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In Vaticano è guerra per banche

In Vaticano è guerra per banche

Si allungano le ombre dell’affare di Sloane Avenue a Londra. Adesso emerge il sospetto che il palazzo sia stato acquistato con i soldi destinati al fondo sanitario dei dipendenti della Santa Sede. E nella Curia serpeggiano nuovi malumori. Perché le casse sono sempre più vuote.


All’ombra dei confessionali sibila una battuta: «Speriamo sappia moltiplicare i pesci, per ora raschia il fondo del barile». Oggetto di queste affettuosità è Jorge Maria Bergoglio che ormai ha affidato le finanze vaticane a monsignor Juan Guerrero nella speranza di risollevare bilanci in pesantissimo passivo.

Nelle segrete stanze si sta scatenando una «guerra per banche» che ruota intorno al pasticciaccio brutto di Sloane Avenue, l’acquisto del palazzone londinese che ha portato a inquisire cinque tra prelati e funzionari vaticani e i due finanzieri italo-inglesi Gianluigi Torzi (arrestato e rilasciato) e Raffaele Mincione al quale sono stati risequestrati cellulari e tablet.

L’arcivescovo Edgar Pena Parra, il «ministro delle finanze» chiamato da Bergoglio dopo che accuse, rivelatesi false, di pedofilia hanno fatto fuori il cardinale George Pell è stato di fatto commissariato e oggi è Guerrero il gesuita nominato prefetto della Segreteria per l’economia che opera in tandem con il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, a decidere tutto.

Guerrero vuole concentrare le risorse in Apsa (è l’amministrazione dei beni apostolici, la Banca centrale della Santa Sede) trasformare lo Ior in una sorta di bad bank per pulire i conti vaticani e rastrellare i fondi del Governatorato che lì sono allocati e, infine, sfruttare quanto più possibile i rapporti con l’Italia.

A questo pensano direttamente Pietro Parolin, che tiene a doppio filo il suo ex allievo di Villa Nazareth, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e Carmelo Barbagallo e Giuseppe Schlitzer (rispettivamente presidente e direttore dell’Autorità di informazione finanziaria del Vaticano, Aif), che sono stati appositamente nominati da Bergoglio allo scopo. Anche Tommaso di Ruzza – prima di essere travolto dal caso del palazzo londinese di Sloane Avenue –, genero dell’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, era stato scelto per questo.

In Vaticano alle difficoltà di cassa si assommano altri guai e altre faide. Comincia a farsi strada l’ipotesi che il famoso palazzo di Sloane Avenue 60 non sia stato pagato con i soldi dell’obolo di San Pietro, avventura finanziaria che disturberebbe il concetto di carità, ma che ad acquistarlo siano stati i soldi del Fas – cioè il fondo sanitario di tutti coloro che risiedono o lavorano in Vaticano e che versano pesanti ticket – il che mette a rischio la speranza.

Così a molti nella Curia non resta che la fede, anche se nel mirino di padre Juan Guerrero potrebbe finire anche Propaganda Fide, che ha un patrimonio immobiliare enorme (almeno 6 miliardi sarebbe la parte subito cedibile), ma pure un difetto: è nelle mani del cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, sino-filippino, bergogliano di ferro e indispensabile nella nuova diplomazia verso la Cina. Lo chiamano il Papa Rosso perché Propaganda Fide è il più potente «dicastero» vaticano ed è considerato intoccabile.

Può darsi però che alla lunga più dell’onor potrà il digiuno e la calamita Apsa serva anche ad attrarre le sostanze del Governatorato (in pratica l’amministrazione della Città del Vaticano che incassa gli introiti dei Musei Vaticani) dove comanda il cardinale Giuseppe Bertello.

Il Papa copre tutte le azioni di Guerrero, ma c’è da credere che tra un po’ cominceranno a volare gli stracci. Anche perché in Vaticano sembrano esserci davvero i beati e i figli di un Dio minore. Con chi è pericoloso perché può fare rivelazioni, il Papa usa il pensionamento con eccellente gratifica. L’ultimo beneficiato è il direttore del Fas Stefano Loreti ufficialmente dimessosi una settimana fa, ma in realtà «pensionato» con una buonuscita pare a sei zeri. Lo ha sostituito il professor Giovan Battista Doglietto.

A dirigere il Fas, Loreti ci è arrivato sponsorizzato da due monsignori Luigi Mistò – che presiede il Fondo sanitario – e Alberto Perlasca. Ma Perlasca è stato inquisito nell’ambito dell’affare Sloane Avenue e quando Loreti assurse alla direzione del Fas questo organismo «dipendeva» dal monsignore, oggi cardinale, Angelo Becciu che ha sempre giurato che non un soldo dell’obolo di San Pietro è stato usato per comprare il palazzone londinese.

Può darsi allora che davvero il Vaticano con le «tasse sanitarie» abbia fatto speculazioni edilizie? Potrebbe saperne molto monsignor Mistò che è stato l’uomo di fiducia del Papa all’Apsa dove finiscono attraverso un giro tortuoso i soldi del Fas. Ma continuare a dire che Sloane Avenue è stato pagato con le elemosine conviene: si allontano i sospetti dall’Apsa.

Soprattutto dopo la lettera riservata che monsignor Juan Guerrero l’8 maggio ha spedito a tutti i dicasteri e a tutti gli ordini religiosi. Scrive: «Sono gentilmente a richiedere di mantenere i fondi detenuti presso l’Apsa, evitando di spostarli in altre istituzioni finanziarie salvo si tratti di fondi finalizzati e vincolati a determinate attività, progetti o donazioni; di trasferire presso l’Apsa le eventuali liquidità giacenti in conti correnti presso istituti finanziari esteri; di trasferire all’Apsa le eventuali liquidità in conti correnti ora presso lo Ior».

In pratica, tutti i soldi del Vaticano devono finire dentro la Banca centrale presieduta da Nunzio Galantino, già a capo della Conferenza episcopale italiana, ma non ferratissimo in economia e dove è stato fatto riparare dal Papa un suo fedelissimo, l’argentino Gustavo Zanchetta, già vescovo di Oran, approdato in Curia perché inseguito dai magistrati di Salta (in Argentina) che lo accusano di abusi sessuali sui seminaristi.

Perciò Guerrero ha pescato dal cilindro per metterlo a fare l’amministratore delegato – lo chiamano Segretario – un laico che già ha lavorato in Vaticano, dove Ernst&Young ha condotto un lungo lavoro di studio costato milioni alla Santa Sade e finito in un cassetto. È Fabio Gasperini, ora in Ernst&Young, che da giovane era stato funzionario del Governatorato. Dentro l’Apsa c’è gran parte del patrimonio immobiliare della Chiesa e con questa leva si possono fare altri affari. Ovviamente fuori dalle mura leonine, perciò la Chiesa ha bisogno d’intermediari che a volte «costano caro» come nel caso di Sloane Avenue.

Il Vaticano è un po’ come un’enorme agenzia immobiliare che ora soffre causa Covid perché incassa meno affitti. L’operazione immaginata da Guerrero, caldeggiata da Parolin e benedetta dal Papa fa impallidire le più ardite architetture finanziario speculative. Si tratta di trasformare l’Apsa nell’unica agenzia di gestione delle finanze vaticane, erose dalla progressiva riduzione di versamenti che si è avuta da quando Bergoglio è diventato Papa.

Ben prima del Covid, infatti, si è avuto un drastico calo degli introiti da parte dei grandi benefattori: gli Stati Uniti registrano un fortissimo taglio delle donazioni alla Chiesa, la Germania ha ridotto notevolmente i versamenti e così l’Italia (quest’anno l’8 per mille dovrebbe passare da poco più di un miliardo a meno di 600 milioni).

Concentrando però in Apsa si tengono sotto controllo tutti i portafogli. Tranne quello del Governatorato che è il più pingue e da sempre ha il suo bilancio (la maggior fonte di guadagno è quella dei Musei Vaticani anche se ora appannata dalle chiusure causa Covid) e i suoi fondi dentro lo Ior.

Il Vaticano ora si sforza di dire che l’Istituto opere di religione non è una banca. Aver però attivato il controllo Moneyval per togliere lo Ior dalla black list delle istituzioni finanziarie dimostra l’esatto contrario; lo Ior peraltro emette carte di credito col marchio Visa Tertium Millennium e dallo scorso anno ha assegnato a ogni conto corrente persino l’Iban.

Dunque è una banca, ma nello schema di Guerrero deve diventare altro: una sorta di bad bank in cui concentrare le operazioni in sofferenza (anche giudiziaria) e da usare come braccio operativo dell’Apsa. Come quando compra l’oro e l’argento per la Zecca vaticana. Per dire: non sappia la destra Apsa dove ci stanno i soldi buoni, gli affari che si fanno con la sinistra. Quando si dice la saggezza evangelica.

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