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Mps, il governo benedice l’offerta su Mediobanca: niente golden power e voterà l’aumento di capitale

Mps, il governo benedice l’offerta su Mediobanca: niente golden power e voterà l’aumento di capitale

Arriva la decisione della Presidenza del Consiglio che apre la strada all’OPS. Giovedì l’assemblea Mps decide sull’operazione

La giornata borsistica ha sorriso a Banca Monte dei Paschi di Siena, con il titolo in rialzo del 2,5% a 6,33 euro, in linea con un comparto bancario tonico (+2,3% il Ftse Mib), ma soprattutto spinto dalla notizia che il governo italiano ha deciso di non esercitare il golden power sull’offerta pubblica di scambio (OPS) lanciata su Mediobanca, la quale a sua volta ha registrato un incremento del 4,3%, attestandosi a 15,15 euro.

La delibera della Presidenza del Consiglio dei Ministri rappresenta un passaggio chiave per l’operazione annunciata dal gruppo senese a gennaio, che mira alla creazione di un nuovo polo bancario italiano. Una decisione attesa, ma comunque significativa: la rinuncia all’utilizzo dei poteri speciali da parte dell’esecutivo ha sgomberato il campo da eventuali ostacoli politici e ha dato un segnale chiaro al mercato. Il governo non solo non si oppone, ma supporta esplicitamente la strategia guidata dal ceo Luigi Lovaglio, condividendone la logica industriale e l’obiettivo politico di costruire una banca nazionale forte, in grado anche di contrastare potenziali assalti stranieri nel settore assicurativo, come quelli legati al destino di Generali.

Ora però l’attenzione si sposta sull’assemblea degli azionisti  Mps convocata per il prossimo 17 aprile, chiamata ad approvare il bilancio e, soprattutto, l’aumento di capitale a servizio dell’OPS. Un passaggio delicatissimo, perché per il via libera sarà necessario il voto favorevole di almeno il 66% dei votanti

In vista dell’appuntamento la mappa degli schieramenti azionari si va definendo, pur con alcune aree grigie. Finora, i principali sostenitori dell’operazione sono il Mef (oggi all’11,7%), Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone (quest’ultimo salito a circa il 9%). Insieme, rappresentano già quasi il 30% del capitale e dvoteranno compatti a favore dell’aumento. Un ulteriore 1% , come già annunciato, arrivare dal fronte delle fondazioni, da Mps alla Compagnia di San Paolo, che storicamente sostengono l’istituto senese.

Più incerto è l’orientamento del blocco Banco Bpm e Anima, che detiene una quota combinata vicina al 9–10%. Sebbene gli analisti ritengano probabile un voto favorevole, non è arrivata alcuna conferma ufficiale. Il nodo sarà sciolto dal consiglio d’amministrazione in programma per domani.  Il disco verde farebbe salire il consenso a ridosso del 40%, consolidando l’operazione.

Sul fronte degli investitori istituzionali, si registra un ampio  fronte favorevole che include alcuni dei nomi più rilevanti della finanza globale. Norges Bank, il fondo sovrano norvegese con una quota del 2,6%, ha annunciato il proprio appoggio. Pimco, con l’1,5% circa, ha già costruito in passato un rapporto solido con Lovaglio ed è pronta a sostenere l’operazione. Anche Algebris di Davide Serra si è schierata pubblicamente a favore, richiamando la logica industriale e la solidità dei numeri alla base dell’offerta.

Ma non tutto l’azionariato è compatto. Alcuni fondi internazionali, seppur con quote minoritarie, hanno già espresso parere contrario. Tra questi figurano il fondo pensione dello Stato della Florida (0,13%), il fondo Calvert del gruppo Morgan Stanley, New York City Comptroller (0,16%) e CPP Investments, fondo pensione canadese con lo 0,7%. Il loro dissenso, più che quantitativo, è simbolico: segna una distanza rispetto alla visione strategica proposta dal Monte e dai suoi principali azionisti.

Ulteriori incertezze emergono dai proxy advisor, ovvero quelle società che offrono raccomandazioni di voto agli investitori istituzionali. Anche qui si registra una spaccatura: Glass Lewis ha raccomandato di votare a favore dell’aumento di capitale, mentre ISS ha invece suggerito di esprimersi contro. Le posizioni dei proxy advisor potrebbero influenzare significativamente il comportamento dei fondi passivi e degli investitori istituzionali più cauti.

Sul mercato, intanto, si registra un dato interessante: il concambio tra azioni Mps e Mediobanca si attesta in area 2,39, al di sopra del rapporto proposto ufficialmente da Mps (2,3), segno di una fiducia crescente del mercato nella riuscita dell’operazione o, almeno, nella sua convenienza industriale.

Con il semaforo verde del governo e il supporto di diversi investitori chiave, l’OPS su Mediobanca appare più vicina a trasformarsi da suggestione a realtà. Tuttavia, l’esito resta appeso ai voti del 17 aprile. Sarà una conta determinante, con il potenziale di riscrivere gli equilibri del sistema bancario italiano.

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