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Sgarbi contro la dittatura, della diversità

Sgarbi contro la dittatura, della diversità

È diventata dominante la teoria «woke» che impone l’inclusività, una tutela acritica delle minoranze, il senso di colpa occidentale verso la propria storia, il superamento dei valori tradizionali. Ma senza la libertà di pensiero muore la stessa ragione.


Il pensiero «woke» è stato oggetto di studio da parte di Jean-François Braunstein, direttore della cattedra di filosofia contemporanea alla Sorbona con un libro misteriosamente non tradotto in italiano: La religion woke. Pubblicato da Grasset a Parigi, ma finora rifiutato da Einaudi a Torino (editore storico di Braunstein), il libro è un vero capolavoro di analisi dei movimenti irrazionale e antistorici attuali. Dice Braunstein che «un’ondata di follia e di intolleranza sta sommergendo il mondo occidentale». E ci invita a riflettere attentamente su questo attentato alla libertà di opinione che proviene da una specie di setta. E volutamente non parlo di adepti come persone, come sarebbe più corretto, ma proprio di un gruppo politico, e di tendenze culturali che si riconoscono in una nuova setta religiosa fondata su alcuni principi di base, pubblicamente dichiarati:

1) Abrogazione della famiglia nucleare.

2) Abrogazione della distinzione tradizionale maschio-femmina.

3) Abrogazione del sentimento religioso tradizionale.

Ma a parte questi elementi, ciò che soprattutto inquieta è la dittatura della minoranza, il rimorso del diverso. Nel senso che la collettività deve sentire rimorso nei confronti dei diversi, come se la diversità o la fragilità fosse colpa dell’umanità che ogni giorno cerca di produrre per mantenere i propri figli.

L’incipit del libro è grandioso: «Gli uomini sono circondati», «le donne hanno il pene», «le donne trans sono donne», «tutti i bianchi sono razzisti», «tutti i neri sono vittime», «se dici che non sei razzista, lo sei», «la biologia è virile», «la matematica è razzista», «Churchill è razzista» ecc. Tali proclami sono sorprendenti nella loro assurdità. Eppure sono le affermazioni di base del pensiero woke, questo pensiero «risvegliato» che tende a imporsi in tutte le società occidentali. Si basa su principi come «teoria del genere», «teoria critica della razza» o «teoria intersezionale» che sono diventate vangelo nelle nostre università. I woke spiegano che il genere è «la scelta» e conta solo la coscienza di essere maschio o femmina, o qualsiasi altra cosa. La razza sta diventando ancora una volta un fattore determinante della nostra vita nella società: i bianchi sono per definizione razzisti. È l’uomo bianco occidentale eterosessuale, per definizione, sessista, razzista e colonialista, il «capro espiatorio perfetto». Chi non accetta l’idea viene denunciato sui social network e cacciato dalle università. I media e molti politici abbracciano con entusiasmo queste teorie, e quella che una volta era una curiosità americana è diventata, a una velocità straordinaria, il discorso ufficiale delle nostre élite. Da questo punto di vista il linguaggio comune è «machista», quindi «divisivo», quindi «sessista, razzista, colonialista».

Mi imbarazzo enormemente quando vedo i nuovi monaci della diversità inginocchiarsi per chiedere perdono delle crudeltà commesse due, tre e quattro secoli fa, dalla civiltà occidentale. E fanno questo senza tenere conto dei contesti storici, della storia nel suo complesso.Anche nelle facoltà di Scienze e Medicina l’offensiva woke continua: le stesse scienze sono accusate di essere «razziste» e «virili». Dobbiamo anche renderci conto che questa ondata non si ferma più alle porte delle università. Attraverso l’insegnamento della teoria del genere e della razza critica, è sempre più presente nell’istruzione elementare e secondaria, sia negli Stati Uniti sia in Francia. Gli attivisti woke, diventati insegnanti, sono adepti entusiasti, e si impegnano a formare la nuova umanità che la religione woke predica: insegnano ai bambini, fin dalla scuola elementare e senza il consenso dei genitori, che il genere è una «scelta» e non ha nulla a che fare con il corpo.

Si vuole sostituire la nostra cultura con un’altra nel segno della dittatura della minoranza. «Diversità», «equità», «inclusione» sono i termini più utilizzati del momento. I social network promuovono massicciamente il pensiero politicamente corretto. Dice uno studioso inglese, Douglas Murray, a tal proposito: «Viviamo in un tempo di grande irrazionalità collettiva. In pubblico e in privato, su internet, nella vita in generale, il comportamento delle persone è sempre più irrazionale». Questa irrazionalità, questa follia collettiva, è un fenomeno che ci travolge.

Gad Saad, professore alla Concordia University di Montreal, diagnostica che il «wokismo» è una sorta di «parassita» che raggiunge gli spiriti: «L’Occidente sta attualmente soffrendo di una pandemia terribilmente devastante, una malattia collettiva che distrugge la capacità delle persone a pensare razionalmente». Saad dà anche un nome umoristico a questa nuova malattia. La «sindrome parassitaria dello struzzo» (Ops) è «un disturbo del pensiero disordinato che priva le persone della loro capacità di riconoscere verità ovvie come l’esistenza del Sole». Chiamare il wokismo «follia» può caratterizzarlo abbastanza bene, ma non è sufficiente a spiegarlo.

Breunstein ritiene che i pensatori woke siano ultra-identitari che pretendono di combattere per conto di questa o quella comunità oppressa: neri, persone trans, gay… La nozione di identità è al centro della loro politica e non viene mai messa in discussione. Colui che dovrebbe essere il padre nobile dell’ideologia woke, il filosofo francese Michel Foucault, propone in realtà una soluzione opposta: «Non chiedetemi chi sono e non ditemi di rimanere lo stesso: è una morale di stato civile; governa i nostri documenti. Ci lasci almeno liberi quando si tratta di scrivere». Ma gli woke non tengono in nessun conto la libertà. Per loro conta solo la dittatura del diverso. La teoria del «gender» – come molto opportunamente sostiene Breunstein – non è una categoria del pensiero woke tra le altre, è il suo cuore, la prima scoperta, che apre la strada a tutti gli assalti contro la scienza, contro la verità e contro la realtà stessa. Le altre componenti dell’ideologia del risveglio, le teorie della razza e dell’intersezionalità, con le sue varianti «indigeniste» o «decoloniali», sono solo incidentali alla teoria del genere che è il vero mistero, in senso religioso, della nuova religione.

Senza rendercene conto, saremo travolti da questi assiomi paradossali e grotteschi che sovvertono natura e storia, in nome di capricci che si presumono diritti. L’essere deve farsi non essere, per assumere il volto di chi non è niente e si dichiara qualcosa. Essere maschi, essere bianchi, essere cristiani sarà una colpa. A chi lo è sono suggeriti l’impotenza e il silenzio. Solo per loro non si potrà essere «inclusivi», termine prevalente in questi tempi tristi.

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