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Conte perde il reddito, ma non il vizio

Conte perde il reddito, ma non il vizio

L’ex premier invoca il ritorno del suo cavallo di battaglia: quel sostegno di cittadinanza a cui oggi si sta rimediando. Con quali soldi? Quelli dei governatori regionali. Che, come minimo, sono perplessi.


Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Non sono evidentemente bastati a Giuseppe Conte i 34 miliardi di euro spesi per il reddito di cittadinanza dal 2019 al 2023: l’ex premier ora punta alle Regioni chiamando a raccolta i governatori di centrosinistra (vecchi e nuovi) per convincerli a finanziare card gialle locali con propri fondi. «Vogliamo rafforzare il reddito di cittadinanza in ogni regione contro la demonizzazione del sussidio per i più poveri fatta dall’attuale governo», ha spiegato Giuseppi. «Non solo siamo assolutamente disponibili a lavorare anche a livello regionale sul Rdc, vogliamo andare in Europa per stabilire un criterio di reddito europeo. Investiremo con questa proposta l’Europa e le regioni in attesa di tornare al governo e riapprovare una legge nazionale».

Non che il piano, presentato il 16 marzo scorso a Napoli, stia spopolando a dire il vero. Lo Sceriffo campano, Vincenzo De Luca, l’ha stroncato ancor prima che fosse ufficializzato. «Dobbiamo affrontare il tema della povertà sapendo che si fanno i conti coi bilanci» ha detto l’uomo con il lanciafiamme. «Quindi, cose propagandistiche non se ne possono fare». L’ex «avvocato del popolo» ha fatto orecchie da mercante e ha bussato allora alla porta della neo presidente sarda, Alessandra Todde. Ma a Cagliari l’hanno fermato sull’uscio come un venditore di aspirapolveri molesto. «Niente da fare» ha spiegato la grillina Todde, perché c’è già una misura simile dal 2017 che si chiama S’agiudu torrau, che tradotto dal sardo significa «L’aiuto restituito»; un bonifico mensile tra i 200 e i 500 euro corrisposto a chi si impegna a partecipare a un percorso di reinserimento lavorativo. Nella sola Sardegna il costo del Rdc è stato di 1,6 miliardi di euro con quasi centomila beneficiari su una popolazione di 1,6 milioni.

E allora Conte ha gridato più forte: «In Italia abbiamo dei governanti ottusi mentre invece noi lavoriamo e vogliamo anche nel nostro Paese, al pari di tutti gli altri, vi sia una misura di sostegno per chi ha bisogno». La speranza è che prima o poi qualcuno lo accontenti. Di certo non sarà il piddino Michele Emiliano che, in Puglia, dopo aver addomesticato i pentastellati con un bel po’ di poltrone, si è fatto un suo Rdc chiamato Reddito regionale di dignità a cui ha aggiunto pure una ulteriore provvidenza di Dote educativa di comunità per consentire alle fasce deboli di non rinunciare a libri e servizi culturali. Non va meglio in Calabria (governata dal centrodestra) dove un disegno di legge sul Rdc locale esiste già ma è a firma dem e giace nei labirinti delle commissioni e quasi certamente non vedrà mai la luce. Non cambia la musica nemmeno nel Lazio dove i grillini s’illudono di poter vincere la resistenza del capo della Giunta (di destra), Francesco Rocca, favoleggiando su due miliardi di euro del Fondo sociale europeo che sarebbero disponibili subito.

E lo stesso sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, pur con tutte le sue precauzioni democristiane, ha preso le distanze dalle sparate del grillino parlante. «È una proposta, la politica è l’arte della mediazione… certo, è una bella idea…» ma zero spazio concreto nel mondo reale. Quel che Conte dimentica o finge di dimenticare è che gli Enti locali sono al verde. Mancano i soldi per i servizi essenziali, figuriamoci per ridare fiato alle trombe assistenzialistiche dei Cinque stelle. Oltretutto, un aiuto alle famiglie in difficoltà è stato già previsto dall’esecutivo di Giorgia Meloni: è l’assegno di inclusione a cui si aggiunge un supporto per la formazione da destinare agli occupabili. Secondo i dati di Bankitalia (dossier 2023) il Lazio è la Regione con il più alto debito pubblico lordo del Paese pari a 28,3 miliardi di euro, in pratica un quarto dell’intero debito pubblico delle Amministrazioni territoriali. Seguono la Campania (15,6 miliardi), la Sicilia, la Lombardia e il Piemonte (10 miliardi). La Calabria, per citare ancora una realtà del Sud dove le disuguaglianze sociali sono particolarmente marcate, dal 1998 al 2022 ha registrato +241 per cento di indebitamento. Giuseppi dove pensa di trovarli i soldi?

Né aiuta la causa la relazione della Guardia di finanza che, in Parlamento, poche settimane fa, ha reso noto i numeri del contrasto alle truffe legate alla card gialla: dal 2019 sono stati denunciati quasi 54 mila percettori illegali per un buco nei conti dell’Inps di mezzo miliardo di euro mentre altre decine di migliaia di verifiche sono tuttora in corso. E pure l’Europa evocata dal fu presidente del Consiglio va in direzione ostinata e contraria. La stessa Germania ha deciso di sforbiciare il suo Rdc, il Bürgergeld, che succhia 44 miliardi di euro l’anno. L’economia più forte del continente si è resa conto che il beneficio dei soldi dati a pioggia non può durare in eterno. Ma lì hanno Martin Lutero. Noi, invece, don Peppino l’elemosiniere.

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