Saipem7 ha l’approvazione del mercato. Il matrimonio italo-norvegese deciso ieri tra Saipem e Subsea7 dà vita a un colosso energy da 20 miliardi di ricavi e 43 miliardi di ordini. E il mercato oggi ha risposto: eccesso di rialzo con un guadagno teorico di oltre il 10 per cento alla Borsa di Oslo per la compagnia norvegese e del 9,6% a Piazza affari per l’italiana.
Il gigante che nasce dall’intesa tra Saipem e Subsea7 si chiamerà Saipem7 e sarà un gigante del settore dei servizi energetici, con sede in Italia e quotata sia a Milano sia ad Oslo. L’operazione non comporterà il lancio di un’OPA sul flottante delle due società. Il matrimonio potrebbe generare, secondo gli analisti di Equita, un incremento di valore per Saipem compreso tra il 4% e il 13% della sua capitalizzazione di mercato. La nuova società avrà un portafoglio ordini aggregato di 43 miliardi di euro, oltre 45mila dipendenti, ricavi stimati intorno ai 20 miliardi di euro e Ebitda di oltre 2 miliardi
Il closing dell’operazione è previsto per la seconda metà del 2026, con un rapporto di concambio fisso che vedrà la fusione strutturata in modo paritetico tra i due gruppi. Gli attuali azionisti di Saipem e Subsea7 deterranno infatti quote equivalenti nella nuova entità. Eni e Cdp Equity, che oggi controllano rispettivamente il 20% e il 12% di Saipem, deterranno insieme circa il 17% della nuova società. Il restante capitale sarà suddiviso tra gli altri azionisti, inclusa Siem Industries, che avrà un ruolo centrale nella governance.
L’accordo prevede una governance condivisa tra le due anime del gruppo: l’amministratore delegato sarà Alessandro Puliti, attuale CEO di Saipem, mentre John Evans, CEO di Subsea7, guiderà il business Offshore Engineering & Construction. Il presidente sarà a un rappresentante di Siem Industries.
La fusione porterà benefici agli azionisti attraverso una nuova politica di dividendi: Saipem7 prevede di distribuire almeno il 40% del free cash flow netto in dividendi, migliorando così la redditività per gli investitori. Si stimano sinergie annuali pari a circa 300 milioni dal terzo anno successivo alla fusione, con costi one-off pari a circa 270 milioni.
“Un perfetto esempio di come il pubblico può valorizzare operazioni industriali imponenti. Con questa fusione si costruisce un colosso mondiale del settore dell’ingegneria energetica ma con sede in Italia, a Milano”, ha commentato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Si tratta di una fusione strategica anche grazie all’elevata complementarità tra le due aziende dal punto di vista geografico e della clientela. E con l’accordo si rafforza e allarga il posizionamento dell’Italia nel settore energetico e offshore, dando vita a un colosso in grado di competere con i maggiori operatori globali del settore.