Lavoratori in fuga dall'Area B, l'incubo verde di Beppe Sala
Continuano le polemiche sulla nuova norma che restringe l'accesso alle auto voluta da Beppe Sala. Così l'editoriale de La Verità. Lo stop alle auto inquinanti nell’area B di Milano crea una città a misura di ricco progressista. Per gli altri, diventa impossibile muoversi: parcheggi di interscambio e ospedali sono oltre i varchi, gli infermieri scappano verso le strutture dell’hinterland.
«Il cervello del sindaco calzetta arcobaleno», non poteva che partorire una simile idea, twittava ieri uno dei tanti cittadini esasperati per le folli decisioni pseudo green, prese da Beppe Sala sull’area B di Milano, ovvero la cerchia esterna della città. Dire stop, dal 3 ottobre, alle Euro 2 a benzina e agli Euro 4 e 5 diesel significa tagliare fuori dal cuore pulsante dell’Italia centinaia di migliaia di lavoratori, che non hanno soldi per fare la spesa e pagare le bollette, figuriamoci per cambiare l’auto.
Non solo Duomo e dintorni, ma anche la Ztl esterna deve diventare appannaggio della sinistra ricca che ha votato questo sindaco? Non si vede altra logica nel lasciare a piedi i pendolari che arrivano in città non per ciondolare in Galleria o fare acquisti nel quadrilatero della moda, ma per sgobbare in uffici, ospedali, ambulatori, bar, ristoranti, negozi, rientrando la sera nell’hinterland milanese dove Sala e i suoi sostenitori nemmeno si sognano di mettere piede.
«In strada, il primo giorno è trascorso senza intoppi», scriveva ieri l’edizione milanese dei Repubblica. Che cosa avrebbero dovuto fare i lavoratori non in regola? Farsi riprendere la targa dalle 188 telecamere che controllano i varchi dal lunedì al venerdì, dalle 7.30 alle 19.30, e aspettare a casa le relative, pesanti sanzioni per aver contribuito ad ammorbare l’aria della metropoli?
Già la città si spopola, nel 2020 i residenti erano 10.699 in meno rispetto al 2019, con un calo di quasi 17.000 contribuenti. Se nel 2020 con l’inizio pandemia, il Pil di Milano è andato giù dell’11% e «nonostante il blocco dei licenziamenti sono stati persi 22.000 posti di lavoro, immaginate quante famiglie fanno fatica ad arrivare alla fine del mese», si mostrava afflitto Sala, nel 2021 «circa il 10% dei lavoratori e delle lavoratrici si è dimesso, la metà dei quali nella Città metropolitana. Si tratta di 179.000 persone», annota il portale Milanoinmovimento.
Quante altre persone vuole lasciare senza lavoro e retribuzione il sindaco «radicale moderato», come ama definirsi, perché Milano diventi una città vivibile solo per i ricchi? Geronimo La Russa, presidente di Automobile club Milano, ha dichiarato a Quattroruote: «Area B colpirà 1,2 milioni di lombardi. Parliamo solo di lombardi, ma se ampliamo la platea potrebbero essere molti di più».
Molti primi cittadini, di Piemonte, Veneto, Emilia Romagna hanno preso la vergognosa decisione di lasciare fuori dai centri urbani gli Euro 4 diesel, ma Beppe Sala ha proibito la circolazione pure degli Euro 5. Poi c’è solo la classe Euro 6, perciò ha messo i ceppi alla maggior parte delle auto «inquinanti» che il ceto medio basso non è riuscito a cambiare negli anni, in quanto sono le uniche che può permettersi. Dovrebbe farlo adesso, con il costo della vita alle stelle e bollette impagabili, solo perché il sindaco ha la vocazione green?
Non solo, confermando che al peggio non c’è limite, il Sala salottiero ha inserito ben 14 parcheggi di interscambio all’interno dell’area B. Significa che i pendolari non possono lasciare la propria auto e prendere autobus o metropolitana, perché le aree adibite sono diventate inaccessibili. Se un lavoratore, che abita in un Comune limitrofo, vuole depositare la sua quattro ruote inquinante e prendere un mezzo pubblico per andare a timbrare il cartellino a Milano, finisce inchiodato dalle telecamere e multato.
Una follia planetaria. I cittadini dell’hinterland dovrebbero armarsi di forcone e circondare Palazzo Marino, ingiungendo al sindaco immediate dimissioni per evidenti incapacità nell’amministrare e per attentato alla salute pubblica. Sì, perché perfino il Pronto soccorso dell’ospedale Niguarda è diventato inaccessibile in quanto in area B. Finirebbero sanzionati pure i pazienti gravi o che hanno bisogno di cure tempestive. «Escludendo le ambulanze, come si può accompagnare all’urgenza un familiare se si ha l’auto che inquina: forse a piedi?», chiede sconcertato Angelo Macchia, responsabile per la Lombardia del sindacato infermieri Nursing up. Il segretario regionale spiega che molti colleghi ancora in servizio stanno pensando di lasciare gli ospedali della città per andare a lavorare a Garbagnate o in altre strutture periferiche.
«Gli operatori della sanità devono essere in servizio al momento giusto, non hanno orari elastici per i turni o per entrare in sala operatoria», aggiunge Macchia, «e se ci sono ritardi perché non trovano parcheggio, come possono sobbarcarsi questo ulteriore stress?».
Il sindacalista si rende conto che a Milano non si respira un’aria buona e salutare, «ma una sospensione delle auto non può arrivare così, da un momento all’altro. Abito a Limbiate, se lavorassi ancora al Niguarda non saprei come arrivarci. So che diversi colleghi stanno pensando di lasciare gli ospedali della città per spostarsi all’esterno, eliminando il problema del pendolarismo esasperato dai divieti in area B. Con la mancanza di personale sanitario, non è una bella prospettiva», riflette il sindacalista.
Reparti e Pronto soccorso noleggiano professionisti a ore, nemmeno fossero camerieri di un catering, o li fanno arrivare dall’estero, perché non ci sono medici e infermieri e quelli disponibili vengono lasciati a casa senza stipendio in quanto non in regola con le vaccinazioni anti Covid, e adesso vengono ulteriormente decimati per le ansie da polveri sottili del sindaco Sala? Mancava solo l’emergenza smog, dopo quella Covid, a bloccare l’energia lavorativa che anima una metropoli come Milano.
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