Arriva la serie The Acolyte, nuovo capitolo della saga di Star Wars in cui, per la prima volta, «il cattivo» è una donna. Panorama dialoga con il suo rivale «buono»: Lee Jung Jae, attore coreano già protagonista di Squid Game.
C’era una volta, in una galassia lontana lontana… uno dei capitoli più oscuri e cruenti della saga di Star Wars. La nuova serie The Acolyte: La seguace esplora un lato nuovo della narrazione stellare creata da George Lucas. Un mondo in cui il bene e il male, la forza e il suo lato oscuro, si incontrano, scontrano e prendono vita in un nuovo personaggio, la seguace Mae, interpretata da Amandla Stenberg, personaggio chiave di un nuovo punto di vista di questo universo, inesplorato, tutto al femminile (in streaming su Disney+). Con The Acolyte, la Lucasfilm sembra intenzionata a esplorare nuovi territori narrativi, andando oltre la classica dicotomia tra Jedi e Sith, maestri guerrieri buoni e cattivi. La serie promette di indagare sulle origini del lato oscuro, offrendo una prospettiva più complessa e stratificata sulla lotta per il potere nella galassia. The Acolyte è un nuovo personaggio, «cattivo» che tinge, per la prima volta, di rosa le trame del male. Dovrà però fare i conti con il suo passato e soprattutto con un Maestro Jedi che si chiama Sol, interpretato dall’attore sudcoreano Lee Jung Jae (protagonista della serie dei record Squid Game, ndr), in un combattimento senza precedenti.
I fatti narrati ne La seguace trovano spazio un secolo prima di Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma, nell’era più prospera dell’Alta Repubblica. Un periodo in cui gli Jedi erano solo portatori di pace che osservavano da lontano la minaccia dei Sith e del lato oscuro. Ben lontani dal loro futuro di guerrieri senza macchia e paura. Ma qualcosa si insinua in questo clima idilliaco: qualcuno sta prendendo di mira e uccidendo gli Jedi. Uno a uno. The Acolyte è colei che crea la prima crepa nella Repubblica e la porta verso la sua decadenza. Un momento storico, unico e inedito nella linea temporale di Star Wars in cui gli Jedi diventano detective. In una narrazione parallela, si vede l’addestramento di una cruenta assassina e le motivazioni che la spingono ad avere come obiettivo il lato buono della forza. Panorama ha incontrato l’altro protagonista, Lee Jung Jae che, abbandonata la tuta verde il numero 456 dell’arena di Squid Game e indossati i panni di un maestro Jedi, racconta in esclusiva come il mondo di Star Wars, con The Acolyte, apra a una nuova visione dei personaggi che fino a ora abbiamo imparato a conoscere negli anni.
«Sol mostra un lato molto umano degli Jedi» ci dice «non è solo un Maestro, è molto di più. È uno Jedi, è buono, è gentile, ma è un personaggio che sa di avere dentro di sé l’indole di un guerriero. E così mostra una vasta gamma di emozioni, in tutte le loro sfaccettature, alcune delle quali inedite per uno Jedi». Nel corso di The Acolyte viene esplorato l’insinuarsi del lato oscuro della forza, e come esso impatti sui protagonisti. «Per questo motivo» aggiunge Lee Jung Jae «mi sono immerso nel mondo degli Jedi, ne ho studiato la storia fin dal principio, ma ho voluto creare la mia versione di questo personaggio divenuto così popolare nel corso degli anni e dei capitoli». The Acolyte abbandona la geopolitica raccontata negli altri prequel e il rapporto degli Jedi con la Repubblica che inizia a declinare, e si focalizza sui personaggi, le loro relazioni, e soprattutto le loro debolezze. Perché «è qui che si insinua la forza oscura» dice Lee Jung Jae. The Acolyte: rappresenta un passo importante nell’espansione del franchise di Star Wars perché apre una nuova linea temporale e di racconto che prescinde da quella della dinastia Skywalker (il personaggio storico, ndr) e che potrebbe tenere incollati al piccolo e grande schermo non solo gli appassionati della saga, ma una nuova generazione di «seguaci». A sconvolgere la vita degli Jedi è una catena di omicidi che li prende di mira e un nuovo signore Sith in agguato e pronto a distruggere l’Ordine del mondo. La parte cruciale della serie è quella investigativa che la trasforma in un «crime» di fantascienza.
Molti i dettagli nuovi che faranno la felicità degli appassionati: compare, per la prima volta, la frusta laser. Uno strumento alternativo alla classica spada che appartiene alla narrazione di Star Wars come arma utilizzata dall’ordine Jedi proprio durante le guerre Sith. A brandirla sarà il cavaliere Jedi Verdastra Rwoh, interpretato da Rebecca Henderson, a cui viene attribuita una delle citazioni a oggi più potenti di tutto lo show: «Ho l’impressione che questa sia solo una piccola parte di un piano più ampio, una sorta di spostamento per far pendere l’ago della bilancia». Frase che va letta tenendo conto che gli eventi della serie accadono 100 anni prima di tutta la saga. Quando il lato oscuro era ancora «poco aggressivo». L’origine del male quindi è donna? «Non posso rivelarlo» conclude Lee Jung Jae. «Ma una cosa la posso dire: nulla è ciò che sembra».