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Con la Covid card l’arcigovernatore è nel guinness dello spreco

Con la Covid card l’arcigovernatore è nel guinness dello spreco

Dei 500 mila lasciapassare voluti da Vincenzo De Luca in pandemia (versione di Green pass regionali) ben 316 mila sono rimasti in giacenza. Con una spesa – inutile – di 3,7 milioni di euro, su cui adesso indaga la Procura della Corte dei conti.


In Campania l’arcigovernatore Vincenzo De Luca sembra aver fatto il gioco delle tre carte con le Smart Card che avrebbero dovuto attestare la vaccinazione anti-Covid prima del Green pass. A pandemia finita, però, i nodi sono venuti al pettine. Dal mazzo di 500 mila carte azzurre plastificate che aveva fatto stampare la Regione Campania, con tanto di scudetto dell’ente in bella vista, ben 316 mila sono rimaste in giacenza e appena 184 mila sono state distribuite ai centri vaccinali e ai distretti Asl. E pochissime sono arrivate realmente a casa dei cittadini.

La spesa è stata calcolata in 3,7 milioni di euro, che il governatore col lanciafiamme non avrebbe esitato a sprecare. Almeno stando a un accertamento della Procura della Corte dei conti campana, che prima ha mandato un drappello della Guardia di finanza negli uffici regionali e che ora ipotizza, per De Luca, un danno erariale da 928 mila euro. È pari al 25 per cento del danno complessivo, appunto da 3,7 milioni di euro (contestato anche a cinque componenti dell’Unità di crisi), che gli inquirenti ritengono possa essere stato prodotto dall’operazione Smart card.

L’iniziativa del governatore è stata bollata dagli inquirenti contabili come «palesemente priva di fondamento normativo, non portatrice di alcuna possibile concreta utilità e foriera di un assoluto spreco di risorse». Carta vince, carta perde, deve aver pensato De Luca che però, al contrario del gioco di strada in cui a vincere è sempre il banco, questa volta il banco rischia di farlo saltare. Anche se non ha ancora ha ammesso il disastro. Anzi, con la solita spocchia si è detto «pronto a dimostrare la correttezza della propria condotta e la piena trasparenza amministrativa del suo operato».

E anche gli uffici avevano mostrato i muscoli, addirittura davanti a una richiesta di informazioni avanzata dall’ex consigliere regionale leghista (ora deputato) Gianpiero Zinzi, che voleva vederci chiaro. Dalla Soresa, la «stazione» unica appaltante campana, avevano risposto che «dal punto di vista tecnico, la smart card regionale è stata progettata per essere compatibile e integrabile con i sistemi di certificazione e gli standard nazionali ed europei». E siccome il governatore immaginava che sarebbe stata usata soprattutto per consentire (o negare) i trasporti, nel capitolato per la gara era spuntata una condizione necessaria: «Il microprocessore individuato per la realizzazione dell’attestato vaccinale digitale dovrà essere esclusivamente del tipo Infineon, prodotto di proprietà del fornitore ufficiale del sistema dei trasporti regionale della Regione Campania». Costi quel che costi.

La produzione della Smart card fu affidata quindi all’unica azienda che si dichiarò disponibile: la Ermes Srl (una precedente gara era andata deserta per assenza di offerte valide). Il valore esatto della gara (in euro): 3.045.010,50, per la produzione di 3,5 milioni di carte (210 mila a settimana) al costo di 90 centesimi l’una (con sconto unitario di 3 centesimi a unità). La card doveva essere dotata di microchip con tecnologia Nfc (una connessione tra dispositivi a corto raggio) e Qr code, per permettere, attraverso la scannerizzazione con uno smartphone, il collegamento alla piattaforma regionale e il controllo dell’avvenuta vaccinazione. Qualche dubbio su quella che già appariva come una funambolica operazione, in verità, se l’era posto agli inizi di febbraio 2021 l’ex direttore di Soresa (la centrale di committenza della Regione Campania), Corrado Cuccurullo, che già prospettava una procedura dell’Anac.

A fine mese, però, Cuccurullo si dimise, pare per dissapori con De Luca proprio sulla conduzione della campagna vaccinale, e gli subentrò il dirigente regionale Mauro Ferrara (ora indagato dalla Corte dei Conti). E De Luca giocò la seconda carta, mandando l’operazione in porto. Peccato che a certificare il disastro complessivo dell’operazione sia arrivato anche un provvedimento del Garante, che ha intimato alla Regione Campania di distruggere le card perché non rispetterebbero la privacy. Ma De Luca non ha arretrato. Persino quando lo strumento che aveva ideato è risultato sovrapponibile al Green pass, come sottolineò il consigliere Zinzi, che in una interrogazione chiese proprio a De Luca a cosa servisse «una card che avrebbe attestato le medesime cose del certificato verde». Quando ormai era chiaro che le Smart card sarebbero state inutili, il 6 agosto 2021 De Luca calò la terza carta: bisognava comunque mandarle in produzione «perché qualche cittadino campano, per problematiche tecniche non era riuscito a scaricare il suo Green pass da uno dei vari siti abilitati (Io, Immuni, ministero della Salute, ndr)». Una giustificazione valutata dagli inquirenti come evanescente. E a pagina 35 dell’«invito a dedurre» (ovvero l’atto di contestazione) gli inquirenti contabili descrivono la grande operazione anti Covid dell’arcigovernatore come ammantata da «dolo di protervia». Da guinness dello spreco.

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