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Riarmo europeo: l’Unione ci crede, ma le Borse no

Riarmo europeo: l’Unione ci crede, ma le Borse no

Negli ultimi giorni, i titoli di Rheinmetall e Thales hanno registrato forti ribassi a causa dei dazi imposti dall’amministrazione Trump e delle incertezze sul piano di riarmo europeo “Readiness 2030”. Nonostante l’aumento dei budget per la difesa e i nuovi contratti, la fase di “derisking” e la volatilità geopolitica minacciano le prospettive del settore, che resta vulnerabile a correzioni a breve termine.

Negli ultimi cinque giorni il titolo di Leonardo ha visto il suo valore diminuire di circa il 15%, quello del colosso tedesco degli armamenti Rheinmetall del 9% e quello della francese Thales del 7%. Anche loro, come tutte le principali aziende europee della difesa, sono state investite dall’ondata di ribassi provocati a livello globale dall’introduzione di dazi da parte dell’amministrazione Trump. Una dinamica che sorprende, soprattutto considerando le ingenti risorse che dovrebbero affluire grazie al piano di riarmo europeo, inizialmente noto come “ReArm Europe”, poi “Readiness 2030”, che dovrebbe sostenere i titoli del settore.


A innescare la caduta delle società della difesa sono due fattori:
le vendite dopo tanti mesi di rialzo e le incertezze sul piano di riarmo, che potrebbe risentire di un’eventuale rallentamento dell’economia provocato da dazi. In altre parole, la promessa della valanga di soldi sul settore potrebbe non essere mantenuta. Ma iniziano dal prima fattore.
Un’analisi comparativa condotta dalla piattaforma di trading eToro prima dei recenti ribassi, ha messo in luce un quadro interessante. Confrontando la performance delle “Magnifiche 7”, le principali società tecnologiche statunitensi, con sette leader del settore difesa in Europa (Bae, Dassault Aviation, Leonardo, Rheinmetall, Rolls-Royce, Safran e Thales), i risultati sono stati notevoli. Nell’arco di tre anni, le Magnifiche 7 hanno registrato una crescita del 102%, mentre le stelle nascenti della difesa europea hanno messo a segno un impressionante 354%.

Secondo Gabriel Debach, market analyst di eToro, «tutte le principali aziende della difesa europea si trovano in territorio ipercomprato». Questo non implica necessariamente un’inversione di tendenza imminente, ma rende il settore più vulnerabile a potenziali delusioni o ritardi nell’attuazione dei programmi di spesa. L’esperto suggerisce agli investitori di monitorare attentamente la concreta traduzione di questi piani e impegni in finanziamenti e spese nei prossimi mesi.
Le previsioni per i titoli della difesa europei nei prossimi sono influenzate da un complesso intreccio di fattori geopolitici, politiche di spesa militare e dinamiche di mercato. Da un lato, l’incremento dei budget per la difesa da parte dei governi europei, con una proiezione di spesa che potrebbe raggiungere il 3% del PIL entro il 2032, offre un solido supporto a lungo termine per il settore. A ciò si aggiungono i nuovi contratti e ordini di cui stanno beneficiando aziende come Leonardo e Rheinmetall, legati sia al riarmo europeo che al sostegno militare all’Ucraina. Nonostante le recenti correzioni, alcuni analisti hanno persino rivisto al rialzo i target price di titoli come Rheinmetall e Fincantieri, indicando un potenziale di crescita ancora presente.

Dall’altro lato, il comparto difesa ha subito un duro colpo in borsa negli ultimi giorni. Questo suggerisce una fase di “derisking” da parte degli investitori, che potrebbe continuare nel breve periodo. Inoltre, la prolungata fase di crescita ha portato molti titoli del settore ad essere considerati ipercomprati, aumentando il rischio di ulteriori correzioni. Infine, l’incertezza geopolitica, alimentata dalla pausa negli aiuti militari statunitensi all’Ucraina e dalle tensioni globali, potrebbe generare una maggiore volatilità sui mercati europei. A cui si aggiunge la minaccia di una recessione, con l’Europa sempre più in difficoltà a realizzare l’ambizioso programma di riarmo.

Il piano di riarmo dell’Unione Europea, che mira a raccogliere e distribuire 150 miliardi di euro in prestiti a basso interesse per agevolare l’acquisto di armi e munizioni avanzate e prevede un allentamento delle norme fiscali per mobilitare ulteriori 650 miliardi di euro, portando l’investimento complessivo a 800 miliardi di euro. Il programma ha già avuto un impatto notevole sulle azioni delle aziende del settore difesa, innescando una crescita esponenziale dei loro valori di mercato. Tuttavia, le recenti flessioni di mercato evidenziano una certa cautela e la necessità di monitorare attentamente la concreta attuazione del piano e le dinamiche geopolitiche per valutare la reale tenuta del settore. I prossimi giorni saranno dominati da una forte volatilità, con gli investitori cauti nel valutare l’impatto delle recenti vendite e delle dinamiche geopolitiche.

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