un paio di brani del loro nuovo album che sarà pubblicato nel 2015. In questo caso effettueremo nuove sperimentazioni in termini di montaggio e di timbriche con le quali riprodurremo particolari suoni che esulano dal classico uso degli archi.

Tanti i progetti realizzati e tanti quelli che ancora mi auguro di poter realizzare. Lunedì 10 novembre al Cinepalace di Riccione dove, in occasione della chiusura del TTV Festival e con la presenza straordinaria di Peter Greenaway, è stato proiettato Goltzius and the Pelican Company accompagnato, per l’occasione, da una performance dal vivo di Architorti. Il film dal 12 al 16 novembre sarà al Teatro Argentina di Roma.

 Marco Robino di Architorti

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Gianni Poglio