Arianna e Shaggy: il nuovo singolo “Adesso o mai”
La cantante torna con una nuova collaborazione. E con un appunto al Governo in materia di musica
Arianna Bergamaschi (in arte solo “Arianna”) ha un curriculum di gran rispetto. Inizia a cantare fin da piccolissima: a quindici anni diventa testimonial Disney per numerose campagne pubblicitarie e spettacoli. Incide album e si dedica al tanto amato mondo del musical, all’interno del quale si fa notare in alcune importanti opere. Ma non solo: ha partecipato all’edizione 2008 del Festival di Sanremo (nella categoria giovani) e, tra le altre cose, è stata il volto dello spot della nuova 500. Un punto importantissimo per la sua carriera (che comprende anche fortunate incursioni nel mondo della danza e del cinema), infine, è stata la sua collaborazione con Pitbull in Sexy People, una delle canzoni dell’estate 2013: è sua la campionatura di Torna a Surriento.
Il featuring con Shaggy, uscito pochi giorni fa (e già disponibile in digital download e nelle piattaforme di streaming), rientra tra le canzoni perfette per l’atmosfera estiva. Fresca, allegra e spensierata. Ne abbiamo parlato con lei…
Innanzitutto come è nata l’idea di questa collaborazione che unisce generi e provenienze così differenti?
L’idea è nata durante una cena a casa mia, in America. Stavamo ascoltando alcuni provini di Shaggy e ad un certo punto è partita una canzone: sono impazzita, ho iniziato a ballare e cantare. Lui continuava a cantarci sopra e ha capito che la canzone mi piaceva. Dopo questo momento ho iniziato a cantare una canzone tratta dal musical Masaniello e lui è rimasto molto colpito al punto da chiedermi: “Cosa fai per il prossimo mese? Devi venire assolutamente nel mio studio a New York, voglio collaborare con te”. Abbiamo fatto un sacco di nuovi provini per capire quale fosse il migliore. Sono felice di aver scritto il testo in italiano del brano Adesso o mai.
Ti sei fatta conoscere in tante parti del mondo grazie al featuring con Pitbull in Sexy People. Cosa ti sei portata a casa da questa esperienza?
Sicuramente l’amore che sia gli stranieri che gli italiani trasferitisi in America da tanto tempo provano per la nostra cultura e per i pezzi storici della nostra musica, come Torna a Surriento. La musica italiana vista all’estero è soprattutto quella napoletana. Oltre a questo, mi sono portata dietro una bella soddisfazione perché con il brano con Pitbull abbiamo raggiunto la quinta posizione della Dance Chart americana: una cosa completamente inaspettata. Sono molto contenta anche perché ho conosciuto persone come Pitbull o Shaggy che hanno una grande umiltà ma che, soprattutto, sono grandissimi lavoratori.
Dal punto di vista musicale, che via stai percorrendo? Da dove nasce questa tua continua voglia di metterti in gioco con generi differenti? Ti piacerebbe continuare a collaborare con Shaggy?
L’idea è quella di poter mixare la melodia italiana (sia nuova che vecchia, come ad esempio Torna a Surriento) con una serie di altri generi esistenti che non sono italiani. Penso che ogni volta che si uniscono differenti culture, può venire fuori qualcosa di interessante. Ogni volta che ho partecipato a un progetto con un cantante che faceva un genere magari che poteva sembrare lontano da quello che ho fatto fino ad oggi, ne è uscito qualcosa di unexpected. Ed è per questo che sto continuando su questa strada. Non ho mai voluto legarmi ad un genere. Mi piace l’idea di poter essere libera di provare tutto senza limitarmi a una definizione.
Comunque sì, mi piacerebbe molto continuare a collaborare con Shaggy. Siamo diventati amici e ci stimiamo. Dico sempre che se non c’è la stima, non ci può essere amicizia, né amore, né nessun tipo di collaborazione a livello lavorativo. Abbiamo fatto altri provini ma non so se diventeranno prodotti veri e propri. Diciamo che abbiamo continuato a lavorare insieme.
Conosci bene la scena musicale americana del momento: che cosa, secondo te, dovremmo fare nostro, attingendo dalla loro cultura musicale?
La differenza è solo culturale. Noi siamo più melodici e loro sono più basati su una ritmica. Avviene sempre una cosa che mi fa sorridere: i pezzi che scrivo qui in Italia e che poi porto in America, hanno un bel riscontro ma ricevono commenti come “Questo è perfetto per il mercato europeo”. E la stessa cosa avviene quando porto un pezzo più americano a un discografico europeo. La risposta è: “Questo è troppo americano, troppo avanti”. Sarebbe bello riuscire a mixare le due cose e cercare di ottenere il meglio dalle due culture. Nel mio piccolo è quello che sto cercando di fare. Un’altra differenza è il fatto che loro possono vivere di questo mestiere: hanno fatto di questo mestiere un business con regole ben precise. Chi fa questo mestiere in America è un grande professionista che ha studiato anni per essere lì, e non è arrivato lì grazie ad amicizie.
È anche vero che se il nostro Governo ci aiutasse e, al posto di far passare il 90% di musica internazionale nelle radio, facesse passare - come fa la Francia per legge - il 65% di musica francese e il resto straniero, saremmo aiutati e avremmo più chances per far ascoltare ai nostri connazionali la nostra musica. Ma purtroppo noi siamo il Paese esterofilo per eccellenza: il giardino del nostro vicino è sempre il più verde.
Hai qualche progetto dedicato esclusivamente all'Italia? Magari un disco…
Diciamo che in futuro spero di raggruppare tutte queste esperienze per farne un album. Sto cercando di pubblicare dei singoli per vedere la reazione del pubblico, per capire meglio come queste contaminazioni di generi e voci siano recepite dalla gente. Ma il sogno è quello di raggruppare tutte queste esperienze fatte in America insieme a musicisti incredibili per metterli in un album.