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Dazi: nelle Borse mondiali torna l’incubo come nei giorni del Covid

Dazi: nelle Borse mondiali torna l’incubo come nei giorni del Covid

Dazi e crollo delle borse: Goldman Sachs prevede recessione, JP Morgan avverte “scorrerà il sangue” sui mercati globali.

A metà giornata  le  borse europee restano in  forte ribasso. L’indice EuroStoxx 600  perde il 5,7%, sui minimi da dicembre 2023. Milano -6,5%, sui minimi da agosto. Francoforte -6,8%.

Tra i settori più penalizzati dalle vendite figurano Tech, Banche, Industriali. Leonardo, Kering e RheinMetall perdono oltre il -10%. All’alba i listini europei si sono svegliati con il rumore dei crolli asiatici: Hong Kong la piazza peggiore -11%. Taiwan -9,7%, record negativo assoluto. Malissimo anche Tokyo (-6,6%), Shanghai (-6,34%) e Singapore (-8,12).

Una caduta di queste dimensioni  non si vedeva dal 12 marzo 2020. All’indomani della dichiarazione ufficiale della pandemia di Covid-19 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità le piazze borsistiche vissero un giovedì nerissimo: Parigi (-12%), Madrid (-14%) e Milano (-17%). Anche la giornata di oggi potrebbe finire nel libro neo dei mercati. Prima dell’apertura i future su S&P500 e Nasdaq perdono oltre il -4,50%.

I timori per il futuro dell’economia a stelle e strisce hanno portato gli analisti di Goldman Sachs a dimezzare le loro prospettive di crescita tendenziali del Paese per il quarto trimestre 2025 dall’1% allo 0,5%, alzando le attese di recessione nel prossimo anno dal 35% all’attuale 45%.

La banca sottolinea “un forte inasprimento delle condizioni finanziarie, il boicottaggio dei consumatori stranieri e un continuo aumento dell’incertezza politica che probabilmente deprimerà la spesa in conto capitale più di quanto avevamo ipotizzato in precedenza” dopo l’annuncio dei dazi arrivato la scorsa settimana.

Le probabilità di recessione del 45% presuppongono che Trump rinvii almeno una parte dei dazi previsti che dovrebbero entrare in vigore il 9 aprile. “Se non lo farà”, proseguono gli analisti, “ci aspettiamo di cambiare la nostra previsione in una recessione”.

Quello di Goldman Sachs è stato solo l’ultimo degli allarmi arrivato dagli analisti e la scorsa settimana era stato il turno di quelli di JP Morgan.

Nel suo outlook, la divisione di ricerca della banca statunitense intitolava il report “There will be blood” (Scorrerà il  sangue) prevedendo una probabilità di recessione per gli USA pari al 60%, in netto rialzo rispetto al 40% previsto tre settimane prima.

Secondo l’analisi firmata dal capo economista Bruce Kasman, “l’effetto di questi dazi (come scritto nel rapporto di ‘aumenti delle tasse’) sarà probabilmente enfatizzato dalle ritorsioni (dei Paesi colpiti, dunque, in sostanza, dalla guerra commerciale, come è già emerso dalla reazione pronta della Cina), dal crollo della fiducia delle imprese e dalle interruzioni delle catene di approvvigionamento”.

Proprio “le politiche USA destabilizzati sono considerate alla stregua del rischio più grande che incombe sull’outlook globale per tutto l’anno 2025”, prosegue il report.

Inoltre, da JP Morgan si attendono che l’aumento dei dazi da parte di Trump costerà alle famiglie americane 700 miliardi di dollari, al massimo dagli effetti che vennero provocati dalla legge USA Revenue Act del 1968 di Lyndon B. Johnson, promulgata per finanziare la guerra degli Stati Uniti contro il Vietnam.

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