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Giù le mani dalla casa di proprietà

Giù le mani dalla casa di proprietà

È il nucleo centrale nella vita degli italiani, un «asset» economico su cui le famiglie fanno affidamento. Perché, allora, si continua ad attaccarla con tasse, regole, minacce «catastali»?


Se c’è un bene che rappresenta in Italia la sicurezza di una famiglia, un luogo privato che è il santuario di chi la abita e dei sacrifici che si sono fatti per acquistarla, questa è la casa di proprietà. In Italia sono il 73,7 per cento contro, per esempio, il 49 per cento dei tedeschi, ma questo vale anche per altri Paesi dove la quota è comunque inferiore a quella nostra. Possiamo tranquillamente affermare che la casa di proprietà in Italia corrisponde a un vero «asset» economico-finanziario delle famiglie. E questo non è un valore solo relativamente a chi oggi possiede l’immobile ma è un valore importante, e un pezzo di certezza economica, per il futuro di chi l’avrà in eredità. Partire nell’avventura della creazione di una nuova famiglia contando su una casa già di proprietà, anche se magari non ci si vivrà da subito – o nel caso in cui spetta a più di un figlio -, costituisce a tutti gli effetti un saldo punto di partenza.

Quali sono i due punti certi su cui una famiglia media o medio-bassa, dal punto di vista della ricchezza, può effettivamente contare? Presto detto: lo stipendio e la casa di proprietà (se ne possiede una). E dove va a battere cassa il fisco normalmente? Sugli stipendi e sulla casa. Il ragionamento sottostante è molto semplice. Dalle tasse sulla casa e sul reddito è praticamente impossibile evadere. E allora, essendo lì a disposizione, perché non spremere questi poveri diavoli fino ai limiti dello spremibile? Se il contribuente italiano fosse un’arancia, ormai, spremi tu che spremo anche io, ecco che saremmo rimasti con in mano qualche pezzo della buccia.

Ora, io dico: sono o non sono la casa di proprietà e soprattutto il reddito due fattori economici che fanno, ognuno per suo conto, la ricchezza dell’Italia? Possedere gli immobili per il 73 e oltre per cento rappresenta un fattore di stabilità finanziaria del Paese perché quelle proprietà equivalgono a risparmi, alla fine. D’altra parte, il reddito, come abbiamo sottolineato infinite volte, è la base stessa del funzionamento dell’economia di un Paese e della ricchezza che produce il meccanismo economico chiamato mercato. Peccato che, di recente, sembra che tutti si siano scatenati proprio contro la casa e anche dall’Europa tendono pesantemente a metter becco su come dovremmo comportarci con essa.

L’Europa, in sostanza, vorrebbe una euro-patrimoniale sulle proprietà immobiliari che fa passare sotto il nome di transizione ecologica o green costringendo gli abitanti delle case italiane a spendere cifre impensabili per metterle a norma (vedi porte e finestre) con una spesa media di 30 mila euro a famiglia. Se si vuole affittarla, invece, per brevi periodi e trarne un piccolo sostentamento, pur pagandoci le tasse, si rischia di dover rispondere a regole ferree pena multe salatissime per il mancato rispetto. Elly Schlein ha proposto addirittura di requisire le case sfitte in barba al diritto della proprietà privata, per cui una persona può gestire un bene se e come vuole essendo tale proprietà inviolabile. L’ultimo ad avere un’idea del genere fu un gerarca sovietico che poi ritirò la proposta perché le case erano quasi tutte occupate. In Italia poi c’è anche chi vorrebbe cambiare le carte in tavola con una riforma del catasto, la quale porterebbe certamente a un aumento dei costi che, con eguale certezza, non tutti potrebbero permettersi da un giorno all’altro e che, soprattutto nel caso dei meno abbienti, li porterebbe a dover vendere.

Per fortuna, dobbiamo dirlo con chiarezza, questi discorsi non appartengono alla compagine governativa ma all’Europa e all’opposizione italiana. Tant’è vero che il responsabile Fisco della Lega, Alberto Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive, commercio e turismo di Montecitorio, ha affermato seccamente: «Nella Delega per la riforma fiscale nessuna nuova tassa sulla casa e no alla riforma del Catasto». Per fortuna il responsabile-presidente Gusmeroli non ha lasciato ombre o dubbi con il suo intervento. Ha detto anche che «la Lega riprenderà battaglie storiche come la cedolare secca anche per le locazioni commerciali, niente tasse su case inagibili o occupate, tutela della casa come bene rifugio per eccellenza degli italiani». Tutto ciò lascia ben sperare.

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