Nel nuovo esecutivo, e dopo la designazione del ministro dell’Economia, si giocherà una partita cruciale: scegliere i vertici di moltissimi «colossi» pubblici. L’avvicendamento coinvolgerà manager e superburocrati. A cominciare, però, da via XX Settembre…
Chiuse le elezioni, in attesa della formazione del nuovo governo, i partiti hanno ricominciato a ragionare su quella che sarà la partita più importante della primavera 2023, ovvero il giro di nomine nelle aziende pubbliche, un capitolo più che mai delicato per il nuovo esecutivo che prenderà forma. Il governo di Mario Draghi aveva provato a metterci mano, convinto che la legislatura sarebbe arrivata al termine naturale. Poi le cose sono andate diversamente, con la caduta del suo ministero in luglio e le elezioni politiche vinte da Fratelli d’Italia.
Dopo la formazione del nuovo governo, quindi, si entrerà nella fase più calda delle trattative. È iniziata la stagione dello «spoils system», ovvero il ricambio degli alti dirigenti della pubblica amministrazione. Ci si aspetta da parte del centrodestra un deciso cambio di passo rispetto al passato, anche perché l’ultima tornata di incarichi fu fatta nel 2020, durante il governo giallorosso di Giuseppe Conte. All’epoca Movimento 5 Stelle e Partito democratico, con dietro le quinte un attivissimo Massimo D’Alema, si spartirono consigli di amministrazione e collegi sindacali di aziende strategiche come Eni, Leonardo, Enel, Poste e Amco, la società pubblica per la gestione dei crediti deteriorati. Di certo, per capire come soffierà il vento, bisognerà attendere la nomina del nuovo ministro dell’Economia. I nomi che circolano sono quelli di Fabio Panetta (Bce) o dell’ex ministro Domenico Siniscalco. Bisognerà poi fare attenzione a come sarà composta la struttura dell’alta burocrazia del Mef.
L’incarico di Alessandro Rivera, attuale direttore generale, è in scadenza. Nei corridoi di via XX Settembre c’è chi spera in una possibile riconferma o anche in un ruolo più importante. Ma sarà difficile, anche perché Rivera è strettamente legato al centrosinistra: suo fratello Vincenzo è l’ex capo di gabinetto di Ottaviano Del Turco, ex presidente della Regione Abruzzo. Rivera ha saputo muoversi in questi anni con abilità nei gangli della pubblica amministrazione e nei rapporti con le partecipate statali. Ad aiutarlo sono stati in particolare Stefano Cappiello, direttore della regolamentazione e vigilanza del sistema finanziario, e Filippo Giansante, abruzzese come Rivera, consigliere di Eni e nel ministero dell’Economia alla direzione della valorizzazione del patrimonio pubblico: anche loro saranno sostituiti. Tra i possibili candidati alla direzione generale c’è Paolo Emilio Signorini, attualmente presidente dell’autorità del Mar Ligure Occidentale ma con un passato in Via XX Settembre e in Banca d’Italia.
In questi giorni è ricominciato a squillare anche il telefono di Vincenzo Fortunato, storico direttore generale sotto la guida di Giulio Tremonti durante i governi di centrodestra. Fortunato, però, tra i massimi conoscitori del palazzo delle Finanze, non vorrebbe lasciare il suo studio legale. Sarà decisivo poi il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, dove al momento c’è Roberto Garofoli che, insieme ai consiglieri di Draghi, Francesco Giavazzi e Antonio Funiciello, ha gestito le nomine nell’ultimo anno e mezzo. Solo rumors non confermati, ma per questo incarico circolano i nomi del consigliere di Stato Carlo Deodato, anche se viene considerato vicino allo stesso Garofoli, e di Roberto Alesse, da ormai quasi 30 anni a Palazzo Chigi, ma soprattutto ex consigliere giuridico dell’ex presidente della Camera Gianfranco Fini.
Alesse vanta dalla sua un ottimo rapporto con l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e anche con l’attuale, Sergio Mattarella. Nel caso in cui Giorgia Meloni diventasse presidente del Consiglio, avranno voce in capitolo i suoi consiglieri più fidati, da Francesco Lollobrigida a Giovanbattista Fazzolari fino a Maurizio Leo. Si escludono cambi in Cassa depositi e prestiti, che tramite le sue controllate e il Mef vanta partecipazioni in Terna, Snam, Italgas, Eni, Saipem e altre. L’attuale presidente Giovanni Gorno Tempini, già numero uno della Fondazione Fiera Milano, è considerato uno dei possibili nomi che potrebbero essere tenuti in considerazione per le grandi aziende. A dicembre si avrà un quadro più chiaro sui consigli di amministrazione in scadenza. Di sicuro, dopo 3 anni, dovranno essere rinnovati o confermati quelli delle quotate come Eni, Leonardo, Enel, Poste, Terna e Enav. Ma anche di non quotate come Consap, Equitalia, Sport e Salute, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Arexpo e Gse.
In totale, nel 2020, come aveva calcolato il centro studi Comar, furono rinnovate 76 società del Mef, 19 a controllo diretto e 57 a controllo indiretto attraverso Amco, Ferrovie dello Stato Italiane, Gse, Invitalia, Rai, Sogin. Andranno quindi rinnovati 105 organi sociali, di cui 55 Consigli d’amministrazione e 50 Collegi sindacali, attualmente composti da 506 persone, di cui 258 Consiglieri e 248 Sindaci. Il nuovo governo dovrà quindi valutare se confermare o sostituire l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, Alessandro Profumo in Leonardo, Matteo Del Fante in Poste o ancora Francesco Starace in Enel e Stefano Donnarumma in Terna.
Traballa la poltrona di Marina Natale in Amco, su cui Guido Crosetto, tra i più ascoltati dalla leader di Fratelli d’Italia, aveva lanciato l’allarme nei mesi scorsi per un buco da 250 miliardi di euro. Descalzi, assolto in maniera definitiva nel processo Eni Nigeria, è stato accostato anche come ministro di un futuro governo Meloni. Notizia smentita dall’azienda. Inoltre dati gli ottimi risultati economici e il ruolo più che mai strategico in questa fase storica con la guerra Russia-Ucraina alle porte, sarebbe un problema mettere mano alla poltrona di San Donato. Su Profumo, che guida la nostra azienda della Difesa, pesa la condanna in primo grado in uno dei filoni del crack di Mps a Milano e attende l’appello per dimostrare la sua innocenza: di recente è stato raggiunto da un altro avviso di garanzia sempre per i trascorsi in Rocca Salimbeni. Del Fante e Starace non sono stati in discussione negli ultimi mesi, mentre Donnarumma, numero uno di Terna, è considerato uno dei manager in rampa di lancio nella nuova compagine di centrodestra.
Altri manager potrebbero rientrare nella tornata di nomine. C’è chi scommette su Flavio Cattaneo, attuale vicepresidente di Italo, già amministratore delegato di Telecom, Terna e direttore generale della Rai. Non solo. Anche Vittorio Grilli, ex ministro dell’Economia e direttore generale del Tesoro, oggi in Jp Morgan, potrebbe alla fine spuntare dal cilindro. Cambiamenti si attendono pure in Consap, la partecipata del Tesoro che gestisce vari fondi pubblici per conto della pubblica amministrazione. Mauro Masi, visto il governo amico, potrebbe approdare in una partecipata di rilievo; mentre l’a.d. Vincenzo Sanasi d’Arpe dovrebbe tornare a fare l’avvocato, dopo una non troppo felice parentesi gestionale voluta dall’allora governo a guida Cinque stelle.