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Stop cinese agli ordini di aerei Boeing

Stop cinese agli ordini di aerei Boeing

Con l’aviazione commerciale in forte crescita e la mancata certificazione internazionale dei velivoli fatti da Pechino, la contromossa anti-Trump è destinata a isolare più la Cina degli Usa, ma a favorire i costruttori come l’europea Airbus, la brasiliana Embraer e la russa Superjet

La Cina ha ordinato alle sue compagnie aeree di bloccare tutti gli ordini fatti a Boeing. La notizia è stata riportata per la prima volta da Bloomberg martedì 15 aprile citando fonti anonime a conoscenza della questione. La rappresaglia commerciale è ovviamente la risposta all’imposta di Trump del 145% sui beni provenienti dalla Repubblica Popolare, ma se da un lato è certamente altisonante, dall’altra costituisce un’arma a doppio taglio per varie ragioni. Pechino impone ai suoi vettori di non acquistare più neppure componenti o attrezzature per aerei da aziende statunitensi, ma dimentica che nessuno dei suoi aeroplani moderni, come il C919 o lo MA700, è certificato dalle autorità aeronautiche occidentali come Easa (Ue), Faa (Usa) e Caa (Regno Unito ed ex Commonwealth), e quindi non possono ancora volare nei cieli di quelle nazioni.

Una ritorsione rischiosa per Pechino e un problema globale per l’aviazione

Inoltre, la ritorsione ai dazi da parte cinese al 125% colpiva anche gli ordini dei jet, inducendo le compagnie aeree cinesi a riconsiderare l’ampliamento delle loro flotte rivolgendosi per esempio a Airbus oppure ai produttori russi. Non a caso Superjet (nata italo-russa e ora soltanto russa), ha accelerato la conversione del suo Superjet-100 con motori di produzione nazionale abbandonando quelli fatti in occidente. Non è soltanto un problema cinese, anche in Europa ci sono vettori che stanno pensando di attendere per il ritiro dei nuovi aeromobili sperando che i dazi vengano ridiscussi, come Ryanair. E questo sarebbe un problema per Boeing, che si troverebbe i piazzali pieni di aerei da proteggere e conservare a tempo indeterminato come avvenne durante il Covid. Dopo sei anni di crisi dell’azienda, cominciata con gli incidenti ai B737 Max e terminata con gli accordi sindacali post scioperi del 2024, oggi la vicenda Cina-Boeing spinge l’amministrazione Trump a dedicarsi al colosso aerospaziale che di fatto è il maggiore esportatore degli Stati Uniti, poiché è dal resto del mondo che arrivano il 65% delle commesse.

Dal vertice dell’azienda, il numero uno Kelly Ortberg ha dichiarato al Senato Usa: “Il libero scambio è molto importante per noi, siamo davvero un’azienda esportatrice con vendite superiori a quelle dei concorrenti internazionali. Stiamo creando posti di lavoro negli Stati Uniti ad alto valore aggiunto e a lungo termine. Quindi è importante continuare ad avere accesso a tutti i mercati e non trovarci in una situazione in cui alcuni ci vengano preclusi”. No comment, invece, sul fatto che la decisione di Pechino sia arrivata mentre Boeing e la Cina stavano intensificando le loro relazioni, poiché l’aviazione in Asia e Oceania sta vivendo un momento di grande espansione, tanto che Boeing nel 2024 aveva annunciato di voler raddoppiare i velivoli costruiti arrivando al numero di 9.740 entro il 2043, ma con soltanto 29 consegne in Cina nel corso del solo 2025.

Naturalmente questa crisi commerciale potrebbe favorire la concorrenza, in primis Airbus (Ue) ma anche Embraer (Brasile): la prima considera la Cina il suo principale mercato nazionale e non a caso ha una linea d’assemblaggio finale nella città di Tianjin. Tuttavia anche Airbus sarà probabilmente limitata dalla propria capacità produttiva, poiché come Boeing ha dovuto confrontarsi con la Commercial Aircraft Corporation of China (Comac), il produttore cinese sostenuto dallo stato che sta lavorando al proprio concorrente per i jet commerciali a fusoliera stretta, ovvero a un velivolo che per dimensioni e prestazioni è concorrente dello A320Neo. Comac è proprio l’azienda che produce il jet C-919, anche concorrente del 737 di Boeing, e che nel 2024 ha consegnato soltanto 13 jet, peraltro facendo molto affidamento sui fornitori statunitensi per la produzione.

Dunque il provvedimento di Trump e la risposta di Xi Jinping sono due pessime notizie per entrambi i Paesi e probabilmente sarà di breve durata, pena lasciare spazio ad altri vettori nel mercato cinese dei voli a lungo raggio come i costruttori non penalizzati. Boeing certamente potrà trovare altri clienti, magari assegnando gli aerei non ritirati dai cinesi ad altre compagnie aeree che necessitano di capacità aggiuntiva. Per esempio prediligendo le richieste indiane, asiatiche e africane. Il report 2024 sullo stato industriale e finanziario di Boeing lo potete leggere qui.

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