Aumenta la tensione tariffaria. I nuovi dazi americani alla Cina sono scattati da poche ore. Pechino è quindi al momento soggetta a tariffe complessive del 104%.
All’inizio, Donald Trump aveva comminato al Dragone un 20%. Poi, in occasione dei dazi reciproci, era stato aggiunto un ulteriore 34%. Nel momento in cui la Cina ha scelto la strada della ritorsione, la Casa Bianca aveva quindi minacciato un 50% aggiuntivo, se la Repubblica popolare non avesse fatto marcia indietro entro l’8 aprile: una marcia indietro che non c’è stata e che ha quindi portato Trump a procedere con nuovi dazi. Non solo. Martedì sera, il presidente americano ha anche triplicato le tariffe sui beni d’importazione cinese dal valore inferiore a 800 dollari. Il ministero del Commercio di Pechino, dal canto suo, si è detto pronto a “prendere risolutamente delle contromisure” e a “combattere fino alla fine”.
Ricordiamo che i dazi reciproci annunciati da Trump la settimana scorsa avevano come obiettivo economico e geopolitico principalmente il Dragone. Al di là dell’aliquota al 34% contro Pechino, Trump aveva colpito soprattutto i Paesi che vantano i legami economici più stretti con la Cina: Laos, Cambogia e Vietnam. Non solo. Il presidente americano aveva colpito i Brics con tariffe piuttosto diversificate: il Sudafrica al 30%, l’India al 26%, il Brasile, l’Iran e gli Emirati arabi al 10% (vale a dire, l’aliquota minima prevista).
Questo vuol dire che, con ogni probabilità, Trump sta cercando di spaccare internamente il blocco dei Brics, con l’obiettivo di indebolire l’influenza geopolitica cinese e scongiurare che possa essere creata un’alternativa al dollaro. Non a caso, la Casa Bianca ha colpito quasi tutti i Paesi dell’America Latina con dazi presentanti l’aliquota minima: anche in questo caso, nel mirino è finita la Cina. Trump sta cercando infatti di portare avanti una riedizione aggiornata dalla Dottrina Monroe. In tal senso, il suo fine è ridurre il più possibile l’influenza di Pechino nell’Emisfero occidentale.
Senza contare che la Cina rappresenta anche il convitato di pietra nel quadro delle tariffe imposte all’Ue. E’ altamente probabile che, in sede di negoziati con Bruxelles, Trump chiederà l’imposizione di significativi dazi europei nei confronti del Dragone. Del resto, la Casa Bianca non vede di buon occhio il fatto che, tra il 2023 e il 2024, Francia e Germania abbiano ulteriormente rafforzato i rapporti con la Repubblica popolare.
Insomma, è chiaro che le tensioni tariffarie tra Washington e Pechino non hanno soltanto a che vedere con la questione del deficit commerciale. Il tema è più ampio e riguarda la competizione geopolitica tra le due capitali. Ovviamente, per la Casa Bianca si tratta di una scommessa ad alto rischio. Il tempo ci dirà chi riuscirà alla fine a prevalere.