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Caso Kataleya: chi non ha sgomberato il palazzo degli orrori a Firenze?

Caso Kataleya: chi non ha sgomberato il palazzo degli orrori a Firenze?

Sull’ex Hotel Astor di Firenze, dov’è sparita la piccola Kataleya, qualcuno ha deciso troppo tardi. È una colpa che segna un destino.


Sul caso della piccola Kata, la bambina sparita, o meglio rapita, a Firenze in un palazzo che doveva essere sgomberato da tempo e che – se lo fosse stato – con tutta probabilità questa tragedia non sarebbe avvenuta, ebbene man mano che passa il tempo emergono una serie di errori, inadempienze, ritardi. In generale, una gestione di-sastrosa di quell’edificio che chiunque, anche non esperto, e a una prima occhiata, avrebbe definito di certo molto pericoloso per le condizioni degli impanti di gas ed elettricità, per l’igiene e la salute e la sicurezza dei bambini. Eppure, incredibilmente, l’andazzo è continuato, con una mancanza di attenzione e accorgimenti che, alla fine, è pesata soltanto sulle spalle dell’innocente Kata. Una bambina per la quale la sorte e l’assenza dei pubblici poteri hanno determinato quel che è successo.

I genitori di Kata gestivano o, comunque, erano all’interno di una comunità formata da sudamericani e altre etnie che avevano tra le mani un racket malavitoso di case affittate a prezzi incredibili. Si parla di 700 euro al mese per una stanza umida, senza l’intonaco, con fili dell’elettricità scoperti, con bagni distrutti dalla violenza di alcuni e dall’incuria dell’intero palazzo, spesso con porte scassate così, senza alcun motivo da qualche demente, in senso psichiatrico, o da qualche violento ubriaco o drogato che soggiornava in quel luogo immondo. Ciò che provoca indignazione e rabbia è che questo caso – diversamente da altri – non richiedeva indagini particolari: era più che sufficiente un sopralluogo di controllo delle forze dell’ordine, degli assistenti sociali, dei Vigili del fuoco, per dichiarare immediatamente lo stato di insicurezza dei locali e sgomberarli.

C’è da dire che il sindaco di Firenze, Dario Nardella, aveva più volte invocato interventi che, ovviamente, non poteva attivare con le sole forze del Comune, ovvero Polizia municipale e assistenti sociali – pur indispensabili che fossero. Aveva quindi chiesto e ottenuto la convocazione del Comitato provinciale della sicurezza, dove siedono i rappresentanti delle varie Istituzioni ed è presieduto dal prefetto, per decidere cosa fare in contingenze di insicurezza manifesta dove, per risolvere una situazione, occorre l’interessamento, l’impegno e l’operatività totale di tutti i membri di quello stesso organismo. Il Comitato, per la verità, si era espresso a favore di uno sgombero immediato da gestire a partire da chi aveva diritto a star lì e chi non ne aveva alcuno, la maggioranza, compresi il papà e la mamma di Kata. Per competenza, poi, il tutto è stato passato alla procura della Repubblica che avrebbe dovuto dare il via libera all’operazione.

Qui succede l’inatteso. La procura nega la possibilità dello sgombero e sostiene che si dovrà celebrare un processo nel 2024 per stabilire le responsabilità, la situazione nel dettaglio – forse persino l’interessamento di Arsenio Lupin – per poter arrivare ad una sentenza e quindi ad una decisione su come procedere. Incredibile, cose da pazzi, fuori dal mondo: essere inconsapevoli della gravità della situazione e dello stato dei locali affittati dal racket. Cosa restava da indagare? Cosa si doveva aspettare? Quali elementi in più sarebbero stati necessari per poter addivenire a una decisione della quale era evidente a tutti, a partire dal prefetto, dal sindaco e dal questore di Firenze, l’urgenza e la necessità immediata.

Non c’è dubbio che la situazione complessiva, racket incluso, non fosse chiara, non c’è dubbio che la situazione fosse ingarbugliata e non c’è neanche dubbio perché i genitori della piccola Kata restassero lì e la costringessero a vivere in quelle condizioni disumane, in mezzo a un teatro giornaliero di liti e risse – con tanto di accoltellamenti – tra ubriaconi senza diritto di trovarsi lì. Intanto però si doveva evacuare e poi ci sarebbe stato tutto il tempo per occuparsi di quei delinquenti. Invece no, si è aspettato che si consumasse la tragedia e poi, in pochissimo tempo, si è proceduto allo sgombero. Ma perché mai non si è proceduto a effettuarlo in tempi debiti? Serviva il rapimento dell’innocente Kata per far svegliare chi si doveva svegliare molto prima, cioè la procura della Repubblica? No, si doveva assolutamente provvedere subito e poi procedere con tutto il resto. Ora, ormai, è tardi.

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