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Il Campo Largo rischia di essere un danno per chi ne fa parte

Il Campo Largo rischia di essere un danno per chi ne fa parte

La vittoria in Sardegna aveva illuso i leader dell’opposizione ripiombati in litigi ed accuse reciproche sopo la sconfitta in Abruzzo e le ultime divisioni in Basilicata e Piemonte

Il sole della Sardegna acceca. È quanto successo ai leader del centrosinistra, qualunque cosa questo termine oramai significhi, che poi hanno messo in fila sconfitta in Abruzzo e litigi sulle candidature in Basilicata e Piemonte.

L’alleanza procede a singhiozzo: si trova un candidato che sembra andare bene a Pd e 5 Stelle, lo si annuncia alla stampa e poi uno dei due partiti inizia ad dare in escandescenze, il candidato salta. E l’alleanza resta con nulla in mano e molte incomprensioni tra partiti e correnti degli stessi. Politica politicante pura che non riesce a realizzare una fusione a freddo tra componenti troppo diverse tra loro.

È questo il problema di fondo: sul piano delle idee il centrosinistra non esiste. Ci sono i centristi europeisti, il Pd diviso tra progressisti e socialdemocratici, il populismo peronista del Movimento 5 Stelle. Si possono raccordare queste tre componenti in nome dell’opposizione al centrodestra? La risposta oggi è no.

Il centro è incompatibile con i 5 Stelle sulla politica estera e quella economica, il Pd non ha una identità chiara che non sia l’antifascismo e l’apertura all’immigrazione, il Movimento non intende abdicare alla politica pacifista e al populismo economico a base di bonus e sussidi. Ma anche sul piano dei blocchi sociali di riferimento c’è una diversità che nessuno intende affrontare ma risulta chiarissima. Come mettere insieme gli elettori ricchi, istruiti e metropolitani di Calenda con il popolo dei dipendenti pubblici e delle classi intellettuali di Schlein? E soprattutto come legare questi due blocchi con gli orfani del reddito di cittadinanza e i precari a basso reddito e basso livello di istruzione che votano per il Movimento 5 Stelle?

È molto difficile farlo, soprattutto senza una sintesi ideale e un messaggio che dia un senso dell’obiettivo comune di gruppi sociali che non sono abituati a parlarsi e che spesso la pensano in modo diverso su molti argomenti. Fino a che questo nodo non si risolve, qualunque discussione sulla leadership del centrosinistra è inutile se non controproducente. A destra ci sono infatti stati scontri sulla leadership nel tempo e anche posizioni dei partiti diverse, ma il grosso del gruppo sociale che vota a destra è rimasto lo stesso ed è piuttosto omogeneo.

Da questa impossibilità di sintesi a sinistra deriva la schizofrenia dei gruppi politici e gli scivoloni che arrivano a livello locale. Il campo largo resta un miraggio, oggi forse dannoso per coloro che ne fanno parte.

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