«Dobbiamo fare come a Wuhan!» è il mantra che ogni giorno ripetono scienziati, politici e autorità. Perché da giorni la Cina comunica al mondo che la città da cui tutto è partito non registra nuovi contagi da Coronavirus. E questo grazie alle misure di contenimento da legge marziale. Ma se il “modello Wuhan” non è perfettamente riproducibile in Italia, possiamo tuttavia ispirarci ad esso per cogliere quello che dovremmo fare e che potrebbe avvenire nel nostro prossimo futuro.
Leggere i quotidiani cinesi è come viaggiare in una macchina del tempo, sia pure a gittata ridotta. Diciamo che permette di vedere avanti nel futuro di almeno un mese. Le immagini che arrivavano dalla Cina degli ospedali da campo, delle disinfezioni nelle strade, dei droni che minacciavano chi usciva di casa ci incuriosivano, ma non ci preoccupavano. E tantomeno preoccupavano le autorità sanitarie occidentali e i nostri governanti. Poi quelle stesse immagini le abbiamo girate in casa nostra. La nostra realtà ha superato gli incubi che venivano dall’Oriente. E i nostri morti hanno superato i loro. E allora oggi più che mai conviene guardare nel cannocchiale del tempo, leggendo le cronache locali sui quotidiani di Wuhan. Perché potrebbe esserci scritto il nostro futuro prossimo.
Ecco, per esempio, come quattro reporter del Changjiang Daily Sun hanno raccontato come si fa la spesa, oggi, nella città che sta voltando pagina, ma che ancora ha un lungo cammino da compiere per tornare alla normalità.
Il 20 marzo la commissione cittadina per la prevenzione e il controllo dell’epidemia ha consentito la parziale riapertura di alcuni punti vendita di alimenti. Un passo importante dopo che per settimane il rifornimento dei viveri era affidato all’esercito. Una riapertura tutt’altro che semplice.
«Prima di entrare nel supermercato Wushang di Changqing road – scrivono i cronisti cinesi – i clienti devono registrarsi con un documento, fornire il proprio numero di telefono, mostrare un certificato medico tramite app sul cellulare. Se il colore è verde, il cliente è negativo al coronavirus. Poi gli viene comunque misurata la temperatura. Ogni persona deve stare ad un metro e mezzo dall’altra. Il tavolo per la registrazione è sistemato davanti al negozio e i controlli vengono effettuati dal personale del supermercato». Il cronista ha 36.5 di temperatura, e può entrare.
Ma le precauzioni non finiscono qui. «All’ingresso ci sono tappetini per la disinfezione e le suole delle scarpe vengono disinfettate. Un commesso provvede anche a spruzzare del disinfettante sulle mani del cliente». Stessa procedura al Carrefour: «I cittadini si allineavano a 1,5 metri di distanza. Alla porta, un membro dello staff ha rilevato la temperatura corporea, una persona l’ha registrata e quindi ha confermato che il codice sanitario del cittadino era verde e ha inserito le informazioni personali, tra cui: nome, temperatura, numero di telefono». «La merce è tornata sugli scaffali. Un cliente ha raccontato che quando ha ottenuto il via libera dalla Commissione di quartiere per il controllo dell’epidemia è uscito per fare acquisti. Nel suo carrello ci sono riso, olio e articoli di cartoleria per bambini».
Il direttore del negozio di Zhongshang Youpinhui, tale Zhu Hong, specifica di essersi preparato per giorni per accogliere i clienti: «Al fine di garantire la sicurezza dell’ambiente commerciale, si attiva automaticamente un blocco all’ingresso quando all’interno ci sono cento clienti. Ogni giorno le aziende di disinfezione professionale entrano nel negozio per disinfettare e anche il personale del supermercato lo disinfetta di volta in volta. Al momento del pagamento, verrà inoltre ricordato ai consumatori di pagare tramite app sul telefono il più possibile».
Al negozio RT-Mart Jianghan, «i piatti e la frutta sono stati confezionati e prezzati. I clienti possono prelevare e andare senza pesare, il che consente di risparmiare tempo di acquisto e evita code. Per farlo il responsabile del negozio racconta che il personale è arrivato alle 6 del mattino e ha completato il lavoro di imballaggio e pesatura in anticipo».»Nel negozio Baisheng del supermercato Wusheng, si vendono frutta e verdura fresche, yogurt, carne fresca e congelata, noodles caldi secchi. I dispositivi di protezione sterili, come guanti e disinfettanti per le mani, sono impilati in un luogo ben visibili”.
La descrizione dettagliata che i giornalisti fanno dei prodotti in vendita fa capire quanto quegli stessi beni, per settimane, fossero introvabili: «Alla China Merchants Goods Fair gli scaffali di frutta e verdura erano pieni e ricchi di varietà e sono di nuovo disponibili carne fresca, pesce vivo, prodotti a base di soia, spaghetti di riso freschi, tagliatelle essiccate a caldo e altri prodotti che erano stati sospesi nel periodo precedente. Le etichette mostrano che i prezzi delle materie prime sono più bassi che nello stesso periodo dell’anno scorso».
Questo accadeva a Wuhan il 20 marzo. Confrontando date e eventi, potrebbe essere il nostro 10 maggio 2020.