Direttore, qualche giorno fa ha firmato un importante Protocollo di collaborazione in materia doganale col Vaticano, di che si tratta?
«Tra l’Italia e lo Stato della Città del Vaticano esiste uno storico e indissolubile legame di cooperazione che abbiamo voluto aggiornare sul versante doganale. Il protocollo firmato con il governatorato affronta due ambiti cruciali. Il primo attiene all’introduzione, in via sperimentale, di una procedura telematizzata per la presentazione delle dichiarazioni valutarie, al fine di snellire le procedure e di aumentare la trasparenza. Il secondo, invece, è strategico perché riguarda il continuo aggiornamento delle competenze del personale doganale».
È di poche settimane fa la firma dell’intesa per la cooperazione doganale col Bahrein…
«Sì, ho firmato a Manama un accordo con il presidente delle dogane del Regno. L’Intesa tecnica faciliterà il commercio internazionale con metodi di controllo tecnologicamente all’avanguardia e rafforzerà la sicurezza per i cittadini e gli operatori economici. La visita in Bahrein è avvenuta a poche settimane dalla missione del premier, Giorgia Meloni, e quest’accordo mira a consolidare le relazioni bilaterali tra i nostri Paesi. L’Agenzia accoglierà una delegazione del Bahrein in Italia. Nelle nostre sedi i rappresentanti delle dogane del Regno avranno l’opportunità di approfondire le best practice in materia di controlli, di osservare da vicino le nostre attività operative e di conoscere l’alto valore tecnico dei laboratori chimici. La cooperazione sancita da questo memorandum punterà all’utilizzo delle nuove tecnologie basate sull’intelligenza artificiale e sulle blockchain».
A gennaio è entrata in vigore una nuova normativa in materia di importazione ed esportazione di denaro contante. Quali sono le novità?
«Le nuove norme, di fatto, allineano la legislazione italiana a quella dell’Unione europea in materia. In particolare, è stata aggiornata la definizione di denaro contante, che adesso include anche le monete fuori corso (che è possibile scambiare con quelle in circolazione) e l’oro da investimento. Oggi chi trasferisce questa tipologia di oro tra Paesi dell’Ue deve dichiararlo all’ingresso, o all’uscita dallo Stato, se il valore è pari, o superiore, a 10.000 euro».
Per quanto riguarda la dichiarazione valutaria, sono stati introdotti nuovi obblighi?
«È stato formalizzato l’obbligo di mettere a disposizione, su richiesta delle autorità di controllo, il denaro contante oggetto della dichiarazione valutaria. Nel caso in cui il soggetto non osservi tale obbligo è prevista una specifica sanzione. Ciò si spiega con la necessità di evitare che la dichiarazione valutaria, a cui non corrisponde un’effettiva movimentazione di denaro contante, possa servire a giustificare attività illecite. Ci sono novità anche per le spedizioni di denaro contante non accompagnato. Nel caso di spedizioni fuori dall’Italia spetta al mittente l’obbligo di trasmettere una dichiarazione informativa, mentre nel caso di spedizioni verso l’Italia tale obbligo è del destinatario. Rispetto alla precedente normativa è stato adeguato il modello a quello per le operazioni extra Unione e sono stati meglio evidenziati gli obblighi nei confronti dell’Autorità doganale. Le nuove norme mirano alla trasparenza dei flussi finanziari transfrontalieri».
In caso di controllo se non si è dichiarato il denaro contante, si rischierà sempre il sequestro?
«Rimangono le sanzioni in caso di omessa dichiarazione e l’eventuale sequestro di denaro non dichiarato. Tuttavia, le nuove norme introducono la possibilità per le autorità di disporre il cosiddetto “trattenimento temporaneo”. In sostanza, le autorità hanno la possibilità di trattenere il denaro, per un minimo di 30 giorni fino a un massimo di 90, per svolgere i dovuti accertamenti. Questa misura può applicarsi anche alle somme regolarmente dichiarate».
La sua amministrazione è impegnata su svariati fronti, conta circa 12.000 dipendenti e altri ne stanno per arrivare grazie ai concorsi che avete bandito. Cosa sta imparando da questa esperienza?
«Mi lasci dire, dopo tanti anni di alta amministrazione, che si tratta dell’impegno istituzionale più impegnativo. L’Agenzia è una grande holding pubblica, che si occupa di sterminate materie di carattere finanziario e che deve essere guidata con piglio manageriale e forte determinazione giuridica. Siamo strategici per il sistema Paese. Portiamo nella casse dello Stato quasi 90 miliardi di gettito fiscale. Abbiamo una grande proiezione internazionale, in ambito doganale, che ci consente di stringere accordi in tutto il mondo. Siamo un’autorità di regolamentazione e di vigilanza del mercato, anche con riferimento ai settori delle accise e dei monopoli dello Stato relativi a prodotti energetici, giochi pubblici, tabacchi, alcol. Ci occupiamo pure di immigrazione clandestina. Collaboriamo, in modo sinergico, con la Guardia di finanza e con altre istituzioni pubbliche. Il mio obiettivo è quello di strutturare, in modo definitivo, l’Agenzia, facendola diventare una forte e stabile amministrazione pubblica, con standard operativi sempre più moderni e innovativi. Con noi lavorano chimici, biologici, matematici, ingegneri, informatici, giuristi, economisti, esperti in lingue straniere. Stiamo reclutando molti giovani. Il futuro è loro, in combinato disposto con l’intelligenza artificiale».