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Voli aerei: è l’algoritmo a decidere quanto devo pagare?

Voli aerei: è l’algoritmo a decidere quanto devo pagare?

Infilandosi di sua iniziativa nelle tasche degli italiani, l’intelligenza artificiale delle compagnie aeree pare stabilire aumenti in base al reddito dei clienti. E se così fosse sarebbe gravissimo…


L’Antitrust italiano ha avviato un’indagine sulle tariffe impazzite verso Sicilia e Sardegna che riguardano la scorsa estate ma stanno cominciando a manifestarsi anche verso i voli delle prossime festività. In particolare, sotto accusa sono gli algoritmi gonfia-prezzi per lo più usati dalle compagnie low cost ed appare molto forte, anche se fino a oggi non appurato, un meccanismo di speculazione.

Secondo il Codacons i prezzi, tra il 23 novembre e il 23 dicembre prossimi, potrebbero salire fino al 1.260 per cento superando così i 300 euro a biglietto. Né serve come spiegazione l’aumento dei costi del carburante, che sono ancora alti ma in calo del 45 per cento rispetto a un anno fa. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato verificherà, con i nuovi poteri di indagine conferitegli dal governo nell’ottobre scorso, se ci siano state eventuali violazioni delle leggi sulla concorrenza. Cosa si sospetta? Una delle classiche violazioni della concorrenza che si chiama «cartello»: ossia intese, in questo caso tra le varie compagnie aeree, per determinare un rialzo dei prezzi effettuato da tutti i soggetti in modo che il consumatore non abbia vie di fuga. Se ogni le compagnia aerea aumenta i costi fino a un certo livello, il consumatore ha poche possibilità: o pagare o utilizzare la nave per raggiungere le isole, o andarci a nuoto, oppure starsene a casa magari davanti al caminetto, possibilmente vero e non all’«americana» e cioè con quelle fiammelle che ricordano i lumini cimiteriali non consoni alle festività natalizie.

L’altra violazione sulla quale si dovrà indagare è quella che tecnicamente si chiama «abuso di posizione dominante». Cosa vuol dire? Vuol dire che tutte queste compagnie messe insieme si trovano in una posizione dominante, nel senso che dominando il mercato possono fare il bello e il cattivo tempo. In particolare, possono tranquillamente fregarsene delle leggi del mercato che richiedono la competizione e applicare prezzi al di fuori di ogni logica antagonistica. Prima però di affrontare le suddette questioni, l’autorità garante della concorrenza e del mercato dovrà far luce su questi benedetti/maledetti algoritmi. Se n’è parlato moltissimo la scorsa estate, se n’è dibattuto per capire di cosa si tratti e, per la verità, non si è arrivati a grandi conclusioni. La versione più diffusa è che attraverso i dati inseriti negli algoritmi dalle stesse società, queste intelligenze artificiali indicherebbero i prezzi da imporre ai consumatori-viaggiatori. Quello che è risultato più aberrante è che gli algoritmi, infilandosi in qualche modo all’interno dei dati sensibili dei diversi viaggiatori – comportamento certamente in violazione della privacy -, abbiano addirittura considerato le singole posizioni economiche e reddituali dei potenziali clienti, aumentando i biglietti ai più facoltosi.

Si vedrà se ciò sia vero. Nel caso, significherebbe che questi signori si sarebbero sostituiti in qualche modo allo Stato decidendo di attuare loro il principio di progressività delle tasse applicandolo ai prezzi: più hai e più paghi. Una pura e semplice mostruosità. Quale legge del mercato glielo consente? Quale legge della concorrenza glielo permette? In base a quali principi del diritto possono fare una cosa del genere? Resta inteso, ovviamente, che il tutto non viene fatto, nel caso in cui lo sia, attraverso norme contrattuali, ma semplicemente all’insaputa di qualsiasi contratto di compravendita con il viaggiatore, ed escusivamente in base a quella che potremmo chiamare la «legge dell’algoritmo».

Vi rendete conto a che punto stiamo arrivando? Io, «di persona personalmente», come direbbe il Catarella di Montalbano, avrei qualcosa da dire ai laudatores – senza se e senza ma – dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi. Credo possano nascondere notevoli illegalità. Nel caso specifico di cui stiamo parlando, secondo me l’algoritmo è una paratia che nasconde evidentissime violazioni delle leggi della concorrenza. Staremo a vedere.

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