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2024, l’anno in cui ripartiranno mutui e titoli azionari

2024, l’anno in cui ripartiranno mutui e titoli azionari

I tassi che dovrebbero iniziare la discesa favoriranno prestiti immobiliari a migliori condizioni. In Borsa, si aprono opportunità d’acquisto. Ecco perché, mentre continua la corsa alle cedole delle obbligazioni, l’anno prossimo sarà importante per fare investimenti.


Partiamo dalle sicurezze, parole del presidente della Banca centrale europeo, Christine Lagarde, alla mano: la politica monetaria restrittiva che ha portato i tassi di interesse da quota zero del giugno 2022 all’attuale 4,5 per cento è terminata, o quantomeno si è interrotta. L’obiettivo di abbattere l’inflazione che nell’ottobre del 2021 era arrivata al 10,6 per cento non è stato certo raggiunto, anche se gli ultimi dati fanno ben sperare, ma finalmente la strada verso l’agognato 2 per cento (obiettivo dichiarato di Francoforte) sembra essere tracciata e quindi non sarà necessario incrementare ulteriormente il costo del denaro. Ora la domanda di analisti, macroeconomisti e trader dei mercati si sposta su «quando?». Quanto tempo bisognerà aspettare per la prima sforbiciata? Le dichiarazioni dei banchieri centrali fanno capire che la svolta non ci sarà a breve e un primo ritocco di un quarto di punto è pronosticabile più nel secondo trimestre del 2024 che nel primo. Insomma, ci attendono cinque-sei mesi di navigazione «tranquilla»; che sotto certi punti di vista è anche la più complicata.

Non essendoci una direzione chiara è anche più difficile orientarsi e più facile sbagliare. «Di fronte a uno scenario di questo tipo» spiega a Panorama David Coppini, Investment manager di First Capital, «sembra prospettarsi un ritorno graduale verso investimenti rischiosi, visto che tassi potenzialmente più bassi fanno prediligere asset più rischiosi. Certo, esistono ancora situazioni di incertezza, soprattutto sul quadro geopolitico, ma con il consensus (le previsioni, ndr) che sconta nel 2024 una riduzione del tasso di riferimento di circa 80 punti l’azionario diventa molto interessante». Non che gli indici europei non siano cresciuti, ma evidentemente ci sono ancora margini. «Il mercato azionario appare decisamente sottovalutato, soprattutto a livello europeo» continua il gestore, a causa di forti incertezze derivanti dalle catene di approvvigionamento, dalla crisi dell’economia cinese e dalla scarsa liquidità dei listini europei. Oggi, l’indice Ftse Mib (Milano) tratta le società a circa 8 volte gli utili, rispetto agli 11 dell’Eurostoxx 50 (titoli europei), alle 17,5 volte dell’S&P 500 (titoli Usa) e alle 23 volte del Nasdaq (tecnologici Usa).

«In Italia è soprattutto nel segmento delle piccole e medie imprese che si possono trovare valutazioni attraenti rispetto al loro potenziale valore» sottolinea l’investment manager di First Capital. «Abbiamo partecipazioni e crediamo nel potenziae di un’ulteriore crescita di Ala, per esempio, che può sfruttare l’aumento degli investimenti strutturali nel mercato aerospaziale e ferroviario. O, in una funzione più difensiva, di Orsero, che opera nel settore della distribuzione di frutta, ed è leader di mercato nel Sud Europa. Tra le società più innovative segnalo Lindbergh che eroga un servizio di logistica estremamente originale che rende le operazioni dei clienti più efficienti e gode di un business model ad alta marginalità e scalabilità. Restando, invece, sui gruppi a maggior capitalizzazione, in una visione di lungo periodo siamo molto attratti da Interpump, il maggiore produttore mondiale di pompe a pistoni professionali ad alta pressione, che ha fatto della crescita per linee esterne il proprio mantra. Tratta a multipli molto inferiori rispetto alla media storica e ha un management si è sempre dimostrato abile nella gestione delle situazioni difficili. Ma anche da Tenaris e Leonardo. La prima, tubi e servizi per l’esplorazione e la produzione di petrolio e gas, ha un rendimento sul capitale investito del 20 per cento, decisamente elevato per essere una società industriale. Il business della seconda continua a essere sostenuto dal segmento militare che sta beneficiando dell’aumento degli investimenti specialmente dei paesi Nato». L’andamento dei tassi, poi, è molto importante anche per un altro dei beni rifugio per eccellenza degli italiani: il mattone. Il 2023 è stato un anno difficile per il mercato immobiliare anche e soprattutto per il rallentamento nell’erogazioni dei mutui che con i rialzi di Francoforte sono diventati più costosi. Sia i «variabili» in essere che i contratti di nuova stipula. Bankitalia ha certificato che nei primi sei mesi dell’anno i prestiti per acquistare casa si sono ridotti del 30 per cento sull’anno prima.

«Molto probabilmente il costo del denaro resterà stabile per i prossimi sei mesi» evidenzia Guido Bertolino, responsabile business development di MutuiSupermarket a Panorama, «ma i principali indicatori dei mutui ne stanno già prendendo atto. In particolare l’indice Irs a 20 anni (il riferimento per i fissi, ndr), a ottobre aveva fatto segnare un valore medio del 3,39 per cento ai massimi degli ultimi 10 anni, mentre a novembre ha già perso circa 20 punti e potrebbe scendere ancora». Cosa significa? «Innanzitutto» continua Bertolino «che a brevissimo le banche dovranno tenerne conto nelle offerte, ma c’è qualche istituto che ha già iniziato ad abbassare i costi. Sono partite per esempio le promozioni di fine anno di Crédit Agricole che è uscita con fissi al 3,49 per cento sulle durate dai 20 ai 30 anni per i giovani under 36 che per gli “over” diventa 3,79 per cento. Dal primo di novembre anche Intesa Sanpaolo ha praticato dei tagli arrivando al 3,47 per cento sui fissi per gli under 36, mentre per gli altri siamo intorno alla media del 4,05-4,10 per cento. Quindi c’è stato lo sconto di una ventina di punti da parte di Bper».

Si tratta di movimenti interessanti perché al di là delle singole offerte vuol dire che le banche nel tentativo di rivitalizzare un settore che nel 2023 ha sofferto, scommettono sul ribasso dei tassi. E del resto buone notizie arrivano anche sul variabile con l’Euribor a tre mesi (il tasso di riferimento per i variabili) che ha smesso di crescere fermandosi al 3,97 per cento, dopo che nell’ultimo anno aveva visto rialzi costanti di 0,15-0,20 punti al mese. «I future sull’Euribor» spiega ancora Bertolino «prevedono un costo del denaro stabile da qui a gennaio, mentre a febbraio dovrebbe iniziare una lieve contrazione sotto il 3,90 per cento che a marzo e a giugno diventerà più significativa». E l’obbligazionario? Cosa dobbiamo aspettarci? «Con il forte e veloce rialzo dei tassi dell’ultimo anno» sottolinea ancora Coppini «il mercato di bond societari e titoli pubblici ha avuto flussi importanti di investimento. La prospettiva di un futuro taglio dei tassi potrebbe portare a una corsa per beneficiare ancora delle attuali cedole elevate. Per chi volesse investire in obbligazioni da tenere fino a scadenza, si possono trovare molti titoli non solo governativi, ma anche corporate con fondamentali solidi che rendono oltre il 5-6 per cento annuo».

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