Donald Trump tira dritto sui dazi. Il presidente americano ha annunciato tariffe del 25% sull’importazione di automobili e dei loro pezzi di ricambio. Le prime entreranno in vigore il 3 aprile, le seconde invece entro i primi giorni di maggio.
Si tratta di misure significative, visto che circa la metà delle automobili vendute negli Stati Uniti l’anno scorso erano di importazione. In particolare, Washington ha importato circa 290 miliardi di dollari in auto. Sotto questo aspetto, i Paesi maggiormente colpiti dai nuovi dazi saranno Messico, Corea del Sud, Giappone, Canada e Germania. Il Messico, in particolare, rappresenta il maggiore esportatore di automobili negli Stati Uniti. Guardando invece all’Unione europea, è l’asse franco-tedesco a tremare maggiormente.
“Se l’Unione Europea collabora con il Canada per danneggiare economicamente gli Stati Uniti, verranno imposte tariffe su larga scala, molto più elevate di quelle attualmente previste, su entrambi i Paesi, per proteggere il migliore amico che ciascuno di questi due Paesi abbia mai avuto”, ha tuonato Trump poche ore fa, criticando un eventuale coordinamento tra Bruxelles e Ottawa per reagire ai nuovi dazi americani.
D’altronde, per Trump, l’obiettivo delle nuove tariffe è principalmente duplice: contrastare gli squilibri commerciali e riportare la produzione industriale del settore auto sul territorio statunitense. Basti pensare che, secondo Reuters, il 43% delle vendite di Volkswagen negli Usa proviene dal Messico: e infatti la stessa Reuters riporta che proprio Volkswagen è la principale casa automobilistica europea finita nel mirino della Casa Bianca. Più in generale, secondo dati pubblicati dal Sole 24 Ore, nel 2024 l’industria europea ha esportato auto per 31 miliardi di dollari e componentistica per 7 miliardi.
Certo, vari analisti sostengono che le tariffe potrebbero avere delle conseguenze negative per gli stessi Stati Uniti. Tuttavia, a dirsi ampiamente soddisfatto della mossa di Trump è stato soprattutto il sindacato americano dei metalmeccanici, l’Uaw. “Questi dazi rappresentano un passo importante nella giusta direzione per i lavoratori dell’auto e le comunità operaie di tutto il Paese, e ora spetta alle case automobilistiche, dalle Big Three alla Volkswagen e oltre, riportare negli Stati Uniti buoni posti di lavoro sindacalizzati”, ha dichiarato il presidente dell’organizzazione, Shawn Fain: organizzazione che, nel 2024, aveva dato il proprio endorsement presidenziale a Kamala Harris.
Ricordiamo che, a novembre dell’anno scorso, Trump ha conquistato i tre Stati operai di Wisconsin, Pennsylvania e Michigan: quello stesso Michigan in cui ha sede l’Uaw. In tal senso, i colletti blu della Rust Belt rappresentano un pilastro cruciale della coalizione elettorale che ha riportato l’attuale presidente americano alla Casa Bianca. È quindi principalmente in questo quadro che vanno interpretati i nuovi dazi annunciati da Trump.