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A scuola di Guerra Santa

A scuola di Guerra Santa

Negli istituti affiliati all’Unrwa, l’agenzia per il sostegno umanitario dell’Onu, si incitano bambini e ragazzi palestinesi all’odio contro Israele. Così, da Gaza al Libano alla Cisgiordania, è lo stesso Occidente a contribuire all’educazione tossica di futuri «martiri» della lotta armata.


Diamo il benvenuto al Grande Ottobre» scriveva sui social Hamada Ahmed il giorno dell’attacco stragista di Hamas in Israele. Non è un palestinese dimenticato in un campo profughi, ma uno degli amministratori scolastici dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati a Gaza e in Cisgiordania. Sarah Alderawy, un’insegnante sullo stesso libro paga, il giorno del massacro ha postato sulla sua pagina Facebook uno dei video dei terroristi di Hamas che dilagano in Israele sparando all’impazzata sui civili. Le drammatiche immagini sono accompagnate da un versetto del Corano: «Verremo da loro con soldati che non saranno in grado di affrontare e sicuramente li espelleremo con umiliazione».

L’Unrwa dal Libano a Gaza, dalla Siria alla Cisgiordania garantisce l’istruzione in 706 istituti scolastici a 543.075 studenti palestinesi. I dipendenti sono 19.877. Un rapporto dell’organizzazione non governativa Impact-se con sede a Tel Aviv e Londra denuncia come scuole e insegnanti dell’agenzia Onu abbiano inneggiato al massacro del 7 ottobre. Non solo: i libri di testo sono infarciti di violenza e negazione dell’esistenza dello Stato di Israele oltre al fatto che un centinaio di terroristi di Hamas, morti per la causa, esibivano nel curriculum il diploma nelle scuole Unrwa. In una delle automobili utilizzate per l’attacco stragista del 7 ottobre è stato trovato uno di questi diplomi con tanto di simbolo dell’Onu.

L’aspetto paradossale è che il principale finanziatore dell’agenzia per i rifugiati palestinesi sono gli Stati Uniti, con un miliardo di dollari negli ultimi cinque anni. «L’Unione europea e i singoli Paesi membri, come l’Italia, coprono due terzi del bilancio» dice Einat Wilf, ex parlamentare israeliana. «L’agenzia è temporanea da sempre e il mandato viene riconfermato ogni due anni anche se i veri rifugiati palestinesi sono sempre meno. L’Occidente versa una specie di tassa di protezione per tenerli buoni». Negli ultimi cinque anni l’Italia ha finanziato l’Unrwa con oltre 90 milioni di euro. Il 26 ottobre sulla pagina Facebook ufficiale di una scuola dell’agenzia dell’Onu a Nablus, in Cisgiordania, viene pubblicato il video di una manifestazione interna. Un ragazzino, assieme a uno degli amministratori dell’istituto, una donna con il capo coperto dal velo, auspica la vittoria dei «guerrieri della jihad» riferendosi ad Hamas a Gaza. Gli altri studenti, appena adolescenti, sono schierati compatti in singole file e rispondono «Amen», in coro, a ogni invocazione. Nelle scuole dell’Unrwa, i libri di testo presentano Izz ad-Din al-Qassam, da cui prendono il nome alle brigate armate di Hamas, come il fautore della lotta contro inglesi ed ebrei e lo elogia come «eroe».

Il rapporto individua 14 dipendenti dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, che hanno inneggiato ai terroristi dopo il 7 ottobre. Mahmoud Abu Adhm incoraggia Hamas a uccidere gli ostaggi israeliani: «Non passare davanti a un prigioniero a cui non è stata concessa l’amnistia senza tagliargli il collo in modo da terrorizzare il nemico» scrive citando testi islamici. Afaf Talab, un’insegnante di Unrwa, ha condiviso un video che descrive il massacro di Hamas come la «prima vera vittoria» sulla strada per la liberazione dell’intera Palestina. Il 23 ottobre, la pia maestra chiede ad Allah di «distruggere gli ebrei». Il 7 ottobre, durante il massacro, Ranoosh Salah, che si presenta come insegnante di Unrwa, pubblica un post di elogio con Emoji di fuoco: «Questa è una mattinata gloriosa e indimenticabile». A mezzogiorno dello stesso giorno Farah Hassan, una specialista sociale dell’Unrwa che vive a Gaza, condivide un post in cui loda Dio per «averci tenuti in vita per testimoniare questo giorno» riferendosi all’attacco di Hamas. Un altro insegnante a Gaza, Ebrahim Al Azaiza, pubblica su Facebook il video di un razzo che causa gravi danni in Israele. L’immagine è intitolata «Che spettacolo splendido!».

Il 10 novembre, Philippe Lazzarini, capo dell’agenzia Onu, scrive in un editoriale sul quotidiano americano Washington Post sull’offensiva di Israele a Gaza, che «la carneficina deve semplicemente finire». E denuncia che sono 99 i dipendenti dell’Unrwa uccisi nella Striscia. A una richiesta di Panorama all’ufficio di Gerusalemme Est di replicare alle accuse sulle scuole dell’Onu della guerra santa, la risposta è lapidaria: «Sfortunatamente nessuno è disponibile al momento». Marcus Sheff, presidente di Impact-se, che ha stilato il rapporto sull’Unrwa, spiega il metodo di lavoro. «Monitoriamo i libri scolastici in Medio Oriente e anche in Israele secondo le linee guida di pace e tolleranza dell’Unesco» dichiara nell’ufficio di Tel Aviv. «L’Arabia Saudita, il Marocco, l’Algeria hanno sensibilmente migliorato i loro testi. Nonostante la revisione del 2016 con l’Unrwa sta accadendo l’opposto. Continuano a propagandare che bisogna tagliare la testa ai nemici ebrei».

Arik Agassi, responsabile dei ricercatori, ci fa vedere dei libri originali evidenziando i contenuti più clamorosi. I docenti insegnano agli studenti che «i sionisti sono i terroristi dell’era moderna e devono scomparire». Al contrario vengono glorificati personaggi come Dalal al-Mughrabi, la palestinese responsabile nel 1978 di un massacro che provocò la morte di 38 israeliani compresi 13 bambini. L’azione terroristica, con tanto di foto della donna, è presentata sui libri di testo delle scuole Unrwa come «un atto di eroismo». Agassi sfoglia un libro di scienze e matematica facendo notare «che al posto di contare con le pere e le mele si usa il numero degli attentatori suicidi». E la legge di Newton viene spiegata con il disegno di uno degli shabab palestinesi che lancia una pietra con la fionda contro i soldati israeliani.

Il testo di letteratura promuove ed esalta gli attentati suicidi. Si racconta dei combattetti palestinesi nella feroce battaglia di Karameh, il 21 marzo 1968. «Indossavano cinture esplosive, trasformando così i loro corpi in fuoco che bruciava il carro armato sionista» si legge. E le loro lame «calavano sul collo dei soldati nemici». L’illustrazione della scena rende perfettamente l’idea del lavaggio del cervello degli studenti palestinesi. Il rapporto sull’Unrwa ha scoperto che oltre 100 terroristi erano orgogliosamente diplomati nelle scuole dell’Onu come Abd al-Fattah Hussein Kharusha, che ha ucciso due israeliani in febbraio sulla strada 60 in Cisgiordania sparando alla prima macchina di passaggio. Mahmoud Zuhayr Salem ha partecipato alla strage nel porto di Ashdod (16 morti israeliani) dopo gli studi nelle scuole dell’Unrwa. Quasi tutti i terroristi del massacro alle Olimpiadi di Monaco venivano da scuole gestite dall’agenzia dell’Onu. «I dipendenti dell’Unrwa a Gaza non sono ostaggi di Hamas, ma spesso collaborano con i terroristi» sostiene Wilf, che ha scritto sul tema il libro La guerra del ritorno. «L’unica soluzione è tagliare i fondi per evitare che le future generazioni palestinesi continuino a venire forgiate nel mito della violenza e della vendetta».

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