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Così «Nuvola» e Cybersicurezza moltiplicheranno il Pil

Così «Nuvola» 
e Cybersicurezza
moltiplicheranno il Pil

La conservazione e la salvaguardia dei dati sono una base per lo sviluppo del Paese. «E daranno una spinta alla crescita dell’economia» prevede Julien Grouès, General Manager Italia di Amazon Web Services, che sta lavorando anche con il governo per l’espansione di più avanzati servizi al cittadino.


La mattina del 15 aprile 2022 in mezza Italia per trenta minuti è scoppiato il panico: nel pieno degli acquisti prima del lungo fine settimana di Pasqua alle casse dei supermercati, nei negozi più piccoli e nelle farmacie, i Pos hanno iniziato a non funzionare né con i bancomat né con le carte di credito dei circuiti internazionali. Si è trattato di un problema temporaneo a monte della complessa catena dei pagamenti elettronici che, notte e giorno, permette gli scambi finanziari in tutto il mondo. A subire l’inconveniente tecnico è stata la Ibm, fornitrice di Nexi-Sia, il principale gestore dei pagamenti elettronici in Italia a cui si appoggiano molte banche e le Poste. Il blackout è stato risolto velocemente ma ha riaperto il dibattito sulle architetture tecnologiche del sistema dei pagamenti nonché dell’intero sistema bancario dopo anni di narrazione sugli investimenti nella trasformazione digitale.

Fondamentale, oltre ai servizi di Information Technology, è il «Cloud computing» che offre un risparmio in termini di costi associato a una maggiore efficienza, oltre a garantire un paracadute in caso d’emergenza. L’espressione deriva dall’inglese Cloud, «Nuvola», e consiste nell’archiviazione di dati su internet, con una tariffa basata sul consumo. Piuttosto che acquistare, possedere e mantenere un centro dati e i server fisici, è possibile accedere a servizi tecnologici affidandosi a un fornitore come Amazon Web Services. Amazon, infatti, non fa soltanto e-commerce: il colosso di Jeff Bezos, con la divisione AWS lanciata nel 2006, ha portato l’Information technology delle aziende sulla Nuvola.

Per i privati, questo si traduce in un alleggerimento dei computer domestici da quantità di dati, appunto, che possono essere conservati in modo più affidabile nella Rete. Per le aziende, implica una diversa organizzazione dei processi di lavoro, dato che grazie al Cloud si possono mettere in connessione punti lontani nel mondo in pochi clic, e accedere a una capacità di calcolo e archiviazione quasi infinita. Ormai esso è entrato anche nell’agenda dei governi, centrali e periferici. Per sfruttare le tecnologie avanzate, per esempio, la Regione Lombardia può disporre di una nuova infrastruttura fornita da AWS che ha scelto l’area di Milano per l’apertura ad aprile 2020 della sua «Region», ovvero un gruppo di multipli data center, consentendo ai clienti di gestire le applicazioni e archiviare i dati in Italia.

In questa realtà la società del gruppo Amazon investirà fino a due miliardi di euro entro il 2029, contribuendo per circa 3,7 miliardi di euro al nostro Pil. A guidare AWS in Italia è Julien Grouès, già alla testa del mercato francese, che a settembre 2022 è diventato country manager nel nostro Paese. Dove il contesto è un’autentica sfida, per usare un eufemismo. Perché oggi solo il 39 per cento delle società italiane ha adottato tecnologie chiave come il Cloud, il 18 per cento l’intelligenza artificiale e il 9 per cento i big data. Siamo, quindi, ancora assai lontani dal raggiungere il target dell’Unione Europea che prevede come il 75 per cento delle aziende abbiano adottato servizi di questo tipo, big data e intelligenza artificiale. «Il nostro obiettivo è portare quel 39 per cento di società che oggi in Italia utilizzano il Cloud al 100» spiega Grouès a Panorama. Aggiungendo che «se riuscissimo ad incrementare l’adozione di esso di 10 punti percentuali nelle piccole imprese in tutt’Italia, tale progresso basterebbe da solo ad aumentare dello 0,6 per cento il valore aggiunto lordo dell’economia italiana, pari a 8,9 miliardi di euro in più» (e il 55 per cento del guadagno stimato in termini di questo valore dipende dal Cloud).

L’adozione di strumenti digitali come il Customer relationship management (che permette a un’impresa di restare in contatto con i propri clienti in modo continuativo), l’Enterprise resource planning (un software che integra i vari processi dell’azienda) o la contabilità online può aumentare la produttività aziendale del 10-25 per cento. La Nuvola non è solo un paracadute, ma anche uno scudo per difendere le aziende dal furto di dati o attacchi informatici. In questi ultimi giorni AWS ha annunciato l’avvio della collaborazione con l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) – l’autorità governativa istituita per promuovere la resilienza e la sicurezza informatica dell’Italia nel cyberspazio – nell’ambito del Government cybersecurity program (Gcsp): un programma che ha come obiettivo quello di condividere le migliori pratiche nel campo della sicurezza informatica, incluse le informazioni sulle minacce e i rischi in ambito digitale.

«Senza sicurezza non c’è fiducia. Il 90 per cento dei clienti si sente più tutelato con il Cloud. E se prima la sicurezza era una delle ragioni che rendeva titubanti ad andare sulla Nuvola, ora è vista proprio come una delle ragioni principali per farlo. Le aziende che compiono questo passo poi spingono anche i loro fornitori a seguire l’esempio» continua il country manager, ricordando come siano gli stessi clienti che decidono dove vanno i dati e chi vi possa avere accesso. «Per proteggere i dati abbiamo sviluppato un approccio “Security by Design”, l’infrastruttura e i servizi Cloud sono progettati per soddisfare i requisiti di sicurezza delle forze armate, delle banche e di altre organizzazioni altamente sensibili».

Ad aver scelto AWS sono colossi quali Pirelli, Ferrari e Iveco. Molte aziende più piccole però si chiedono: quanto ci costerà passare alla Nuvola? «I nostri clienti possono scambiare spese in conto capitale con spese variabili e di pagare l’IT solo quando lo usano. Se la applicazione per il Cloud viene utilizzata, l’azienda la paga, altrimenti no. Inoltre la spesa variabile è molto inferiore a quella che i clienti dovrebbero sostenere nel caso facessero da soli, grazie alle economie di scala di AWS. Oltre al risparmio sui costi, le imprese si rivolgono a questo tipo di conservazione dei dati per beneficiare di una maggiore elasticità. I clienti erano abituati a fornire un sovrabbondante “spazio digitale” per assicurarsi una capacità sufficiente nella gestione delle proprie operazioni. Ora possono fornire la esatta quantità di risorse di cui ha bisogno chi si rivolge loro, sapendo che possono aumentarla o diminuirla istantaneamente in base alle esigenze di lavoro. Ciò riduce anche i costi e migliora la capacità del cliente di soddisfare le richieste dei propri utenti», sottolinea il manager. Che punta anche ad abbassare i costi della A.I., l’Intelligenza Artificiale, grazie alla riduzione di circa il 70 per cento del prezzo dei nuovi processori.

Intanto, stiamo assistendo a una vera crescita geometrica di dati. Oggi generiamo più dati in un’ora di quanti ne siano stati creati durante tutto il Duemila e nei prossimi tre anni ne verranno prodotti più di quanto sia accaduto negli ultimi 30. Che si tratti di assistenza sanitaria o di altre campi, è chiaro che il governo debba gestire un cantiere di politica industriale. La creazione del nuovo Polo strategico nazionale dove ospitare le applicazioni della Pubblica amministrazione e i dati dei cittadini è cruciale per la trasformazione digitale dell’Italia. «Stiamo già lavorando con l’esecutivo per l’espansione dei servizi più avanzati» sottolinea Grouès «e per la nuova legge su incentivi e investimenti per beni intangibili, compreso il Cloud». Il futuro del Paese passa anche da qui.

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