La scrittrice Elena Ghiretti racconta in Hostaggio (Accento Edizioni) le (poche) gioie e i (molti) dolori di una «locandiera» al tempo di Airbnb
Se avete una villa, un attico, ma basta meno, un bilocale, uno scantinato, una palafitta, un box, anche un’amaca o un vecchio camper, sapete già che la soluzione è una soltanto: metterlo «a reddito» su una piattaforma. D’altronde se siamo un Paese di poeti, eroi, navigatori, virologi e allenatori di calcio non può stupire che da qualche anno ci siamo trasformati tutti in «host». Parola magica (c’è anche il Superhost ancor più magico) per descrivere chi ti accoglie nel suo luogo più intimo, un tempo considerato inviolabile: la casa. La scrittrice Elena Ghiretti racconta in Hostaggio (Accento Edizioni) le (poche) gioie e i (molti) dolori di una «locandiera» al tempo di Airbnb: «È stata una rivoluzione culturale, economica, sociale. Nato come democratizzazione del viaggio, per dare una casa a tutti, risparmiando, da Davide ormai si è tramutato in Golia».
La sua è una guida imprescindibile per capire a cosa andrete incontro ospitando sconosciuti negli amati talami. «Tutti pensano che sia un lavoro facile» racconta «ma non è affatto così, dopo cinque anni ho mollato. Ci vuole grande resistenza e responsabilità. Non c’è una scuola, devi imparare sul campo. Bisogna essere sempre pronti a fronteggiare ogni tipo di problemi. Io ero una perfezionista e anche se ho avuto momenti di soddisfazioni, spesso sono stata molto male». Nel suo loft milanese ha ospitato guest da tutto il mondo. C’era una biondina newyorkese che ha aperto la doccia, poi è uscita a fare shopping, la casa si è allagata e lei cercava di asciugarla con una preziosa coperta. Alla fine, se ne è andata lasciando la porta aperta. Poi una designer tedesca carogna: «Venne per il Salone del Mobile, era tutta un complimento, ma andò via lasciandomi una pessima recensione». Spesso le cose si complicano per il gap culturale: «Ricordo un fotografo di moda che comunicava solo con gli emoticon e dovevo interpretarlo». O la mancanza di educazione: «L’ospite peggiore è l’infido “strafogno”, che grufola nel suo sudiciume e ti lascia la casa a pezzi.
Piatti che si accumulano nel lavello, cibo sparso anche sui muri, resti di polverine bianche. Molti degli host mollano. Anche perché alla fine capisci che non è poi così conveniente». Non ti rilassi mai, devi avere una pazienza zen: «Una ragazza venne scippata e perse tutte le chiavi. Un disastro». In questa grande bouffe di recensioni perfide, pretese di check-in nel cuore della notte, asciugamani a nido d’ape e rotoli su rotoli di carta igienica, c’è come sempre un lato oscuro: «Il lato oscuro è quello umano. Airbnb è un test per portare a galla la tua vera natura».