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Non sparlateci di Bibbiano

Non sparlateci di Bibbiano

L’assoluzione di Claudio Foti è diventata il pretesto per considerare l’intera l’inchiesta su «Angeli e Demoni» un caso gonfiato. Ma il processo continua con altri 17 imputati. E le intercettazioni svelano un metodo «pedagogico» semplicemente allucinante.


«Era stata accreditata la favoletta dei bambini rubati alle famiglie per essere dati in pasto a famiglie lesbiche, una poltiglia di menzogne…». «Credere ai minori era diventato un delitto…». «È stata solo una caccia alle streghe…». «Un’indagine inconsistente, evanescente, accuse insensate…». «La leggenda di Bibbiano è morta: ora rinasce la verità di una comunità di professionisti che hanno voluto perseguire sempre e soltanto la protezione del minore…». Dal 6 giugno l’assoluzione in appello di Claudio Foti, lo psicologo finito suo malgrado al centro dello scandalo dei presunti allontanamenti illeciti di Bibbiano, è diventata il pretesto per trasformare l’inchiesta aperta nel 2018 dalla procura di Reggio Emilia in una specie di farsa.

I difensori di Foti, da Andrea Coffari a Luca Bauccio, sostengono che l’indagine, passata alle cronache come «Angeli e demoni», sia miseramente crollata. È stata un abbaglio. La magistratura si sarebbe accanita su un problema «fantasma», gli allontanamenti minorili, in quanto non esistono psicologi o assistenti sociali capaci d’indurre un bambino ad accusare i genitori o chicchessia di abusi inesistenti. Perché, come sostiene la scuola di Foti, «i bambini dicono sempre la verità».

La verità, già. Ma la verità, a Bibbiano, è un po’ diversa. Lo è, prima di tutto, in quanto il processo sugli allontanamenti non s’è affatto chiuso con l’assoluzione di Foti. Sì, dopo una dura condanna in primo grado, nel secondo lo psicologo è stato assolto dall’accusa di aver causato gravi lesioni a una giovane paziente, e dal concorso in abuso d’ufficio per la mancata gara d’appalto sui servizi resi al Comune, retribuiti con oltre 200 mila euro. Ma a Reggio Emilia, sui fatti capitati a Bibbiano, è in corso un procedimento parallelo, con altri 17 imputati su cui pendono un centinaio di capi d’accusa che solo in piccola parte sono sovrapponibili a quelli attribuiti a Foti. Anche i reati sono diversi: oltre alle lesioni gravi dolose e all’abuso d’ufficio, che comunque resistono anche in questo secondo processo, si discute anche di maltrattamenti su minori, violenze private, tentate estorsioni, false testimonianze, peculati, frodi processuali, depistaggi, falsi in atto pubblico, truffe aggravate…

Tra gli imputati, poi, spiccano figure che a Foti sono molto collegate. Come due psicologhe del Centro Hansel e Gretel da lui fondato, tra cui sua moglie Nadia Bolognini; o come l’ex responsabile dei servizi sociali di Bibbiano, Federica Anghinolfi, o il suo vice Francesco Monopoli. Secondo l’accusa, tutti aderiscono o sono molto vicini all’associazione culturale «Rompere il silenzio», creata nel 1997 con il contributo del Centro Hansel e Gretel, e convinta ideologicamente che gli abusi sui minori – psicologici, fisici e sessuali – siano disastrosamente sottostimati: ne sarebbero vittima sette bimbi su dieci, e gli abusi non verrebbero denunciati in 90-95 casi su cento. La procura sostiene che «Rompere il silenzio», il cui nome nel 2018 ha dato il titolo anche a un saggio monumentale (642 pagine) scritto dall’avvocato Coffari e prefato da Foti, nel 2019 si preparava alla creazione di due «comunità per bambini abusati», una delle quali a Bibbiano. E il progetto, condiviso dal sindaco della cittadina Andrea Carletti, un altro dei 17 imputati, stava avanzando grazie a una serie di convegni.

L’assoluzione di Foti, inoltre, non sfiora il cuore dell’inchiesta «Angeli e demoni», cioè gli allontanamenti dei bambini e il ruolo di psicologi e assistenti sociali. Perché è un fatto incontrovertibile che, nei mesi successivi all’intervento della Procura di Reggio Emilia, il Tribunale dei minori abbia deciso di restituire alle famiglie di Bibbiano tutti i figli che erano stati loro sottratti, alcuni dei quali sono riusciti a tornare a casa solo dopo cinque anni, e solo grazie all’inchiesta. Evidentemente qualche anomalia c’era stata, anche grave. Una bimba, Katia, era stata affidata a una coppia lesbica, e una delle due donne era stata legata sentimentalmente all’Anghinolfi. E le intercettazioni hanno mostrato con quanta violenza la povera Katia venisse trattata da chi avrebbe dovuto proteggerla, e soltanto perché la bambina si rifiutava di accusare la sua famiglia d’inesistenti abusi sessuali.

Proprio le intercettazioni, del resto, sono state la grande novità di «Angeli e demoni»: prima di Bibbiano, non era mai accaduto di ascoltare psicologi e assistenti sociali in azione sui bambini. Le loro voci registrate sono fonti di prova importanti, come ha ricordato il procuratore di Reggio Emilia, Gaetano Paci, che ha difeso l’inchiesta dagli attacchi dei difensori di Foti, ricordando tra l’altro che la sua è stata «un’assoluzione per insufficienza di prove». Anche dopo quel proscioglimento, in effetti, le registrazioni restano lì. Ed è un fatto che in quegli audio né psicologi né assistenti sociali sembrano inclini a un ascolto neutrale dei bambini, o a un dialogo empatico (un’espressione spesso usata da Foti) che li lasci liberi di esprimersi. Al contrario, prevale l’impressione che assumano «atteggiamenti fortemente suggestivi», come si legge negli atti, e «tali da influenzare i ricordi» dei bambini. Negli stessi atti si legge per esempio che Serena, una dei bimbi di Bibbiano, è stata allontanata da casa nel 2011 quando aveva solo cinque anni «per problemi economici della famiglia» (una motivazione di per sé ritenuta insufficiente dal diritto minorile). Per una curiosa coincidenza, è stata data in affido a una madre che gli inquirenti indicano essere «membro del consiglio direttivo dell’associazione Rompere il silenzio».

I disturbi di Serena, però, emergono nel 2017, cioè «quando inizia la terapia con la Bolognini». È solo dopo sei anni dalla dolorosa recisione dei rapporti affettivi con padre e madre, insomma, che Serena inizia a parlare «degli abusi sessuali seriali subìti dai genitori». La situazione precipita nel 2018, quando la ragazzina, che a quel punto ha 12 anni, riferisce episodi di satanismo avvenuti nella sua primissima infanzia, e dice di aver assistito con i due fratellini a una serie di omicidi, commessi dal padre assieme ad altri uomini mascherati, e a stupri e sgozzamenti di bambini che nella notte di Halloween terminavano con bevute collettive del loro sangue. Alla fine del rituale, spiega che il padre «truccava con il sangue dei cadaveri» il suo volto e quello dei fratelli, «dandoli poi in consegna alla madre affinché uscissero a fare il gioco dolcetto o scherzetto».

In base alle intercettazioni, la psicologa Bolognini parla ripetutamente a Serena del diavolo, le dice che la sua è «una famiglia di merda», che viveva «in un ambiente violento», che «quando era piccola le sono state fatte cose molto brutte». Alla fine delle indagini, un giudice osserva che quelle sedute hanno un «contenuto fortemente suggestivo» e che «la terapia e le attenzioni del servizio sociale evidentemente hanno provocato un peggioramento delle condizioni della minore». Senza «Angeli e demoni» nessuno avrebbe mai acceso una luce su tutto ciò. Per Foti e i suoi avvocati, forse, anche questo è «ascolto empatico», chissà. Prima o poi scopriremo che cosa ne pensa il tribunale. Tutti sono innocenti fino a prova contraria, ovviamente. Intanto, non sparlateci di Bibbiano.

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