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Dalla UE 1,8 miliardi all’auto. Una mancia per riparare alle follie green

Dalla UE 1,8 miliardi all’auto. Una mancia per riparare alle follie green

Bruxelles rivede il Green Deal: più flessibilità per l’auto, ma fondi limitati. Italia protagonista nella svolta pragmatica, mentre l’industria spera in una transizione meno penalizzante per la competitività europea

Indietro tutta. La Commissione europea innesta la marcia indietro sul green deal. Oggi infatti ha annunciato un piano d’azione che cerca di rimediare agli errori del passato anche se l’esiguità delle risorse a disposizione rende l’operazione poco credibile. Tanto per capire la i fondi messi a disposizione per la difesa ammontano a 800 miliardi. All’auto invece arriveranno solo 1,8 miliardi e serviranno solo per l’elettrificazione e la guida autonoma. A tal fine, la Commissione Europea ha annunciato la creazione di un’alleanza che riunirà i principali attori del settore per sviluppare veicoli di nuova generazione, composti da software e hardware digitali avanzati. Questo progetto sarà sostenuto da un ulteriore investimento di 1 miliardo di euro attraverso il programma Horizon Europe, destinato al periodo 2025-2027.

Green deal rinviato

L’unica parte veramente importante e di immediato beneficio è contenuta in un emendamento al regolamento sulle norme di CO2 per auto e furgoni, che sarà presentato entro il mese. L’obiettivo è offrire alle case automobilistiche maggiore flessibilità allungando il periodo di valutazione della loro conformità a tre anni, dal 2025 al 2027, anziché su base annuale. Questo approccio mira a evitare le sanzioni che, se applicate in modo rigido, avrebbero potuto compromettere ulteriormente la competitività del settore.

Neutralità Tecnologica

Un altro punto cruciale del piano è la neutralità tecnologica, che è stata finalmente riconosciuta come principio fondamentale per il futuro del settore automobilistico. Questo significa che le politiche europee non favoriranno un tipo di tecnologia rispetto a un altro, consentendo alle imprese di adottare le soluzioni più adatte alle loro realtà produttive e alle richieste del mercato.

Questo approccio eviterà soluzioni che, pur essendo ecologicamente desiderabili, potrebbero non essere praticabili per tutti i produttori, specialmente in un contesto in cui la concorrenza globale è sempre più agguerrita. In parallelo, la Commissione sta lavorando per rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa nella produzione di batterie. A tal fine, si prevede l’introduzione di requisiti per il contenuto europeo nelle celle e nei componenti delle batterie, così da garantire che la produzione di batterie rimanga competitiva, riducendo la dipendenza dalle importazioni.

Meloni e Urso

L’Italia ha giocato un ruolo di primo piano nell’influenzare questa marcia indietro della Commissione, spingendo per un approccio meno ideologico e più pragmatico. La decisione di rinviare le sanzioni per non conformità agli obiettivi di CO2 è stata salutata con soddisfazione dalla premier Giorgia Meloni, che ha sottolineato come questo rappresenti un successo per le battaglie condotte dal paese. Meloni ha spiegato che l’Italia non si è mai opposta alla transizione ecologica, ma ha sempre contrastato la transizione ideologica che avrebbe messo a rischio la sopravvivenza del comparto automobilistico europeo.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha esultato per l’annullamento delle multe previste, che avrebbero avuto un impatto devastante sul settore, definendo questa mossa come una vittoria per l’industria. Urso ha quindi ribadito l’importanza di un piano europeo per incentivare la produzione di veicoli a zero emissioni e per sostenere la transizione tecnologica, affinché l’Europa possa continuare a competere a livello globale senza compromettere la sua autonomia strategica.

Reazioni

Il piano della Commissione ha suscitato reazioni positive anche tra gli operatori del settore automobilistico, con i titoli delle principali case automobilistiche che hanno registrato un rimbalzo in Borsa dopo l’annuncio delle misure. L’industria ha accolto favorevolmente il segnale di maggiore flessibilità da parte delle istituzioni europee, con l’auspicio che queste modifiche possano offrire il tempo necessario per una transizione più graduale e sostenibile.

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