Guardando l’andamento di stamattina dei mercati azionari sembra che agli investitori non piaccia affatto l’idea di una guerra commerciale globale alimentata dai dazi e di una possibile recessione.
Le principali borse europee hanno aperto con ribassi oltre l’1%, i futures sugli indici di Wall Street scendono di circa il 3% e l’indice Nikkei giapponese ha toccato i minimi degli ultimi otto mesi. I rendimenti dei Treasuries a 10 anni sono scesi ai livelli più bassi da ottobre 2024, mentre il dollar index ha toccato il minimo degli ultimi sei mesi, con scambi caratterizzati da forte incertezza. Le dure sanzioni annunciate ieri nel tranquillo contesto del Rose Garden della Casa Bianca hanno immediatamente scatenato turbolenze sui mercati finanziari internazionali e suscitato le critiche di numerosi leader.
Di fronte a queste incertezze, gli investitori cercano valori rifugio, come l’oro, ha raggiunto un nuovo massimo storico, a 3.167,84 dollari l’oncia (31,1 grammi). Nel mercato dei cambi, “il dollaro americano è sceso al suo livello più basso dal momento dell’ingresso di Trump alla Casa Bianca”, sottolinea Ipek Ozkardeskaya, analista di Swissquote Bank, trovandosi al minimo da ottobre intorno con un calo dello 0,85% a 1,0986 dollaro per euro. Nel mercato del petrolio, il prezzo del barile di Brent del Mare del Nord è sceso del 3,34% a 72,45 dollari, mentre quello dell’equivalente americano, il WTI, ha perso il 3,57% a 69,15 dollari.
Non è chiaro per quanto tempo rimarranno in vigore queste tariffe, visto che la Casa Bianca ha dichiarato di essere disposta a trattare ancora con i singoli Paesi. Inoltre, scatteranno probabilmente misure di ritorsione. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l’Unione Europea è pronta a rispondere con contromisure nel caso in cui i negoziati con Washington falliscano.
“L’import complessivo degli Stati Uniti è pari a circa 3.300 miliardi di dollari, e le entrate fiscali massime derivanti da queste misure potrebbero raggiungere i 600-800 miliardi o 2,5% del Pil Usa. La riduzione dell’import e la rilocalizzazione della produzione negli Stati Uniti ridurranno il gettito effettivo” affermano gli analisti di Equita in una nota.
Come precisano gli esperti della Sim, “Lo scenario più favorevole, e quello che riteniamo più probabile, è che le aree più colpite eviteranno di adottare contromisure drastiche nel breve termine. L’Unione Europea, a nostro avviso, punterà a una riduzione delle tariffe attraverso il dialogo, mentre la Cina potrebbe intensificare le misure di stimolo interno per contrastare gli effetti economici negativi. Dopo una fase di debolezza dei mercati, che potrebbe protrarsi per qualche giorno, è probabile che si inizino a vedere margini di ripresa, sostenuti dalle prospettive di negoziazione e dalle risposte delle banche centrali. La maggior parte delle banche centrali, infatti, potrebbe vedere questa situazione come un ulteriore incentivo a tagliare i tassi d’interesse”.