Home » Attualità » Economia » Slitta il Decreto Bollette: tre giorni per sciogliere il nodo

Slitta il Decreto Bollette: tre giorni per sciogliere il nodo

Slitta il Decreto Bollette: tre giorni per sciogliere il nodo

Meloni chiede misure più incisive, ma il MEF frena: fondi già al limite. Bonus sociale, aiuti alle imprese e rischio aiuti di Stato: ecco cosa c’è in gioco nel decreto atteso venerdì.

Più di tre miliardi non ci sono. Il Mef ha reagito così allo slittamento del decreto bollette deciso dalla premier, ribadendo che i fondi sono quelli. Le misure di aiuto antirincari a famiglie e imprese dovevano approdare oggi in Consiglio dei Ministri e invece ci arriveranno venerdì mattina, perché considerate “non soddisfacenti” da Giorgia Meloni, che chiede anche un miliardo in più. In campo ci sono tre protagonisti: grandi imprese, famiglie e piccole imprese che stanno vivendo il caro energia e i produttori di energia che devono mantenere i margini. A tirare le fila, in cerca di un compromesso il governo, che deve trovare anche la copertura economica.

La premier ha chiesto ai ministri Giancarlo Giorgetti e Gilberto Pichetto Fratin di rivedere la bozza presentata, per “fare di più” e garantire un impatto più concreto sulle bollette di famiglie e imprese. Sembra che i punti chiave del decreto non siano in discussione, ma serva un “approfondimento”.

Le misure principali della bozza attuale prevedono un potenziamento del bonus sociale, con l’innalzamento del tetto ISEE da 9.530 a 15.000 euro per estendere gli sconti in bolletta a 6 milioni di famiglie. Per sostenere le imprese sul tavolo c’è la riduzione del differenziale tra il prezzo del gas sul mercato europeo e quello italiano, con un risparmio stimato di 1,3 miliardi per le aziende. A rischio contestazione da Bruxelles l’ipotesi di recuperare 600 milioni di proventi dalle aste sulle emissioni di CO2 per darli alle imprese energivore e alle PMI. Roma si potrebbe esporre così alla contestazione di aiuti di Stato a livello europeo. Si sta lavorando anche al potenziamento dell’energy release fornitura di elettricità a prezzi calmierati per le aziende che utilizzano fonti rinnovabili. Questo però, coperture economiche permettendo. C’è poi la questione trasparenza con nuove regole per impedire addebiti ingiustificati e rendere le fatture più leggibili. C’è poi il capitolo proroga delle concessioni idroelettriche. Oltre otto su dieci sono scadute o lo saranno entro quattro anni.

Il pressing sul governo arriva da ogni parte. Confindustria ha stimato che l’energia più cara rispetto alla media europea comporterà un aggravio di 10 miliardi di euro per imprese e famiglie. Confcommercio chiede interventi immediati sugli oneri di sistema e sul disaccoppiamento tra il prezzo dell’elettricità e quello del gas. La Confederazione nazionale dell’artigianato e delle PMI stima che le piccole imprese italiane pagano l’energia fino al 40% in più rispetto alla media europea. Le associazioni dei consumatori (Codancons e Unione Nazionale Consumatori) chiedono di ripristinare la misura del governo Draghi dell’Iva ridotta al 5% sul gas e l’azzeramento degli oneri di sistema. Nell’opposizione il Partito Democratico rilancia la proposta di “disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas” e di garantire tariffe più basse tramite un Acquirente Unico pubblico.

Ora ci sono tre giorni di lavoro e di discussioni interne. Il Consiglio dei ministri di venerdì sarà decisivo, per capire come il governo interverrà per sostenere imprese e famiglie.

© Riproduzione Riservata