In una città dove il degrado è aumentato, il turismo è da record, il traffico è nel caos e l’immigrazione è pesante, si contano appena tremila «ghisa», e in pochi controllano le strade (solo cinque pattuglie di notte). Il parere, e le proteste, di un già primo cittadino.
Giuseppe Sala, dal 2016 sindaco di Milano, è alle prese con quella che, probabilmente, è la più vecchia e dura tra le grane municipali: il braccio di ferro con la Polizia locale. Sul sito del Comune c’è scritto che al 1° gennaio 2024 «il Corpo conta oltre tremila agenti sul territorio», ma in realtà non bastano. Per di più, tra loro i vigili-che-vigilano sono una risicata minoranza. Il problema, a Milano, è grave e antico: tra il 1997 e il 2006 Gabriele Albertini, alla guida di una giunta di centrodestra, aveva raddoppiato gli agenti da duemila a quattromila, progettando di arrivare a cinquemila. Dopo di lui, purtroppo, Letizia Moratti e Giuliano Pisapia non hanno fatto campagne di assunzioni, così il corpo s’è ridotto per colpa di pensionamenti e uscite. Anni dopo l’inizio del suo primo mandato, Sala aveva annunciato mille assunzioni, ma poi ha perso tempo. Ha rimediato tra il 2022 e il 2023 con circa 500 reclutamenti, mentre altri 260 se ne dovrebbero aggiungere entro l’anno. In città, intanto, con i «ghisa» che scarseggiano, traffico e sosta sono sempre meno regolati, il necessario presidio nei quartieri latita.
Il problema è che i vigili urbani milanesi, da sempre iper-sindacalizzati, nella stragrande maggioranza dei casi se ne restano in ufficio. Oltre vent’anni fa anche Albertini s’era scontrato con lo stesso busillis: «Allora meno di un quarto dei ghisa andava in strada», ricorda, «e dovetti ribaltare una situazione pazzesca». Ai tempi era in vigore un’assurda regola contrattuale che ai vigili garantiva il diritto di evitare i servizi esterni dopo soli 12 anni di lavoro. «Venivi assunto a 20 anni» ricorda Albertini, «e a 32 avevi il diritto di restare alla scrivania per il resto della vita». Dopo 18 mesi di braccio di ferro, nel 2002, la giunta di centrodestra riuscì a modificare quella regola.
Ma oggi, se possibile, la situazione è anche peggiore di vent’anni fa. Sala ha scoperto che a «presidiare» i 182 chilometri quadrati della metropoli ci sono appena dieci pattuglie la sera, e cinque la notte. Il sindaco vorrebbe triplicare quei numeri, ma la Municipale non ci sta. Agitazioni, proteste, scioperi: dal 7 dicembre al 7 aprile – in coincidenza con la prima della Scala, tre importanti partite di calcio e la Milano Marathon – i «ghisa» hanno deciso ben cinque astensioni dal lavoro, e tutte avrebbero messo in ginocchio la città se non fossero state (fortunatamente) differite dal prefetto. La precettazione, però, ha avuto l’effetto d’incattivire la vertenza. In difficoltà, oggi la giunta Sala punta il dito proprio contro l’accordo raggiunto dal centrodestra di Albertini nel 2002, in quanto consente ai vigili che abbiano raggiunto «quota 70 anni» tra età anagrafica e anzianità di servizio di evitare i turni serali, mentre quanti arrivano a «quota 60 anni» possono dire no al lavoro notturno. Ma Albertini protesta: «Il nostro fu un accordo di compromesso, per di più siglato dopo una vertenza lunga e assai complessa, e comunque nel 2002 l’età media del personale era molto più bassa di oggi: in tanti anni di mancate assunzioni, del resto, il personale inevitabilmente è invecchiato».
Albertini si riferisce ai dieci anni trascorsi sotto le giunte Moratti e Pisapia, e ai primi sei anni dell’attuale sindaco: «Anche Sala poteva pensarci un po’ prima», sostiene, «e non aspettare tanto per iniziare a rinforzare la Polizia municipale». L’ex sindaco sottolinea che, in realtà, avrebbero dovuto suggerire un tempestivo adeguamento degli organici anche la costante crescita del turismo, impennatosi di centinaia di migliaia di visitatori dopo l’Expo del 2015, e i numeri dell’immigrazione: «Il 10 per cento dei migranti che entra in Italia, in media, arriva a Milano», ricorda Albertini, «e questo non può che contribuire a creare problemi di sicurezza». La giunta Sala, inoltre, pare aver fatto un passo falso proprio nell’ultimo bando di assunzione, scaduto lo scorso 7 marzo. Tra i requisiti per i nuovi vigili si legge che è prevista «un’età compresa tra i 18 e i 65 anni». Non si capisce perché: per ringiovanire gli organici si sarebbe potuta e dovuta imporre un’età massima ben più bassa.
«In realtà» dice Albertini, «le cose che non comprendo di questa giunta sono molte: a partire dalla sua ossessione green, che impone piste ciclabili molto poco usate il cui solo effetto è frenare il traffico, e stabilisce assurdi limiti alle auto private mentre le vere cause dell’inquinamento vengono ignorate. Milano, purtroppo, è finita ostaggio politico di una sindrome verde talebana. Basta pensare al «no» al rifacimento di San Siro. Il risultato è che avremo tre stadi: quello attuale è destinato a un sicuro degrado, economico ed ecologico, mentre i due nuovi consumeranno soltanto territorio e risorse».