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Mercati: i contraccolpi dei dazi di Trump

Mercati: i contraccolpi dei dazi di Trump

La decisione del Presidente degli Stati Uniti di imporre dazi doganali sulle importazioni potrebbe comportare una serie di conseguenze negative

La macchina che negli Stati Uniti produce posti di lavoro sta rallentando. L’incremento della disoccupazione (almeno in parte dovuto ai licenziamenti di impiegati pubblici voluta da Musk) è stato inaspettato. Male anche le assunzioni risultate inferiori alle aspettative. Wall Street ha reagito con durezza. La scorsa settimana, l’S&P500 ha perso il 3,1%, la peggior performance settimanale da settembre: da inizio anno il ribasso è di quasi il 2%. Dall’altra parte dell’Atlantico, in Europa, la borsa tedesca guadagna da inizio anno il 15,5%, il Ftse Mib di Milano il 12,9%. Certamente un risultato non gradito al presidente Trump che in un’intervista tv ha ammesso che l’economia statunitense affronta “un periodo di transizione”, non di rallentamento. Alla domanda se preveda una recessione per quest’anno, Trump ha risposto: “Odio prevedere cose del genere. C’è un periodo di transizione, perché quello che stiamo facendo è molto grande”.

RISCHIO RECESSIONE
Pur rifiutando di rispondere alla domanda del giornalista di Fox TV, la risposta di Trump è ampiamente in linea con il suo discorso al Congresso della scorsa settimana e con una raffica di commenti recenti di alti funzionari della sua amministrazione, tra cui il Segretario al Tesoro Scott Bessent. Al centro dell’argomentazione del team di Trump c’è la prospettiva di tagli alle tasse e di entrate tariffarie che, secondo i funzionari, stimoleranno l’economia più avanti. Mercoledì è previsto l’avvio di un nuovo round di dazi su acciaio e alluminio. Il Segretario al Commercio, Wilbur Ross, ha confermato che questa volta non ci saranno rinvii, indicando una posizione ferma dell’amministrazione su questa politica commerciale.

LA FED
Il Presidente della Federal Reserve Bank di San Francisco, Mary Daly ha scritto in un post su un social che la crescente incertezza delle imprese potrebbe rallentare la domanda, ma questo non richiede il taglio dei tassi. “Stiamo anche ricevendo alcuni segnali contrastanti dai mercati”.
Venerdì sera, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, aveva ribadito che non c’è bisogno di “avere fretta” nel modificare le politiche monetarie, anche se è in aumento l’incertezza sulle prospettive economiche degli Stati Uniti

SETTIMANA
“L’attenzione sarà focalizzata sui dati relativi all’inflazione Usa di febbraio (mercoledì), con il consensus di mercato che si attende un lieve rallentamento sia della componente generale che di quella core”, scrivono gli analisti della struttura di Corporate & Investment Banking di Monte Paschi nel loro Market Movers.
Il giorno dopo escono i prezzi alla produzione. Venerdì saranno resi noti i dati sulla fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan, che nell’ultima pubblicazione ha visto un deciso aumento delle aspettative d’inflazione. Sul fronte Banche centrali, si riuniranno Canada e Polonia (entrambi mercoledì). Ottawa dovrebbe tagliare dello 0,25%, mentre Varsavia dovrebbe mantenerli invariati. Da tenere sotto osservazione anche gli interventi da parte di numerosi membri Bce, tra cui la Presidente Lagarde ed il capoeconomista Lane, alla conferenza che si terrà a Francoforte (mercoledì), per valutare se forniranno indicazioni su una possibile pausa nel ciclo dei tagli ad aprile.
UCRAINA
Gli Stati Uniti intendono sfruttare l’incontro di oggi con la delegazione ucraina in Arabia Saudita per valutare la disponibilità di Kiev a possibili concessioni materiali a favore della Russia per porre fine alla guerra: lo scrive l’agenzia di stampa Reuters, che cita due funzionari statunitensi. Inoltre, la delegazione Usa vorrà capire se gli ucraini sono seriamente intenzionati a migliorare i legami con l’amministrazione Trump dopo lo scontro del mese scorso nello Studio Ovale tra il presidente e il leader ucraino Volodymyr Zelensky.

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