Occhi puntati sul prossimo meeting del Federal Open Market Committee, il braccio decisionale della Federal Reserve in tema di politica monetaria che si riunirà martedì e mercoledì della prossima settimana. Secondo gli osservatori, la Fed starebbe contemplando la possibilità di un alleggerimento – il cosiddetto “tapering ” – del suo programma di acquisto di titoli di stato e bond legati ai mutui che attualmente rastrella 85 miliardi di dollari al mese e rappresenta la più grande offerta di liquidità marginale per i mercati globali da quando questa forma di stimolo è stata lanciata nel settembre dello scorso anno.
Secondo Business Insider , la mossa potrebbe essere imminente e potrebbe essere comunicata già al termine della due giorni in calendario. La prospettiva, ovviamente, ha messo in agitazione il mercato azionario globale e il mercato obbligazionario statunitense. In risposta alla volatilità, la Fed ha cercato di rassicurare gli investitori del fatto che continuerà a sostenere l’economia per gli anni a venire. E’ in quest’ottica che Jan Hatzius, il capo economista di Goldman Sachs, si è detto convinto che se anche la Fed non diminuirà l’acquisto di obbligazioni, troverà un modo per riequilibrare le cose. La Fed, a ben guardare, non è un caso isolato: anche la Banca d’Inghilterra, la Banca Centrale Europea e la Banca del Giapponese sembrerebbero intenzionate a ridurre il proprio intervento.
Tuttavia, gli investitori non credono che le banche centrali avranno successo con nuove tattiche alternative. “La maggior parte dei nostri clienti è convinta che il cambio di strategia della Fed, della Banca d’Inghilterra e della Bce porterà velocemente ad aumenti dei tassi già nel corso delle prossime settimane”, fa sapere da Morgan Stanley il responsabile globale per l’economia Joachim Fels. Il mercato, a quanto pare, ci metterà del suo: nonostante i continui sforzi da parte delle banche centrali di mantenere i tassi di interesse bassi, il miglioramento delle condizioni economiche spingerà i tassi di interesse verso l’alto.
Pochi giorni fa, anche Esther George, presidente della sede di Kansas City della Fed aveva “pronosticato ” la normalizzazione della politica monetaria: “Un passo appropriato sarebbe al riduzione degli acquisti di obbligazioni a 70 miliardi di dollari al mese. La mia preoccupazione è che la politica della Banca centrale potrebbe portare a instabilità sui mercati e a una crescita dell’inflazione”. La Fed, per parte propria, ha sempre dichiarato che i tassi rimarranno prossimi allo zero fino a quando la disoccupazione non avrà raggiunto il 6,5%, sempre che l’inflazione resti sotto il 2,5%. Ad agosto, la disoccupazione era al 7,3%.
La vera sfida, come evidenzia il New York Times , sarà convincere i mercati che la Banca Centrale non viene meno ai propri impegni di stimolo dell’economia, anche se inizia a ritirarsi dalla parte più visibile della sua campagna di sostegno. Del resto, Ben Bernanke l’aveva detto: riduzione degli acquisti entro la fine dell’anno e fine degli acquisti entro la metà del 2014.