Dopo aver monopolizzato il mercato del fentanyl spedito dalla Cina o attraverso società cinesi di facciata in Messico, Pechino si dà adesso alla produzione dei nitazeni, ovvero derivati oppioidi sintetici, che sono 20 volte più potente del fentanyl.
Le nuove droghe hanno fatto la loro comparsa negli Stati Uniti nel 2019, vengono prodotti da laboratori irregolari in Cina e poi fatti arrivare attraverso il Messico – in territorio americano. Il risultato è sempre lo stesso: falcidiano un’intera generazione di giovani. Basti pensare che, solo per overdose da oppioidi sintetici, negli ultimi 12 mesi l’America ha contato circa 112 mila morti. Non a caso la procuratrice generale della Florida, Ashley Moody, ha emesso un’allerta contro l’Iso, considerato responsabile del recente aumento dei decessi per stupefacenti. «L’isotonitazene è così forte che può uccidere semplicemente entrando in contatto con la pelle o venendo inalato in modo accidentale», ha scritto la Moody nel suo comunicato. Il Fentanyl, a confronto, è una cosa da ragazzi.
Un altro nuovo business che coinvolge i narcos di Cina e Messico è il creepy, il nome dato a una potente varietà di cannabis illegale. Se il cartello di Sinaloa ha una lunga storia di distribuzione di cannabis negli Usa, negli ultimi anni Pechino è la nuova fonte di finanziamento e manodopera per la produzione illegale di marijuana negli Usa. Come denunciato da una dettagliata inchiesta del sito Politico, negli Stati Uniti è schizzato alle stelle il numero di aziende agricole finanziate da fonti riconducibili a cinesi. Qui non si coltivano frutta e verdure ma marijuana. Solo in Oklahoma, tremila delle quasi settemila realtà che operano nel settore con autorizzazione statale sono indagate per aver ottenuto la propria licenza in modo fraudolento o per aver venduto i loro prodotti anche sul mercato criminale. Di queste ben duemila hanno un legame con la Cina, che procura sia i lavoratori in nero sia pingui finanziamenti. Anche delle oltre 800 imprese di marijuana chiuse negli ultimi due anni per aver operato illegalmente, il 75 per cento erano collegate a Pechino. «Si può tranquillamente affermare che oltre 600 fossero riconducibili alla criminalità organizzata cinese», denuncia Mark Woodward, portavoce dell’Ufficio narcotici dell’Oklahoma.
A preoccupare particolarmente gli Stati Uniti, oltre alla partnership ormai assodata con i cartelli messicani, è che dietro a questa crescita di narcos da Pechino ci sia la longa manus del Partito comunista cinese, pronto a mettere in atto un nuova strategia di «guerra asimmetrica».