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Sostegno agli anziani a caro prezzo

Sostegno agli anziani a caro prezzo

La richiesta di badanti è in forte crescita, e l’offerta non copre le necessità. Così aumentano i costi che le famiglie si trovano ad affrontare. Anche se non sempre i servizi si dimostrano all’altezza, e spesso le agenzie che gestiscono i profili di «caregiver» impongono ricarichi importanti.


Nel 2020 i servizi di una badante raggiungevano tariffe fino a 60 euro l’ora, secondo i dati di una onlus lombarda dei servizi ad anziani e persone fragili. Nel 2021 è poi cresciuta la richiesta e l’offerta è risultata insufficiente. In seguito alla pandemia, infatti, molte di queste assistenti, nella quasi totalità straniere, sono tornate nei Paesi d’origine, soprattutto nell’Europa orientale. Non solo. Le agenzie di selezione del personale sono state in difficoltà nel reperirle, perché molte di loro preferivano accedere al reddito di cittadinanza piuttosto che essere assunte con regolare contratto collettivo nazionale. Attualmente la situazione si è in parte riequilibrata, ma il numero di «caregiver» continua a essere inferiore alla necessità, in tutta Italia.

Per dare un quadro, nel 2020, certifica l’Inps, le persone con regolare contribuzione erano 437.663; dal 2021 il loro numero è aumentato con il progressivo rientro nel nostro Paese e oggi, con tutta probabilità, si avvicina alle 500 mila unità. La popolazione italiana nella fascia over 85 (la più bisognosa di assistenza domiciliare) conta però ormai oltre 2,2 milioni di persone. La sfasatura è evidente. Ma a cosa è dovuto l’aumento delle tariffe delle badanti, in un mercato andato alla fine fuori controllo? Di sicuro una ragione è riconducibile alle tante cooperative e agenzie di selezione accreditate a livello regionale. Alcune, per esempio, chiedono oltre 300 euro solo per il costo d’iscrizione e la ricerca di un paio di profili.

È il caso della cooperativa CuraMi e ProteggiMi di Milano, che fino all’ottobre scorso si trovava all’interno della celebre casa di riposo Pio Albergo Trivulzio. «Con il Covid ci siamo trasferiti in centro, ma siamo sempre stati indipendenti» dice l’operatrice Valeria Di Gianmatteo. «Analizziamo i bisogni del familiare che ci contatta, ne valutiamo la disponibilità economica e selezioniamo il personale disponibile proponendo due o tre candidate, al massimo entro dieci giorni di ricerca, dopo colloqui dal vivo e in video. A questo punto inoltriamo il contratto del servizio che costa 336 euro Iva inclusa».

Una cifra importante. «Il mercato impone questi costi in tutta Italia» aggiunge Di Gianmatteo «non possiamo dare garanzie sull’affidabilità del personale perché siamo solo intermediari, ma in genere sono persone di fiducia che conosciamo da anni». Altra cooperativa, segnalata dall’assistente sociale di un ospedale milanese, la Onlus Buone Mani. Che procede così: accerta le condizioni di salute dell’anziano prima di fare un preventivo. Nell’ipotesi di una persona che sta per uscire dall’ospedale e avrà bisogno di un periodo di riabilitazione, spiega la coordinatrice Mara Giannone «il personale è assunto direttamente dalla cooperativa. Il costo del weekend dalle 12 del sabato alla domenica alle 19 è 235 euro più Iva». Una spesa tutt’altro che alla portata di tutti, pur se con una badante (sulla carta) super selezionata. Che costa 13 euro l’ora.

«Ma se c’è la ricerca urgente e sono poche ore, la tariffa scatta a 14,50 euro» precisa Giannone. Ecco che diventa un business per cooperative spuntate come funghi negli ultimi anni. Requisiti fondamentali di una persona straniera per lavorare in Italia sono la vaccinazione da terza dose e il green pass, più regolare permesso di soggiorno.Proprio la conoscenza adeguata della lingua è un ostacolo per un’eventuale arrivo di aspiranti assistenti dall’Ucraina, sostiene il titolare di una delle quattro più importanti agenzie di selezione online del nord Italia (che perà vuole restare anonimo). «Bisogna anche considerare» dice «le preferenze delle famiglie degli anziani. Molte richiedono signore di origine sudamericana perché hanno un temperamento più solare, altri quelle filippine residenti in Italia da anni e con esperienza consolidata».

Tante badanti non hanno poi il permesso di soggiorno; la maggior parte di loro arriva dall’Est, Romania, Bulgaria e Ucraina. Armando Siciliano, uno dei soci fondatori di La tua badante Odv, di Napoli, spiega che «svolgere tale lavoro non è affatto facile, soprattutto nel caso di malati di Alzheimer, spesso aggressivi». Le persone che assistono guadagnano 1.000- 1.100 euro più vitto e alloggio. «In molti casi con una qualità di vita pessima» conclude Siciliano «perché affittano posti letto in tuguri a 10 euro al giorno pur di mandare parte dello stipendio ai loro parenti a casa».

Così, se un tempo chi accudiva diventata parte integrante della famiglia per molti anni, oggi molte di loro sono pronte ad andare da un migliore offerente per 50 euro al mese in più. È il mercato che decide, in genere le tariffe orarie variano da 7 a 12 euro l’ora, con periodo di prova da 8 a 30 giorni. In una situazione così poco regolamentata, bisogna fare attenzione alla cooperativa cui ci si rivolge per le possibili truffe oltre che per costi gonfiati. Quando l’assunzione diretta passa attraverso di esse, è bene controllare che i contributi previdenziali vengano versati regolarmente al lavoratore domestico, e così lo stipendio. L’ideale sarebbe pagare all’agenzia un canone comprensivo della retribuzione del caregiver, contributi e una commissione, in modo definito. Diffidare, per esempio, di cooperative che nel ruolo di «intermediari di ricerca badanti» si propongono anche di fare la raccolta di documentazione per la gestione amministrativa delle stesse a 180 euro l’anno, un costo eccessivo oltretutto.

C’è ancora un metodo tradizionale di ricerca che funziona e non ha alcun costo: la parrocchia o le associazioni oneste. Lucia Gagliano, presidente della onlus Igna (Il graffio nell’anima) che si trova presso la Basilica dei Santi Nereo e Achilleo di Milano, assiste in particolare gli anziani del capoluogo ambrosiano e a Bergamo, e seleziona le lavoratrici attraverso il suo centro di ascolto. Le monitora, le forma, e le impiega gratuitamente nel caso delle famiglie più indigenti.

Non solo. Con la guerra in Ucraina l’associazione si sta prodigando per ospitare almeno una decina di profughe presso anziani con basso reddito, «in maniera tale da offrire a queste donne dignità lavorativa, una casa, e un contributo economico da parte dell’assistito» dice Gagliano. Senza gravare, fra l’altro, sulle casse dello Stato.

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