Home » Attualità » Opinioni » E se i migranti li spostassimo in Albania?

E se i migranti li spostassimo in Albania?

E se i migranti li spostassimo in Albania?

Il progetto di due centri in Albania per i migranti che vorrebbero sbarcare in Italia provoca reazioni facili (ipocrite?). Si prova invece a dare risposte a un problema gigantesco. Che, per contro, l’Europa preferisce silenziare.


Quando l’Europa riconobbe vari miliardi alla Turchia, cioè pagò quel Paese perché non arrivassero in Europa i migranti della rotta balcanica, nessuno alzò la voce per dire che non andava bene. Qualcuno lo fece più per maniera che per sostanza. Eppure, si trattava dell’Unione europea che faceva un’alleanza con uno Stato, non membro dell’Unione stessa, per provare a gestire in modo «innovativo» la questione dell’immigrazione e non trovarsi di fronte a un’ondata di migranti difficilmente sostenibile. Ora che Giorgia Meloni ha siglato un’intesa tra Roma e Tirana, Italia e Albania presieduta dal premier Edi Rama, le opposizioni gridano allo scandalo e dicono che sarà la nostra Guantánamo, cioè un luogo di reclusione disumano della peggior specie.

L’accordo è per la gestione di 36 mila immigrati che potranno essere accolti in un anno nei due centri creati in Albania con giurisdizione italiana, cioè dove vigerà la legge italiana e non quella albanese: questo fatto dovrebbe calmare gli animi degli oppositori nostrani in quanto, essendovi le normative nazionali, certamente esse sono garanzia del rispetto dei diritti, o almeno dovrebbe esserlo. Su 145 mila immigrati sbarcati in Italia dal primo gennaio all’inizio di novembre (l’anno scorso nello stesso periodo se ne registrarono 88 mila), comunque il numero di 36 mila da collocare nei centri in Albania non è poco, equivale circa a più di un quarto del totale degli arrivi.

A parte il fatto singolare che un Paese terzo rispetto all’Unione europea si inserisca nella gestione dell’immigrazione illegale accogliendo i nuovi arrivi via mare, questi verranno portati direttamente nei due centri di accoglienza italiani in Albania e, quindi, non sbarcheranno nel nostro Paese dove già gli sbarchi in forte aumento hanno messo pesantemente in crisi le strutture esistenti. I due centri che verranno costituiti in Albania per la gestione dei migranti (lo ripetiamo: solo quelli via mare) escluderanno i minori, le donne in gravidanza e i vulnerabili. Nonostante che nelle due strutture sarà applicata la legge italiana, l’Albania lavorerà per la sicurezza e la sorveglianza dei centri stessi. Tutto sarà pagato dal nostro Paese. Edi Rama ha detto che «non saremo in grado di pagare il debito verso l’Italia e il popolo italiano per quello che hanno fatto per noi dal primo giorno in cui siamo arrivati sulle coste. Quel debito non si ripaga. Ma se l’Italia chiama, l’Albania c’è». Evidentemente quei due giorni che Giorgia Meloni ha trascorso con la famiglia in relax in Albania su invito del suo omologo non sono stati solo relax, ma anche preparativi di questo accordo.

Quello che è incomprensibile è che di fronte a un’iniziativa legale, innovativa, solidale fra Stati, con il premier albanese che assicura che gli immigrati non saranno trattati come a Guantánamo ma nel modo migliore possibile, ebbene, di fronte a tutto questo, tutte le «anime belle» italiane ed europee storcono la bocca. Sì però, sì ma, sì forse… Ormai queste locuzioni sono presenti nel linguaggio politico se non quotidianamente, quasi. Naturalmente l’accordo dovrà avere un suo iter, ma non credo che Giorgia Meloni intenda far trascorrere molto tempo. Anche la Lega ha storto il naso e ha detto che va bene ma occorre bloccare gli sbarchi come fece Matteo Salvini. Tutto nella norma.

Non c’è da meravigliarsi delle varie storture di naso perché, in realtà, questa iniziativa ha colto tutto il governo impreparato, in quanto è stata portata avanti dalla presidente del Consiglio in silenzio e avvalendosi dei suoi rapporti diplomatici. Chi proprio non può dire assolutamente niente riguardo a questo accordo, e se ne deve stare zitta in un penoso e colpevole silenzio, è l’Europa, la quale ha firmato trattati, accordi, intese e memorandum senza che poi succedesse alcunché. I numeri delle ricollocazioni degli immigrati sbarcati sulle coste italiane e poi diretti verso gli Stati europei sono ridicoli. Questo non vuol dire che un Paese debba fare tutto da solo – e infatti il nostro sta cercando un accordo europeo -, ma non significa neanche che se viene proposta una iniziativa legale e innovativa essa debba essere giudicata negativamente ancor prima di conoscerla nel dettaglio. E invece esattamente questo è ciò che sta succedendo in Italia e in Europa in questi giorni.

© Riproduzione Riservata