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Chiara Ferragni: l’impero crolla, in mezzo a molti non detti

Chiara Ferragni: l’impero crolla, in mezzo a molti non detti

Dallo scandalo Balocco al piano di austerity: tagli, contenziosi e ricavi al minimo. Fenice e Sisterhood nell’occhio del ciclone, tra silenzi e dubbi sul futuro.

Fatturato in picchiata, licenziamenti con scivoli, aumento di capitale e aiutino dello Stato. Ma la storia dell’impero di Chiara Ferragni in due anni è passata dalle stelle a una situazione critica e piena di non detti.

I ricavi sono crollati del 90% e il patrimonio è azzerato dopo lo scandalo Balocco. La società Fenice, cuore dell’impero Ferragni, ha registrato perdite per 10 milioni di euro tra il 2023 e il 2024, erodendo completamente il patrimonio netto.  I ricavi sono crollati a 2 milioni di euro nel 2024, sette volte inferiori ai 14 milioni del 2022, quando l’ascesa della Ferragni sembrava inarrestabile. Oggi Fenice dispone di appena 3,5 milioni tra capitale e riserve, a fronte di un passivo che sfiora i 6,2 milioni.

Chiara Ferragni: l’impero crolla, in mezzo a molti non detti
Chiara Ferragni: l’impero crolla, in mezzo a molti non detti
Chiara Ferragni: l’impero crolla, in mezzo a molti non detti
Chiara Ferragni: l’impero crolla, in mezzo a molti non detti
Chiara Ferragni: l’impero crolla, in mezzo a molti non detti
Chiara Ferragni: l’impero crolla, in mezzo a molti non detti

Il punto di non ritorno è stato lo scandalo Balocco del dicembre 2023 e così i dati, aggiornati al 30 novembre 2024, mostrano un tracollo. La crisi ha portato un drastico ridimensionamento: taglio del 50% del personale, abbandono della sede storica e trasferimento negli uffici della holding Sisterhood. L’amministratore unico Claudio Calabi, chiamato a raddrizzare la rotta dopo gli scandali, ha avviato un piano di austerity: costi ridotti a 1 milione di euro per il 2025 e garanzie formali sulla continuità aziendale, approvate dal revisore.  Nel 2023, Fenice contava 27 dipendenti, ma la riorganizzazione ha portato a una riduzione del personale accompagnata da esborsi per 210 mila euro in scivoli. Altri fondi, circa 160 mila euro, sono stati stanziati per l’uscita anticipata da un immobile, mentre oltre 4,2 milioni sono stati accantonati per far fronte ai contenziosi legali.

E in questa situazione Fenice avrebbe beneficiato anche di un incentivo pubblico. Si tratterebbe di poco più di 5mila euro, per l’assunzione di un giovane nel biennio 2022-2023. Ma resta il dubbio se proprio quella persona sia finita poi coinvolta nei tagli successivi. Uno dei “non detti” poco trasparenti.
Ad aiutare a evitare la liquidazione c’è stata anche l’assemblea di inizio marzo che ha approvato il bilancio 2023 (con un ritardo di oltre un anno) e ha deciso l’inevitabile aumento di capitale indispensabile per coprire le perdite e tenere in piedi l’azienda per il prossimo anno. Il tutto con evidenti e dichiarate divisioni interne tra i tre soci.

E c’è poi la questione trasparenza, su tutto il resto dell’Impero. Non sono stati resi pubblici i bilanci di Fenice Retail, la società che gestiva i negozi fisici a marchio Ferragni. Ancora più incerta la condizione di Sisterhood, la holding personale dell’influencer che controlla Tbs Crew e detiene la quota di maggioranza di Fenice. Nel 2022 aveva 5,8 milioni in cassa e un patrimonio netto superiore ai 21 milioni. Oggi non è dato a sapersi. E l’effetto a catena sta investendo anche la sorella di Chiara, Valentina Ferragni. Il fatturato di Vieffe, la sua società, è calato nel 2023 di un milione di euro, anche se l’utile resta di 740 mila euro.
Il brand può rinascere e tutti “i pezzi” del sistema Ferragni possono stare in piedi? Lo dirà il tempo, ma il tempo stringe.

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