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L’Ilva fa crollare l’export pugliese

L’Ilva fa crollare l’export pugliese

Meno 16% nel primo trimestre 2013. Perse oltre 400 aziende dal 2000 al 2011. Natuzzi e Bridgestone le altre vertenze bollenti.

L’export pugliese è in crisi. Colpa dell’Ilva, o anche dell’Ilva. Che fa registrare un passo indietro di quasi il 70 per cento alla voce “prodotti in metallo” e relega la Puglia all’ultimo posto per le esportazioni nel primo trimestre 2013. Taranto sempre nell’occhio del ciclone, la crisi di Natuzzi, il re dei divani, la vertenza Bridgestone a Modugno. L’estate pugliese sarà torrida, non solo dal punto di vista climatico.

Ciò nonostante, “si registrano i primi fili d’erba che annunciano la fine del deserto”, ha detto qualche giorno fa con una punta di trionfalismo Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia davanti la platea del Forum di Federlegno Arredo, a Milano, e testimoniato anche da Panorama.it . Giustificata da dati positivi. Nel primo trimestre del 2013 l’export del mobile è cresciuto del 4,2 per cento, invertendo la tendenza negativa dei due anni precedenti. Bari e Brindisi hanno creato un network di voli low cost tra i migliori d’Europa. La banda larga copre il 98 per cento del territorio pugliese. Le spiagge del Salento registreranno anche quest’anno il tutto esaurito. E i diciotto distretti produttivi e sei tecnologici, il 6 per cento dell’Italia, non conoscono la crisi.

Ma la ripresa dell’export è l’altra faccia della medaglia di un comparto che dal 2000 al 2012 ha perso oltre 400 aziende, passate da 520 ad un centinaio, ed ha visto drasticamente calare la sua forza lavoro da 14 a 6 mila addetti. E la crisi è tutt’altro che finita complice anche l’Ilva che ribalta drasticamente i dati dell’economia pugliese. I dati sulle esportazioni delle regioni italiane relativi al primo trimestre 2013 relegano la Puglia all’ultimo posto per la variazione delle esportazioni regionali: -16,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A trainare al ribasso è stato il crollo della voce “metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti”, che in Puglia per il 95 per cento significa l’acciaio dell’Ilva, che ha evidenziato un passo all’indietro del 68,5 per cento.

 

ISTAT: IL SUD SPINGE VERSO IL BASSO L’EXPORT

Complessivamente, dice l’Istat nel suo ultimo rapporto nazionale , le esportazioni di sud e isole perdono il 7,8 per cento nel primo trimestre 2013, in calo anche nel nord est e centro, in crescita nel nord ovest dello 0,5 per cento. Le regioni che causano la flessione sono Puglia, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Sardegna. Tra le regioni in espansione le Marche, con un +13,2 per cento, la provincia di Bolzano, +3,8 per cento, la Liguria, +2,5 per cento e il Lazio, con un segno più del 2,4 per cento. Tra le province che presentano un rilevante aumento delle vendite all’estero, associato a un significativo impatto positivo sulla diminuzione dell’export nazionale, si segnalano Firenze, Latina e Ascoli Piceno.

Taranto è seconda solo a Siracusa nella classifica tra le province con il più elevato contributo alla diminuzione dell’export nazionale. Pesa, ovviamente “l’effetto Ilva”. E nel Salento, secondo i dati della Camera di Commercio di Lecce , va anche peggio, visto che nell’arco di tempo compreso tra gennaio e marzo, la diminuzione è stata pari al 17,1 per cento. Più contenuto rispetto alle altre province jonico salentine il calo di Brindisi, che rispetto a dodici mesi fa perde il 5,7 per cento. Uniche note positive giungono da Bari che si conferma ancora trainante in fatto di export, e che porta a casa un +11,8 per cento.

Per la Puglia, quasi il 70 per cento delle merci esportate è stato venduto nei paesi europei: Francia, Germania e Svizzera sono i principali acquirenti dei prodotti pugliesi, in particolare del Salento con i suoi vini e oli pregiati. Emerge un vero e proprio boom verso due paesi africani: il Sudafrica, verso il quale le vendite sono passate da 102 mila nel 2012 a 2,3 milioni di euro, e la Libia che, nel trimestre in esame, ha acquistato merci salentine per un valore di oltre 2 milioni rispetto ai143 mila dello stesso periodo dell’anno precedente.

Emerge un calo complessivo a tutti gli effetti, fatta eccezione per l’agroalimentare che riesce comunque a tenere e a far registrare, in qualche caso, variazioni con il segno positivo. Il settore dei macchinari resta quello trainante in fatto di export, ma nel trimestre in esame fa registrare un calo di oltre il 29 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Male anche il settore moda che registra una perdita del 25,5 per cento del suo fatturato all’estero. In flessione anche le vendite all’estero degli articoli di abbigliamento, con un meno 7,6 per cento.

In lievissimo aumento (+0,8 per cento) l’export di prodotti tessili. Segno positivo per le esportazioni di bevande e prodotti alimentari, che fa registrare un +13,6 per cento con 8,7 milioni di merci vendute all’estero così suddivisi: 5,2 milioni imputabili all’export di vino (+10%) e 3,5 milioni ai prodotti alimentari, in crescita del 19,5 per cento.

NATUZZI E BRIDGESTONE, VERTENZE “BOLLENTI”

Intanto la “vertenza” Natuzzi rischia di far saltare 1900 lavoratori. Se ne è discusso in Regione in un tavolo convocato ad hoc. Si parla di proroga della cassa integrazione e del ricorso ai contratti di solidarietà. Il 28 giugno, poi, ci sarà una manifestazione sotto la Prefettura di Bari. I sindacati puntano a scongiurare la minaccia di delocalizzazione paventata dal leader dei divani contro i mancati finanziamenti promessi dalla Regione e la concorrenza aggressiva effettuata da 2 mila cinesi che producono gli stessi prodotti a costi nettamente inferiori.

E su altro fronte caldo, quello della Bridgestone , che aveva minacciato di chiudere lo stabilimento di Modugno, alle porte di Bari, e mandare a casa 900 operai, si è giunti alla firma di un protocollo d’intesa che dovrà essere firmato dai sindacati entro la fine di luglio. Bridgestone ha deciso di ridurre la produzione dagli attuali 4,5 milioni ai 3,5 milioni di pneumatici previsti a regime nel 2016. Questo passaggio sarà immediato già dal prossimo gennaio 2014 e comporterà tagli di personali, quanti lo si saprà solo tra qualche giorno. Il board europeo ha accettato di mantenere a Bari anche la produzione di 2/300 mila coperture a marchio Bridgestone. Ma i lavoratori restano molto preoccupati. La Puglia al bivio: si attendono mesi delicati per riportare in alto una regione che fino al’anno scorso era il traino dell’intera economia del sud Italia.

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