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(Ansa)
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Arcuri affida la bonifica (milionaria) di Bagnoli ai soliti amici

Bagnoli, dopo trent’anni tra nomine e sprechi, la bonifica ancora non parte. Ma Arcuri affida l’ennesimo progetto milionario agli amici dalemiani

Invitalia, guidata forse ancora per poco da Domenico Arcuri, ha affidato alla Proger, la grande società di ingegneria del dalemiano Roberto De Santis, la progettazione della bonifica di Bagnoli.

al momento De Santis risulta dimesso dal cda della Proger proprio a seguito dell’apertura del fascicolo che lo vedeva indagato per traffico di influenze per gli appalti delle mascherine gestiti dall’allora commissario all’emergenza Arcuri.

Tornato a tempo pieno a Invitalia, il 30 settembre 2021 ha pubblicato la gara di 15,7 milioni di euro per l’affidamento dei servizi tecnici per la progettazione della nuova linea di costa di Bagnoli-Coroglio e del ripristino della balneabilità mediante la rimozione della colmata, la bonifica degli arenili emersi e il risanamento dei sedimenti marini.

La società, che si occupa di progettazione di Oil&gas, costruzioni e bonifiche, ma anche tanto altro, si è aggiudicata la gara per l’affidamento dei servizi tecnici per la progettazione dell’ indagine ambientale e ricerca preventiva di ordigni bellici; lavori di dimostrazione dell’efficacia ed efficienza delle tecnologie di risanamento dei sedimenti marini; progettazione definitiva per appalto integrato e coordinamento della sicurezza in fase di progettazione; redazione della valutazione di rischio sanitaria/ambientale specifica per arenili e sedimenti marini e modellizzazione idrodinamica; servizi opzionali di direzione dei lavori e di coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione.

Obiettivo dell’operazione, all’interno del nuovo assetto paesaggistico dell’ex area Italsider, è quello di restituire i due chilometri di litorale alla popolazione, grazie alla rimozione della cassa di colmata (una piattaforma realizzata negli anni ‘60 e composta da un milione di metri cubi di cemento e materiale di scarto dell’acciaieria) e alla bonifica degli arenili nord e sud, con la riambientalizzazione dei fondali marini.

Siamo all’ennesimo progetto, di un sogno iniziato 30 anni fa, e che da allora ha portato solo fallimenti, sperperi, commissariamenti, inchieste, poltrone, litigi, appalti, tutto per un grande fallimento, “una vergogna mondiale” come lo ha definito qualche mese fa il Presidente Deluca. Non a torto.

E’ da 30 anni ogni governo cambia i responsabili, la governance, i progetti, mette nuovi fondi, ma del rilancio di Bagnoli neanche l’ombra. Anzi, è ancora una discarica di archeologia industriale, detriti, amianto, capannoni abbandonati, impianti dismessi, la cassa di colmata che per legge deve essere eliminata ma non si sa come fare, e tanto tantissimo inquinamento.

L’ultima sorpresa è arrivata una settimana fa: il tribunale ha stabilito che il Comune di Napoli deve liquidare 80 milioni alla società Fintecna per quei 2 milioni di metri quadrati di suoli acquisiti dal Comune 22 anni fa (e mai pagati del tutto), prima di poter procedere alla bonifica. La maggior parte di quei suoi tra l’altro sono sotto sequestro della magistratura proprio per omessa bonifica.

Ma partiamo dall’inizio.

Nel 1911, con la collaborazione del governo, venne costruito un grande stabilimento dell’Ilva, l’azienda siderurgica che nel 1961 avrebbe cambiato nome in Italsider.

All’inizio degli anni Sessanta si aggiunsero al complesso industriale di Bagnoli gli stabilimenti di Eternit, l’azienda di edilizia conosciuta per l’utilizzo dell’amianto nella produzione dei suoi manufatti, di Cementir e di Montecatini.

L’attività dello stabilimento siderurgico Ilva-Italsider è finita nel 1991, mentre il processo di riqualificazione dell’area è iniziato (sulla carta) nel 1994.

La legge n. 582 dell’ 8 novembre 1996 ha disposto la prima elaborazione del piano di recupero ambientale dell’area, che doveva essere attuato da parte dell’ex Italsider attraverso una società all’uopo costituita, la “Bagnoli s.p.a.” in qualità di soggetto concessionario; precedentemente era previsto un finanziamento di 261,5 miliardi di lire, disposto dal Cipe con una delibera del 1994 e di 81,5 miliardi di lire a carico dell'Iri, oggi Fintecna (società di Cassa Depositi e Presiti), per complessivi 343,1 miliardi lire pari a 177,2 milioni di euro.

La Società Bagnoli S.p.a. smontò la maggior parte degli edifici, ma dopo sei anni di lavoro aveva completato solo il 30 per cento della bonifica. Nel 2001 il comune di Napoli acquistò i terreni e sostituì la Bagnoli S.p.a. con la Società di trasformazione urbana (STU), incaricata di gestire i lavori del progetto di riqualificazione di Bagnoli e dell’adiacente zona di Coroglio. La STU venne sostituita nuovamente l’anno dopo dalla società Bagnolifutura s.p.a., partecipata quasi interamente dal Comune e in meno del 10% da Regione e Provincia per dare un nuovo rilancio alla bonifica di Bagnoli dopo un decennio di promesse non mantenute e progetti falliti bocciati dalle autorità, uno dei quali anche dell’architetto Renzo Piano. Nel 2005 vengono demoliti complessivamente 163.277 tonnellate di macchine e 551.383 metri cubi di opere in cemento e muratura, ma non procede alla velocità prevista e pur smontando la maggior parte dei fabbricati non avvia nemmeno in minima parte l'attesa bonifica dei suoli e del mare. Al termine di sei anni di lavori, finanziati per un totale di 400 miliardi di lire, la bonifica totale è al 30,35% (rispetto all'83% citato dalla Bagnoli S.p.a.) e le operazioni in tal senso si limitano alla sola "messa in sicurezza" della colmata a mare, considerata di estrema pericolosità per la preservazione dell'ambiente marino e litoraneo di Bagnoli; ma gli stessi lavori per la messa in sicurezza verranno considerate un ulteriore danno per le procedure messe in atto. La curatela fallimentare criticò gli elevati compensi (4 milioni di euro) assegnati ai 16 manager che nel frattempo si alternarono nel Consiglio di Amministrazione di Bagnolifutura, soggetti legati al Comune di Napoli ed espressione dell’establishment politico della città. Inoltre, la curatela fallimentare mise in dubbio la quantità del personale dipendente, che poteva essere inferiore del 17% con un risparmio di 7,5 milioni. Furono poi segnalati bilanci errati, con il patrimonio netto negativo non palesato nei bilanci depositati.

L’attività di Bagnoli s.p.a. si è sostanzialmente limitata alla ricollocazione del personale ex Ilva ed alla dismissione della maggior parte degli impianti. In concreto, la Bagnoli s.p.a., in esecuzione della norma, aveva dovuto riassumere gran parte del personale dipendente dell’ex Ilva s.p.a. ed aveva utilizzato la prima fase della sua attività per la riconversione dell’organico, tramite appositi corsi di formazione; solo successivamente era riuscita ad utilizzare le numerose risorse umane disponibili per effettuare lo smontaggio degli impianti industriali e la demolizione dei relativi manufatti.

Tutte queste cose si leggono in una relazione del 2018 della Corte dei Conti che ha ricostruito la Vicenza storica e finanziaria.

Eppure il progetto di Bagnolifutura prevedeva tra le altre cose la realizzazione di un parco, di una spiaggia, di un “parco dello sport”, di infrastrutture per la ricerca e di strutture adatte alla ricezione dei turisti. Tra queste un Turtle Point, un centro di riabilitazione delle tartarughe marine con funzioni scientifico-didattico e di sede espositiva in uno dei 16 siti di archeologia industriale presenti nell’area di Bagnoli.

Il cantiere (solo per il tartarugaio) partì nel 2007 e i lavori si conclusero nel 2011, con un altro anno per il collaudo. L’opera (ripetiamo, solo il tartarugaio) costò 12,1 milioni di euro. Ma mancavano gli allacci dell’energia elettrica, dell’acqua, e la strada per arrivare. Non fu mai aperta. In totale (per tutto il parco) fu dichiarata una spesa 78,5 milioni di euro, dei quali sono stati certificati soltanto 60 milioni. Essendoci per tali manufatti (la Porta del parco, il Turtle point e la Città dello sport) un cofinanziamento europeo, la Corte dei Conti ha specificato che è urgente procedere, oltre ai relativi collaudi, anche alla documentazione di tutti costi sostenuti (attesa la differenza di circa 19 milioni di euro non ancora giustificata rispetto agli impegni assunti per circa 78 milioni di euro), nonché alle loro riassegnazioni ad uso pubblico, al fine di evitare azioni di recupero dei finanziamenti già erogati da parte dell'Unione europea.

Nel 2013 il Tribunale di Napoli dispone il sequestro preventivo delle aree del sito di Bagnoli per mancata bonifica e nel 2014 la società Bagnolifutura s.p.a. viene prima messa in liquidazione poi il Comune di Napoli che la gestisce ne dichiara il fallimento. Le perizie svolte in sede processuale hanno dimostrato che la “bonifica” effettuata, lungi dall’essere stata efficace, ha anzi, in alcuni casi, incrementato le concentrazioni di inquinanti presenti nel sito ed ha comportato, peraltro, un esborso di ben 400 milioni di euro.

Nel 2014 il Tribunale di Napoli nomina custode giudiziario il Direttore generale per la salvaguardia del territorio e del mare del Ministero dell’ambiente, con il compito di sovrintendere a tutte le attività necessarie per la messa in sicurezza e riduzione dei rischi dell’area.

In particolare, venivano indicate alcune priorità, quali: l’urgente sostituzione della barriera idraulica con il ripristino della funzionalità dell’impianto di trattamento delle acque di falda;

la messa in sicurezza complessiva dell’area di colmata; l’esecuzione dei monitoraggi chimici delle acque; l’effettiva bonifica dei suoli contaminati dell’area.

A quel momento risultava indicata una passività complessiva (escluse le imposte e i contributi da pagare) di circa 270 milioni di euro, comprensiva di oltre 86 milioni di euro relativi alla contabilizzazione dell’ottenimento di contributi pubblici europei; di debiti verso Fintecna per l’importo di 64.974.000; verso le Banche, per circa 77 milioni (di cui 76 milioni verso il solo Monte dei Paschi di Siena), verso i fornitori per 41 milioni di euro.

Allo stesso Comune però vengono dati da allora 600.000 euro per un periodo di 24 mesi per le funzioni di guardiania, rinnovate ogni anno fino al 2020.

Visto il fallimento totale del progetto, salito nel frattempo al Governo Matteo Renzi, nel 2015 decide con il decreto sblocca Italia di nominare un commissario straordinario, Salvo Nastasi. Il Sindaco in quel momento è De Magistris, il quale fa ricorso accusando Renzi di aver occupato Napoli. La Corte Costituzionale boccerà il ricorso confermando il commissariamento. Da quel momento soggetto attuatore diventa Invitalia, offrendo poteri e vetrina a Domenico Arcuri.

Le interviste rilasciate dal capo di Invitalia ricordano i toni aulici e metaforici delle conferenze stampa quotidiane durante l’emergenza Covid, durante le quali non risparmiava toni strafottenti ai “liberisti da cocktail sul divano” come quando annuncio che stavano arrivando ad aiutarci “i carriarmenti dell’Unione Sovietica”.

Era il 2015 quando Arcuri a Repubblica dichiarava “deve diventare il contrario di quello che è oggi: sviluppo sospenibile, Pil, occupazione… i promotori delle soluzioni vincono sempre contro i produttori delle criticità, succederà anche a Bagnoli”.

E sulla nomina del commissario rispondeva: "è come se chiedesse a un calciatore della nazionale sei favorevole alla nomina di un commissario tecnico… Da sempre penso che il principale problema del mezzogiorno sia la numerosità delle parole spese intorno al suo ritardo e la frequenza con cui vengono pronunciate. Come se parlarne fosse sufficiente a rivolverlne quasi magicamente il divario, e non invece, purtroppo come credo, ad allontanare la ricerca delle soluzioni… diceva Alexander Pope: le parole sono come le foglie, dove abbondano raramente nascondono il frutto”.

Due anni dopo, dopo aver fatto solo bandi, dichiarava: “In questi due anni quello che hanno fatto il commissario e invitalia, senza correre il rischio di autocelebrarsi, è straordinario. E a chi dice che non ha visto nulla, potrei rispondere che non ha guardato bene”.

Nel frattempo il Commissario del Governo chiede al Comune di versare i 40 milioni fermi nelle casse dell’ente, ma il Comune non li ha. Alla guerra tra Commissario e Sindaco si aggiunge presto quella tra Commissario e Arcuri su chi è responsabile della manutenzione del sito.

La corte di conti scriverà che se l’omissione di tale attività dovesse far conseguire un innalzamento degli oneri per il ripristino dei relativi beni (soggetti a fisiologica usura) per rimetterli in efficienza, si potrebbe concretizzare un’ipotesi di danno erariale. Un’altro…

Nel frattempo con delibera Cipe nel 2019, a seguito dell’approvazione di un addendum al piano operativo ambiente 2014-2020, sono stati assegnati 265,22 milioni per ulteriori interventi di bonifica e riqualificazione urbana e 47,37 milioni per interventi riguardanti il servizio idrico integrato nell’area. Pertanto, a ottobre 2020, risultano assegnati al soggetto attuatore 442,7 milioni di euro, di cui 87,5 effettivamente erogati.

Ma non bastano. Al fine di dare piena fruibilità all’area - si legge nella relazione- una volta che i lavori di bonifica e rigenerazione saranno ultimati, si rende necessario provvedere, oltre che alla realizzazione delle infrastrutture legate alla viabilità interna, comprensive quindi anche delle aree di sosta e dei parcheggi, al collegamento del sito con il sistema dei trasporti esterni.

Sotto questo profilo, il Praru prevede l’esecuzione di lavori per le seguenti opere: Nuova stazione della linea 2 della metropolitana; Prolungamento della linea 6 della metropolitana;

Tunnel stradale di collegamento alla tangenziale di Napoli. A tali infrastrutture se ne aggiungono altre correlate alla viabilità locale e l’onere stimato complessivo è di circa 475 milioni di euro. Va segnalato che, alla data di oggi, non è stato ancora individuato il soggetto istituzionale che dovrà sostenere gli oneri finanziari relativi alle infrastrutture esterne al Sin.Tali importi, come anche quelli relativi al sistema di trasporto su ruota e su ferro, per un importo complessivo di circa 595 milioni di euro, dovranno trovare copertura nei bilanci dei soggetti nazionali istituzionalmente competenti ovvero tramite cofinanziamenti UE.

Cambia il governo, e il ministro del Sud Barbare Lezzi inizia a litigare col commissario Nastasi, finché in una diretta Facebook lo sostituisce nominarono uno di suo riferimento: è l’imprenditore campano Floro Flores. E ci mette altri 320 milioni.

Invitalia finisce nel mirino di Floro Flores, che invia un documento tecnico sulla bonifica e altre 24 osservazioni arrivano dalla Regione bloccando di fatto l’avvio dei lavori di bonifica. Per De Luca il piano di Invitalia e del commissario non chiarisce le fonti di finanziamento con cui può essere messo in campo concretamente.

Cambia il governo, arriva Draghi, e una delle sue prime promesse è: un nuovo commissario per Bagnoli. E così accade. Manfredi vince le elezioni, e il ministro Carfagna con il decreto Recovery nomina per tre anni commissario di Bagnoli il Sindaco. E cosi dimenticando che era stato proprio il Comune ai tempi di Bassolino a portare al fallimento la società per la bonifica, dopo il commissariamento terzo e tencino, il governo Draghi decide di ridare tutto il potere in mano alla politica. Anzi, pieni poteri. Secondo modello del ponte di Genova il Sindaco ora ha su Bagnoli davvero poteri assoluti. Ma non essendo un tecnico, gli viene finanziato uno staff di 12 membri da 100 mila euro l’anno ciascuno, di sua nomina.

Manfredi lo costituisce pochi giorni dopo la sua elezione. Ma anziché scegliere tecnici ed esperti ambientali, o contabili, nomina politici o trombati alle elezioni. Tra cui sub commissari il primo dei non eletti nella sua lista Falconio e Auricchio ex capo di gabinetto e uomo forte di di Demagistris. La prima cosa che dice il neo commissario sindaco Manfredi è “per la bonifica di Bagnoli serve trovare almeno un altro miliardo”.

Soggetto attuare rimane Invitalia, e Mimmo Arcuri consegna i primi appalti.

Con il decreto Recovery la stessa operazione viene fatta anche per il commissario straordinario per le bonifiche di Taranto. Li il nome del commissario non è stato ancora scelto, perché a differenza di Napoli un sindaco in carica non c’è, e si va alle elezioni in primavera, ma è già partita la guerra nei partiti per piazzarne uno proprio. L’ultimo commissario in carica, il Prefetto, nominato dal governo Conte sostituendo malamente la geologa Vera Corbelli, appena arrivato la prima cosa che ha fatto è annullare il bando da 35 milioni per la bonifica del Mar Piccolo pubblicato dal commissario che c’era prima di lui. Da due anni la bonifica è ferma. Mentre il ricorso fatto sulla bonifica del cimitero fa si che oggi a Taranto non ci sia più spazio per seppellire le tombe. Però il commissario in scadenza ha già fatto il bando per scegliere lo staff di chi verrà dopo di lui, e su 5 posti a disposizione ha scelto 5 profili economici e nessuno ambientale. Mentre viaggiano su altro canale le bonifiche dello yard belleli, stralciate dal commissariamento, per far approdare i cantieri Ferretti. Modello Arcuri.

Richiesta di rettifica da Proger

Alla cortese attenzione

del dr. Maurizio Belpietro

Direttore responsabile Panorama

Gentile Direttore,

ho letto l’articolo di Annarita Digiorgio pubblicato su Panorama del 18 marzo 2022, la quale sostiene che il dottor Arcuri avrebbe affidato un appalto milionario (la bonifica di Bagnoli) “ai soliti amici”, basando tale asserzione sul fatto (evidentemente non veritiero) che Proger Spa , Società che guido e controllo insieme al mio amico e socio Umberto Sgambati , sarebbe “la società del dalemiano Roberto De Santis”.

Alcune precisazioni a questo punto sono doverose.

1-Il dottor Arcuri - che non ho mai avuto il piacere di conoscere - non ha affidato alcunché: la gara bandita da Invitalia è stata assegnata con procedura ad evidenza pubblica. Nessun affidamento diretto quindi, ma semplicemente l’effetto della migliore offerta tecnica ed economica.

2-Proger Spa (da anni tra le prime società di engineering & management in Italia, nonché stabilmente nel ranking mondiale delle prime 100 società internazionali di ingegneria secondo la Top 225 International Design Firms stilata dalla prestigiosa testata americana Engineering News Record) si è regolarmente aggiudicata tale gara quale mandataria del Raggruppamento Temporaneo di Progettisti formatosi con RINA, Ambiente, Arcadis, FinalcaIngegneria, 3ba, DHI e ASPS. Tale compagine - quindi - raggruppa alcune tra le migliori società presenti sul mercato internazionale, per competenza e storia.

3-Roberto De Santis non è e non è mai stato Azionista in alcuna forma (diretta o indiretta) di Proger. Egli è un valido professionista che collabora con noi esclusivamente nello sviluppo estero di commesse internazionali (principalmente in Egitto ove riveste la carica di Chairman della società locale) e che in precedenza ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione di Proger quale membro senza alcuna delega.

Tutte queste informazioni sarebbero state facilmente reperibili in rete, magari effettuando uno storico della Visura Camerale societaria o semplicemente interrogando direttamente la nostra Società, che in trasparenza è aperta a rilasciare qualunque chiarimento al fine di evitare la diffusione di errate notizie che potrebbero danneggiare un’Azienda Italiana che da anni dà lavoro a diverse centinaia di persone, in Italia e all’estero.

Spero che vorrà ospitare questa mia precisazione, per quello spirito di Verità che sono certo le stia a cuore quanto a me, alle persone che lavorano nelle migliori Imprese Italiane e ai suoi lettori

cordialmente

Marco Lombardi

Ceo Proger Spa


Gentilissimo dottor Lombardi,

nel pezzo da lei citato ho scritto in maniera inequivoca, testualmente, che Invitalia ha pubblicato un bando, e che la gara è stata aggiudicata alla Proger. Da nessuna parte ho insinuato che fosse irregolare.

Come pure ho scritto che il dottor De Santis si è dimesso dal cda della Proger proprio a seguito dell’apertura del fascicolo che lo vedeva indagato per traffico di influenze per gli appalti delle mascherine gestiti dall’allora commissario all’emergenza Arcuri, che non lei, ma il vostro collaboratore, certamente conosce. Non volendo neppure questa essere una insinuazione nonostante i rapporti professionali. Certamente leciti, che legano la società da lei guidata a Invitalia.

La ringrazio per le precisazioni che ha voluto esprimere, certa di non aver diffuso notizie errate proprio tenendo a cuore i lettori e tutti i lavoratori.

Annarita Digiorgio

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Annarita Digiorgio