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Corruzione in Italia: dati reali e percezione. Ecco cosa dicono i numeri

Corruzione in Italia: dati reali e percezione. Ecco cosa dicono i numeri

L’Italia scende nel ranking della corruzione percepita secondo l’analisi Transparency International 2024. Ma i dati Istat rivelano che la corruzione si è dimezzata in meno di dieci anni.

Lo stereotipo è conosciuto: corruzione e Italia vanno a braccetto. Ma la realtà? Guardando alla corruzione percepita siamo al cinquantaduesimo posto nel mondo, diciannovesimo tra i Paesi dell’Unione (edizione 2024 dell’analisi Transparency International), segnando un passo indietro rispetto al 2023. Guardando ai dati reali la corruzione si è dimezzata (ultimo report Istat) in meno di dieci anni.

L’indice di percezione della corruzione viene elaborato ogni anno da Transparency International e si basa su una scala che va da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello) e “studia” 180 Paesi e territori di tutto il mondo. Con un punteggio di 54 su 100 l’Italia si colloca al cinquantaduesimo posto a livello globale. Due punti in meno rispetto al 2023, ma dopo anni di incrementi costanti. Dal 2012 ad oggi ha infatti guadagnato 14 punti, segno di un miglioramento costante nel tempo. Secondo gli analisti di Transparency International i buoni risultati si devono alle misure anticorruzione prese nell’ultimo decennio, come ad esempio la Legge anticorruzione 190/2012, la Legge 179/2017 sul whistleblowing e il disegno di legge del 2024 sulla trasposizione della Direttiva europea sul Whistleblowing che hanno rafforzato la prevenzione e la trasparenza. Tuttavia, l’organizzazione sottolinea che restano a frenare questioni irrisolte, come la mancanza di una regolamentazione sul conflitto di interessi e l’assenza di una disciplina sul lobbying.

A livello globale l’analisi evidenzia invece una tendenza preoccupante: in oltre dieci anni, la maggior parte dei Paesi ha fatto pochi progressi concreti nella lotta alla corruzione. Più di due terzi delle nazioni ottengono un punteggio inferiore a 50 su 100. La Danimarca si conferma il Paese più virtuoso con 90 punti. Seguono Finlandia (88) e Singapore (84). Chiudono la classifica invece Sud Sudan (8), Somalia (9) e Venezuela (10). L’Europa occidentale rimane l’area con il miglior punteggio medio (64), mentre le regioni con i livelli di corruzione percepita più elevati sono l’Africa subsahariana (33) e l’Europa orientale e l’Asia centrale (35). La media globale è di 43 e oltre la metà dei Paesi analizzati (56%) ottiene un punteggio inferiore.

Fin qui la percezione della corruzione. Poi ci sono i dati reali. In Italia secondo il rapporto “La corruzione in Italia – Anno 2022-2023” pubblicato dall’Istat a giugno 2024, c’è stata una diminuzione netta del fenomeno corruttivo. Confrontando i dati del triennio 2020-2023 con quelli del 2013-2016, si osserva una riduzione dal 2,7% all’1,3% delle famiglie che hanno subito almeno una richiesta di denaro, regali o altro. Diminuisce anche la quota di chi conosce persone che hanno avuto esperienze di corruzione, passando dal 13,1% all’8,3%. L’Istat identifica la giustizia come il settore a più alta intensità di corruzione, con il 4,8% delle famiglie che hanno ricevuto richieste indebite da parte di giudici, pubblici ministeri o avvocati. Anche in questo ambito si registra comunque una diminuzione del fenomeno. Il voto di scambio è anch’esso in calo: nel 2022-2023, il 2,7% degli italiani ha ricevuto offerte di denaro o favori in cambio del voto, rispetto al 3,7% del 2015-2016.

La corruzione quindi in Italia è in effettivo calo, nonostante la percezione diffusa. Un’analisi che unisca percezione e realtà ci darebbe un quadro più preciso della situazione corruzione in Italia e dei progressi dell’ultimo del decennio.

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