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Inflazione in risalita, spinta dai beni energetici: tendenza temporanea o strutturale?

Inflazione in risalita, spinta dai beni energetici: tendenza temporanea o strutturale?

A gennaio l’indice dei prezzi cresce dell’1,5% su base annua, trainato dal caro energia. Stangata da oltre 470 euro annui per le famiglie italiane. L’inflazione di fondo resta stabile.

Accelera l’inflazione e per le famiglie italiane la ricaduta rischia di essere di oltre i 470 euro annui. A gennaio, dati Istat, c’è stato un incremento dell’1,5%, che preoccupa. Ma l’alzata di testa dell’inflazione è spinta dai beni energetici, con un carrello della spesa stabile e un’inflazione di fondo che resta ferma. Quindi suona come una possibile tendenza temporanea più che strutturale.

Secondo i dati Istat a gennaio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività ha segnato un incremento dello 0,6% rispetto a dicembre 2024 e dell’1,5% su base annua. Un’accelerazione rispetto all’aumento dell’1,3% di dicembre 2024, confermando la tendenza rialzista dei prezzi.

L’aumento dell’inflazione impatterà sulle famiglie italiane, con un aggravio medio di 472,50 euro annui, circa 103,40 euro solo per il settore alimentare (stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori). Secondo i conti del Codacons una famiglia tipo con questi dati potrà avere una ricaduta di 493 euro annui sul costo della vita, mentre per una famiglia con due figli il rincaro potrebbe toccare i 671 euro.

L’aumento dell’inflazione di gennaio è stato trainato principalmente dall’incremento dei prezzi dei beni energetici regolamentati (passati da +12,7% a +27,5%) e dalla minore flessione di quelli non regolamentati (da -4,2% a -3,0%). Anche i Servizi ricreativi e per la cura della persona hanno registrato un lieve rialzo (+3,3%), mentre i prezzi dei Servizi di trasporto hanno rallentato (+2,5%). Il costo dell’energia è stato cruciale, dunque, per l’incremento dell’inflazione di inizio anno. Infatti, l’inflazione di fondo, depurata dagli energetici e dagli alimentari freschi, è rimasta stabile. E si è mantenuto, al +1,7%, anche il “carrello della spesa”.

Energia, dunque, al centro di tutto. E si sa che, quando l’aumento dell’inflazione è guidato dai beni energetici, potrebbe trattarsi di un fenomeno transitorio. I prezzi di petrolio e gas, infatti, sono soggetti a forti oscillazioni determinate da fattori geopolitici e climatici (il periodo dell’anno con i consumi in crescita). Con una stabilizzazione o discesa dei costi delle materie prime, l’inflazione potrebbe ridursi automaticamente per effetto base, senza necessità di interventi.

Le autorità monetarie, infatti, tendono a intervenire solo se l’inflazione persiste nel tempo e si trasferisce in modo stabile su salari e beni di consumo. In caso contrario, una fase di aumento temporaneo dell’inflazione non richiede politiche restrittive, evitando così di impattare negativamente sulla crescita economica.

L’aumento dell’inflazione a gennaio è indubbiamente un segnale di allerta per il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Tuttavia, sebbene l’impatto economico sia rilevante, è necessario valutare se il caro energia sia un fenomeno temporaneo o possa avere ripercussioni strutturali. I prossimi mesi lo diranno.

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