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Trump e la nuova destra americana. Idee radicali, potere forte e sfida alla democrazia

Trump e la nuova destra americana. Idee radicali, potere forte e sfida alla democrazia

Il pensiero politico di Donald Trump si ispira sempre più a correnti radicali nate online, come il Neo-Reazionarismo. Ideologi come Curtis Yarvin e Nick Land propongono un governo forte e autoritario al posto della democrazia tradizionale. Una visione che oggi influenza anche figure di spicco come JD Vance, Elon Musk e Peter Thiel.

Il Trump-pensiero rivoluziona il mondo, e i suoi parametri sono affilati come lame. Si basa sull’idiosincrasia per il birignao della sinistra democratica, che per anni ha imposto l’asfissia culturale del «politically correct», gli eccessi delle teorie gender e della «cancel culture», nonché assurde regole lessicali e di comportamento. Accarezza una concezione del potere basata sul principio d’autorità e sulla velocità d’esecuzione, sull’insofferenza per le inefficienze dello Stato e sull’idea che sia necessario ridurne la burocrazia ai minimi termini. Poi c’è la spinta del «Make America great again», con il parallelo disprezzo per l’Europa, vista come un’unione di Paesi-sanguisuga, «scrocconi» e infidi, che per decenni hanno prosperato alle spalle degli Stati Uniti e del loro costoso ombrello militare. Il trumpismo coincide con il rifiuto della globalizzazione, che ha avuto l’effetto d’impoverire l’America e rendere potente il suo peggior nemico, la Cina, e con l’insofferenza per le grandi istituzioni sovranazionali, dall’Onu in giù. E infine ci sono i dazi, l’ultima, forte mossa di Trump, che esprimono un desiderio di autarchia non solo economica, ma anche politica: un isolazionismo ai limiti dell’autolesionismo.  

Tutto questo è Donald Trump, soprattutto in questa seconda amministrazione. Tanto che il suo progetto è stato definito «neo-populismo estremista in salsa americana». Ma non è il presidente Usa a essere divenuto estremista: è la destra statunitense che negli ultimi anni ha imboccato strade diverse dal passato, lontane dal solco del vecchio Partito repubblicano. E anche la Casa Bianca, oggi, è attraversata dalla scia di pensiero che ha contagiato la destra americana e in parte l’ha trasformata in forza radicale e anti-establishment. È una corrente che ha iniziato a muoversi oltre vent’anni fa ed è cresciuta al coperto, in angoli nascosti della Silicon Valley. È una scuola d’idee elitaria e tecnologica, che s’è espansa sottotraccia tra forum online, blog filosofico-cospirazionisti e circoli accademici dissidenti, e che per manifestarsi ha scelto nomi strani e suggestivi: nomi come «Dark Enlightement», cioè Illuminismo Oscuro, o come «NRx», sigla contratta che sta per «Neo-Reaction», cioè Neo-reazionarismo. È un intreccio di teorie che rifiuta la democrazia come s’è affermata dalla Rivoluzione francese in poi e che, ritenendo obsoleti i princìpi del progressismo e dell’uguaglianza, propugna il ritorno a forme di governo più autoritarie, basate su gerarchia ed efficienza. 

Come ogni corrente di pensiero, anche il NRx ha una galassia d’ideologhi. Ma due stelle brillano più delle altre. La prima è Nick Land, un filosofo di 63 anni che ha insegnato all’università inglese di Warwick, appassionandosi a Friedrich Nietzsche e alla tecnologia. L’altra stella è Curtis Yarvin, un programmatore informatico di 51 anni, monarchico e creatore di blog, che ha influenzato buona parte della Silicon Valley. Intrisi di elitarismo, entrambi sono convinti che la civiltà occidentale sia in declino a causa dei suoi valori liberal-democratici, e ne prevedono il collasso perché intrinsecamente inefficiente. Land è un mix di genio e misticismo visionario. Già nei primi anni Novanta scopre l’intelligenza artificiale, che gli ispira la base di quello che chiamerà «Accelerazionismo». La sua tesi è che il capitalismo, soprattutto nella versione hi-tech, debba essere libero da regole per poter accelerare al massimo.  È una visione darwinista della competizione, da cui deriva la tesi che anche la politica, per funzionare, vada affidata a un governo oligarchico di tecnocrati, selezionato in base al merito e che gestisca il potere senza troppi limiti. 

È stato Land a coniare il termine «Dark Enlightement», cornice teorica del Neo-reazionarismo: un rifiuto dell’Illuminismo e delle sue promesse di libertà e progresso. Il filosofo scrive che «la democrazia è come un software difettoso, che erode le strutture di potere necessarie per una società sana». Quando nel 2001 Land si trasferisce a Shanghai, le sue idee trovano conferma nell’apparente efficienza da formicaio del sistema ibrido cinese, dove il totalitarismo marxista condiziona con piglio militare la vita e il consenso di un miliardo e mezzo di abitanti, ma concede ampia libertà all’impresa privata, alla produzione e alla crescita: «La Cina è il più grande motore politico di sviluppo economico e sociale che il mondo abbia mai visto», scrive. L’altro fondatore del NRx, Curtis Yarvin, ha idee ancora più estremiste. Sostiene che il sistema liberale è «la tirannia della massa», che porta solo «a corruzione e mediocrità». E che la società americana di oggi è «una Cattedrale», i cui celebranti (spregiativamente detti «bramini») sono gli accademici e i politici liberal, i mass-media progressisti e i burocrati, che impongono la loro visione del mondo come dogma assoluto. 

Per salvarsi dal declino, indotto dal «molle ventre della cultura mainstream», Yarvin scrive che gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare il tradizionale sistema di bilanciamenti tra Casa Bianca, Congresso e resto dell’amministrazione, e passare a «un sistema di governo molto più forte», una «corporate governance» strutturata sul modello aziendale e guidata da un «amministratore delegato».  Il presidente, insomma, dovrebbe diventare «un monarca»: illuminato, sì, ma comunque dotato di poteri quasi assoluti. Per anni confinato in circoli intellettuali di nicchia, negli ultimi anni il NRx è riuscito a espandersi e a influenzare profondamente con le sue critiche alla democrazia liberale la «Alt-Right» statunitense: la «destra alternativa», nemica della cultura progressista e del politicamente corretto, che nel 2016 ha sospinto Trump alla Casa Bianca. 

Lo stesso Trump, pur non avendo mai dichiaratamente aderito alla filosofia NRx, oggi ne esprime alcune tipiche pulsioni con il suo stile di governo personalistico-aziendale e decisionista: gli «executive order», che colpiscono come martellate, e la sfiducia che Trump mostra verso le istituzioni tradizionali, dal Parlamento ai grandi enti sovranazionali, sembrano l’applicazione pratica di molte teorie di Yarvin. Ma esistono anche altri segnali di convergenza, più concreti. Lo scorso 25 gennaio Trump ha invitato Yarvin alla grande festa per la sua elezione, che non a caso ha definito «Ballo dell’incoronazione», e il quotidiano Politico ha indicato l’ideologo del NRx come «ospite d’onore informale» dell’evento. I primi contatti, in realtà, risalgono alla prima amministrazione Trump: anche se oggi è lontano dalla casa Bianca, nel 2016 l’allora consigliere trumpiano Steve Bannon si dichiarava «seguace» di Yarvin e si diceva convinto che la crisi della democrazia dovesse portare «a una leadership forte e nazionalista», con un armamentario di dazi e di norme anti-immigrazione. Oggi l’autarchia e la guerra ai clandestini, due temi al centro dell’azione di Trump, sono coerenti con le tesi del NRx e dell’Alt-Right. Ancora più vicino al NRx, però, è il vicepresidente James David Vance, un ex marine laureato a Yale, noto per le umili origini e per le posizioni di destra radicale. E infatti Vance frequenta Yarvin, che in un’intervista sempre su Politico, lo scorso 30 gennaio, lo ha definito «perfetto» per l’incarico che ricopre. Vance, che gode di un’inedita autonomia rispetto al presidente ed esibisce la sua leadership culturale sulla Casa Bianca, è legato a Yarvin anche grazie ai suoi stretti rapporti con il miliardario Peter Thiel, nel 2014-16 suo datore di lavoro alla Mithril, società di venture capital, e dal 2021 divenuto il suo principale finanziatore: Thiel ha speso 22 milioni di dollari solo nella campagna per farlo eleggere senatore dell’Ohio. 

Fondatore con Elon Musk di PayPal e creatore di Palantir, il colosso dei Big-data il cui nome s’ispira alla saga del Signore degli Anelli, Thiel è un altro seguace di Yarvin almeno dal 2009, e infatti dichiara che «il sistema democratico non è più compatibile con la libertà». Thiel ha finanziato anche Trump, ed è stato per sette mesi nella squadra della sua prima amministrazione.  Nel 2021 è stato lui a favorire il primissimo incontro tra Vance e Trump, in Florida. Se Thiel ha avuto un compito strategico nel plasmare Vance e la nuova politica trumpiana, il suo ex socio Musk, fondatore di SpaceX, le ha fornito il megafono. La sua acquisizione di Twitter, nel 2022, è stata decisiva per garantire visibilità a molte delle tesi del NRx. E il suo impegno a capo del nuovo Dipartimento per l’efficienza del governo, il DOGE che taglia decine di migliaia di posti nella macchina statale, sembra estratto di peso da un saggio di Land.

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