Teheran starebbe prendendo in considerazione l’ipotesi di proporre un’intesa nucleare provvisoria agli Stati Uniti, come primo passo verso un accordo più ampio e duraturo. Lo ha riportato giovedì Axios, citando un diplomatico europeo e una fonte informata sui colloqui. L’iniziativa arriva in un momento di intensa pressione da parte della Casa Bianca: il presidente Donald Trump ha imposto una scadenza di due mesi per raggiungere un nuovo accordo con l’Iran. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno aumentato la presenza militare in Medio Oriente, segnale di una possibile preparazione a scenari alternativi qualora la via diplomatica non producesse i risultati auspicati. Se i negoziati non dovessero progredire, Trump potrebbe valutare un’azione militare contro le infrastrutture nucleari iraniane, oppure dare il via libera a un intervento da parte di Israele.
Secondo fonti vicine al dossier iraniano, citate da Axios, i funzionari di Teheran ritengono poco realistico concludere un’intesa completa e tecnicamente articolata entro i tempi imposti da Washington. L’obiettivo di Teheran sembrerebbe essere quello di guadagnare tempo, nel tentativo di scongiurare un’escalation improvvisa. Ali Vaez, direttore del Progetto Iran presso l’International Crisis Group, ha dichiarato ad Axios: «Gli iraniani sembrano credere che sia improbabile raggiungere un accordo sostenibile nei tempi previsti dal Presidente Trump. Potrebbe quindi essere necessario considerare un accordo provvisorio come tappa intermedia verso un accordo definitivo» La missione iraniana presso le Nazioni Unite ha rifiutato di commentare la questione. Stando a quanto riportato da Axios, un possibile accordo provvisorio tra Iran e Stati Uniti potrebbe prevedere concessioni temporanee da parte di Teheran. Tra queste, una riduzione dell’arricchimento dell’uranio, la diluizione delle scorte di uranio arricchito al 60% e un accesso più ampio per gli ispettori internazionali. Sebbene tali misure rallenterebbero solo lievemente l’eventuale avanzamento verso la costruzione di un’arma nucleare, diversi esperti ritengono che potrebbero comunque favorire un contesto più propizio a trattative costruttive.
I dubbi degli Stati Uniti
Una simile proposta potrebbe includere anche l’estensione del cosiddetto meccanismo di «snapback», previsto dall’accordo sul nucleare del 2015 (JCPOA), che consente la reintroduzione automatica delle sanzioni ONU nel caso in cui l’Iran non rispetti gli impegni assunti. La disposizione sullo snapback, che consente il ripristino automatico delle sanzioni ONU, dovrebbe scadere a ottobre. Francia, Regno Unito e Germania hanno già messo in guardia Teheran: se entro la fine di giugno non verrà raggiunto un accordo, attiveranno il meccanismo. Un’eventuale intesa provvisoria potrebbe includere la richiesta iraniana di sospendere la campagna di «massima pressione 2.0» voluta dall’amministrazione Trump. Tuttavia, resta incerta la disponibilità della Casa Bianca ad accettare una simile condizione. Nel frattempo, alcuni funzionari statunitensi esprimono timori che Teheran possa sfruttare un accordo parziale per guadagnare tempo, bloccando i negoziati mentre prosegue le attività nucleari. Questo sospetto – riferisce Axios – rischia di ostacolare ulteriormente l’impegno dell’amministrazione americana. Il rapporto è stato diffuso in vista dell’incontro previsto per sabato a Muscat, in Oman, tra l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e il viceministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi, in rappresentanza rispettivamente di Washington e Teheran. Sebbene il presidente Donald Trump abbia dichiarato che i colloqui si svolgeranno in forma diretta, fonti iraniane hanno precisato che l’incontro sarà di natura indiretta, con scambi mediati anziché un faccia a faccia.
Nel frattempo, Trump ha ribadito mercoledì alla stampa che, qualora si rendesse necessario un intervento militare contro il programma nucleare iraniano, Israele sarà parte attiva dell’operazione, arrivando addirittura a guidarla. Alla domanda su quale sarebbe stata la scadenza entro cui l’Iran avrebbe raggiunto un accordo, il presidente ha risposto: «Non posso essere molto specifico, ma quando si avviano i colloqui, si sa se stanno andando bene oppure no, e direi che la conclusione arriverà quando penserò che non stanno andando bene». In risposta alla crescente pressione da parte della comunità internazionale, l’Iran ha lanciato un duro monito: potrebbe espellere gli ispettori nucleari delle Nazioni Unite dal proprio territorio qualora dovessero proseguire quelle che Teheran ha definito «minacce esterne». Il contrammiraglio Ali Shamkhani, uno dei principali collaboratori della Guida suprema dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha segnalato la possibilità di drastiche contromisure se i prossimi colloqui non produrranno risultati favorevoli per Teheran. «Il persistere delle minacce esterne e la situazione di attacco militare dell’Iran potrebbero portare a misure deterrenti, tra cui l’espulsione degli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e la cessazione della cooperazione. Si potrebbe anche prendere in considerazione il trasferimento di materiali arricchiti in luoghi sicuri», ha scritto Shamkhani su X riferendosi agli impianti di arricchimento dell’uranio dell’Iran.