Da cinque giorni la città di Milano è alle prese con livelli di polveri sottili oltre i limiti consentiti. Il famigerato pm10, l’insieme delle sostanze liquide o solide che rimangono sospese nell’aria, ha fatto segnare livelli di concentrazione superiori ai 50 µg/m³ (microgrammi per metro cubo), il valore medio giornaliero che non è consentito superare più di 35 volte in un anno. Con oggi, sono 5 i giorni di superamento della soglia massima. Solitamente al terzo giorno scattavano le misure anti smog, che però non sono attivate perché gli esperti nei giorni scorsi hanno ritenuto che le recenti piogge abbattutesi sul capoluogo meneghino avrebbero fatto scendere i livelli.
Così non è stato. Secondo i dati registrati dalle centraline dell’Arpa ieri, martedì 25 febbraio, i valori di pm10 sono stati quasi doppi rispetto al limite. In viale Marche (zona nord) il livello medio giornaliero è stato di 72 µg/m³, leggermente più alto quello di via Pascal (zona est), con 76 µg/m³, mentre le centraline Arpa nel centro città hanno segnato livelli quasi doppi rispetto al consentito, 86 µg/m³ in via Senato e addirittura 98 µg/m³ in via Verziere. Probabile quindi che nei prossimi giorni (se non addirittura in giornata) venga attivato il Protocollo aria della Regione e introdotte le limitazioni di primo livello.
Questa situazione ha scatenato lesta l’ira dei Verdi. Tramite una nota, il Consigliere comunale Carlo Monguzzi ha dichiarato: «È da irresponsabili non informare la popolazione. La soglia di allarme del pm10 è 50, ormai siamo oltre il doppio. Servono misure serie di prevenzione. Il sindaco è il responsabile della salute dei cittadini. Ora speriamo che questa pioggerella aiuti un po’, ma è assurdo sperare sempre nella pioggia».
D’accordo sul fatto che il Sindaco Sala avrebbe dovuto informare la cittadinanza, ma cosa è stato fatto in questi lunghi anni di amministrazioni di sinistra per combattere il fenomeno? Poco, e se escludiamo le sgangherate e poco efficienti misure pseudo-green, nulla. Innanzitutto, nonostante i livelli fuori scala dell’ultima settimana, i livelli di pm10 dal 2002 al 2022 sono diminuiti in tutte le principali città lombarde (dati Arpa), compresa Milano.
C’è poi un altro dato da analizzare, in questi lunghi anni di giunte di sinistra nel capoluogo lombardo la lotta si è concentrata quasi esclusivamente sulle macchine, d’altra parte a Milano il settore dei trasporti produce il 39% del pm10 e il 65% degli ossidi di azoto (altro elemento inquinante). Tuttavia, mentre i livelli di ossido di azoto sono rimasti nei limiti stabiliti, quelli di pm10 hanno superato i livelli consentiti negli ultimi giorni, e i livelli più alti si sono registrati in via Senato e via Verziere (rispettivamente 86 e 98 µg/m³), vale a dire dentro il cerchio di Area C, che ci era stata venduta anche come mezzo per combattere le polveri sottili. Pare quindi che la sua funzione principale rimanga quella di estorcere gabelle ai malcapitati che si avventurino dentro la cerchia.
Giova infine ricordare che il particolato atmosferico (pm10) non è composto dalle sole emissioni dovute ai combustili fossili (benzina, diesel ecc.), ma anche dalle polveri sottili derivate dall’usura degli pneumatici e delle pastiglie freno. A tal riguardo, uno studio condotto dall’Università Cattolica del Sacro Cuore ha dimostrato che le emissioni di pm10 dovute alla combustione dei motori endotermici «sono molto controllate, anche grazie al filtro antiparticolato». A Milano «circa l’80% delle polveri sottili che respiriamo contengono metalli pesanti derivanti dal sistema frenante e dagli penumatici: ferro, cromo, manganese, zinco e bario». In altre parole l’elettrificazione non aiuterebbe a risolvere il problema delle polveri sottili nel capoluogo meneghino, visto che sono tutti i mezzi di trasporto con pneumatici e impianti frenanti a contribuire alla formazione di polveri sottili, incluse macchine elettriche, autobus, monopattini elettrici e biciclette.