
Ci sono volute 900 immagini per riuscire a realizzare questa panoramica del suolo marziano

Un’immagine di Marte inviata dal telescopio Hubble

Curiosity su marte. Qualcuno è arrivato anche lì.

Il suolo di Marte

Il suolo di Marte prima e dopo la perforazione

Le tracce delle perforazioni di Curiosity sul suolo di MArte


Le tracce lasciate sul suolo di Marte dal rover Curiosity

Una delle ultime immagini inviate da Marte

Un’immagine di Marte scattata dalla strumentazione di Curiosity (AP Photo/NASA)

Un’immagine ripresa dal satellite del paracadute che ha aiutato Curiosity nell’atterraggio su Marte

Il rover Curiosity circondato dai resti di scudo termico, paracadute e gli le altri componenti che hanno accompagnato e permesso la ‘morbida’ e ‘spettacolare’ discesa del rover su Marte: sono tutti visibili in un’unica immagine ripresa dalla sonda Nasa Mars Reconnaissance Orbiter (Mro) in orbita attorno al pianeta rosso, 24 ore dopo la discesa di Curiosity.

La polvere sollevata dall’atterraggio di Curiosity su Marte

La foto, scattata da Curiosity il 7 agosto 2014, mostra chiaramente depositi sedimentari lacustri accumulati non lontano da dove una volta sfociava un antico fiume

Il suolo marziano ripreso dalle fotocamere del rover Curiosity


Un rendering del Mars Curiosity rover sul suolo marziano (Credits: Ansa/NASA/JPL-Caltech)


Questo straordinario "autoritratto" è stato realizzato assemblando diverse immagini inviate da Curiosity, posizionato sulla roccia denominata John Klein.
Su Marte scorre acqua allo stato liquido. Sono minuscoli ruscelli di acqua salata che compaiono periodicamente, lasciando striature scure la cui origine era finora un mistero. La prova, pubblicata su Nature Geoscience, arriva dal satellite americano Mro (Mars Reconnaissance Orbiter).
“È la prima prova che dimostra l’esistenza di un ciclo dell’acqua sulla superficie di Marte“, ha spiegato Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). A fornirla è il gruppo dell’Istituto di Tecnologia delle Georgia guidato da Lujendra Ojha. Non si tratta certo dei canali d’acqua ipotizzati nell’800 da Giovanni Schiapparelli, ma “rivoli” stagionali con tracce di sali che si formano solo in presenza di acqua. (ANSA).