Alla fine il colosso del Deep State Usa, Palantir, è riuscito a mettere sotto le proprie ali anche la Nato. L’azienda creata poco più di 20 anni fa da Peter Thiel, Stephen Cohen, Joe Lonsdale e Alex Karp dopo essere diventata fornitore indispensabile di tutte le agenzie federali Usa e delle agenzie di intelligence occidentali ha annunciato ieri un accordo con Ncia, il dipartimento delle comunicazioni e delle informazioni dell’Alleanza. Sul tavolo l’applicazione dell’Intelligenza artificiale alle missioni Nato e quindi alla guerra. Nulla di teorico – anzi, tutto molto pratico, visto che il software chiamato Maven smart system sarà operativo già da metà maggio. Secondo il direttore generale di Ncia, Ludwig Decamps, l’impiego della piattaforma fornirà «capacità di Intelligenza artificiale personalizzate e all’avanguardia» all’Alleanza atlantica, garantendo che le forze armate siano dotate «degli strumenti necessari per un’azione efficace e decisiva sul campo di battaglia moderno».
Al di là delle dichiarazioni di rito, bisogna capire sia da un punto di vista concreto sia filosofico in che cosa consiste il cambio di passo. I centri di comando e controllo saranno in grado di avviare una tokenizzazione delle informazioni con l’obiettivo di elaborare milioni di input in brevissimo tempo. Si potranno tracciare i target fino nei dettagli più minuscoli, tanto da poter distinguere tra un civile e un militare o un miliziano anche all’interno di un edificio. Una evoluzione di quanto oggi riesce a fare l’Idf che, a partire dalla guerra di Gaza, è il primo esercito al mondo che ha fatto il «salto quantistico». Gli ultimi progressi nella tecnologia per il rilevamento di strutture sotterranee – giusto per rimanere in questo ambito – evidenziano il ruolo significativo dell’unità di intelligence geo spaziale israeliana, Geoint, e dell’Unità 9900. Queste unità utilizzano radar ad apertura sintetica (Sar) e sistemi Lidar per analizzare e mappare la complessa rete di tunnel. Il satellite Ofek-13, sviluppato da Israel aerospace industries (Iai), rappresenta un progresso significativo nelle capacità di sorveglianza e intelligence di Israele. In parole il più possibile semplici, la guerra condotta dall’alto si basa sia su sistemi radar tradizionali che su rilevazioni di immagini e al tempo stesso su sistemi di luce laser. I sistemi Lidar utilizzano infatti raggi che colpiscono l’area obiettivo e calcolano il tempo necessario perché la luce ritorni dopo essere rimbalzata sulle superfici. A queste informazioni vengono aggiunte quelle dei droni e degli aerei spia. Basti pensare, sempre in tema di sorveglianza dall’alto, che i satelliti militari sono in grado di scattare immagini da 600 chilometri di altitudine e cogliere in uno scatto un’area di 15 chilometri con precisione inferiore ai 30 centimetri. A queste capacità l’Idf ne aggiunge alcune che sono, a quanto risulta alla Verità patrimonio esclusivo israeliano. Si tratta di una rete di sensori che in tempo reale è in grado di integrarsi con tutte le attività aerospaziali e con le informazioni provenienti dai social e dalle fonti aperte del Web. Il progetto si chiama «Mispar Hazak» che tradotto in italiano significa «numero di potenza». Sebbene i dettagli siano classificati, si tratterebbe di una combinazione di tecnologie di rilevamento avanzato. Sensori termici, sismici e radar a penetrazione del terreno.
Tutto ciò senza l’Ia sarebbe nullo. La montagna di informazioni viene sintetizzata in tempo reale e messa sul tavolo di chi gestisce il comando e controllo delle operazioni militari. A oggi, spetta al soldato pigiare il bottone, in futuro non lo sappiamo. Così come non sappiamo dove porterà il software di Palantir. Per capirlo meglio bisogna abbandonare il lato tecnico e abbracciare una nuova branca militare che sta a metà strada tra la filosofia e la tecnologia. La letteratura non solo consigliabile ma necessaria sta tutta in un libro La Repubblica tecnologica. Hard power, soft belief and the future of the West. Autore, inutile dirlo, è lo stesso Karp che assieme a Thiel tiene le redini di Palantir. «L’intelligenza artificiale applicata alle armi rappresenta la fine dell’era atomica e l’avvio di una nuova era», ha scritto Karp il quale fornisce anche un numero che rende bene l’idea di quanto siamo solo all’inizio e di quanto l’Ia sarà invasiva. A oggi la Difesa Usa investe solo lo 0,2% del proprio budget per l’Ia. Tradotto 1,8 miliardi su un totale di 886. Quando la bilancia si sposterà dalle armi tradizionali ai nuovi software l’accelerazione sarà in progressione geometrica. Dagli eserciti si passerà alle forze di polizia e a tutto ciò che rientra nel perimetro della sicurezza nazionale. Preparando il futuro della vita digitale dei cittadini e delle guerre tutte combattute nella quinta dimensione: lo Spazio e il cyber. Nella visione e nella testa dei fondatori di Palantir siamo di fronte a una nuova forma di progetto Manhattan. Una nuova Silicon Valley non più dedita alle app commerciali, ma fusa intrinsecamente con lo Stato Usa e il Pentagono e dedita all’arma definitiva. Una sola arma per tutto l’Occidente, e con un unico rivale: la Cina.