Home » Attualità » Politica » Romano Prodi in piazza invoca l’emergenza per imporre Ventotene

Romano Prodi in piazza invoca l’emergenza per imporre Ventotene

Romano Prodi in piazza invoca l’emergenza per imporre Ventotene

Il Prof, in videocollegamento con la piazza pro Europa di Bologna, sostiene che la democrazia ormai esiste soltanto nell’Ue. In realtà chiede di tornare al manifesto di Spinelli: un modello in cui decidono le élite e ci consegniamo a Francia e Germania.

La più grande democrazia al mondo non lo è più e a rimanere democratica resta ormai soltanto l’Europa. Parola di Romano Prodi, che ieri ha inviato un videomessaggio alla piazza pro Ue riunita a Bologna. Perché l’ex presidente del Consiglio ed ex capo della Commissione europea non consideri più gli Stati Uniti un Paese libero, ma li metta sullo stesso piano di regimi illiberali, è abbastanza evidente. Siccome le elezioni le ha vinte Donald Trump, non Joe Biden, e il nuovo inquilino della Casa Bianca, pur essendo stato votato da 68 milioni di americani (cinque milioni in più di quelli ottenuti dalla democratica Kamala Harris), ha idee diverse da quelle di Prodi, deve per forza essere un dittatore. E poi il giudizio sul nuovo presidente americano è aggravato dal fatto che Trump sta smontando il fantastico mondo di Prodi, dichiarando guerra alla globalizzazione che tanto piace a un signore che, in attesa di essere eletto capo dello Stato, si è trasformato in una specie di commesso viaggiatore per conto della Cina. Secondo lui l’Europa dovrebbe voltare le spalle all’America e guardare all’Asia. Come si concili la giravolta con la difesa della democrazia invocata dall’ex premier non è chiaro, visto che a Pechino la libertà è un optional che si paga a caro prezzo. Ma del resto questo non è il solo aspetto oscuro del videomessaggio. Senza aver ancora chiarito se sia d’accordo o meno con tutte le proposte del manifesto di Ventotene (chi lo interroga rischia una tirata di capelli), il facilmente suscettibile ex presidente della Ue suggerisce di rilanciare la democrazia partendo proprio dal testo di SpinelliRossi e Colorni. Peccato che in fatto di democrazia il memorandum del 1941 difetti e non poco. Certo, è opportuno ricordare che il documento venne scritto mentre gli autori erano al confino e in Europa imperversava la guerra e il regime nazifascista. Ma anche se calato nel contesto di un periodo storico di ottant’anni fa, restano alcuni punti fermi e uno di questi è proprio il giudizio sulla democrazia, che SpinelliRossi e Colorni definirono un peso. Il mandato popolare era da loro considerato d’intralcio e infatti per decidere chi avrebbe dovuto governare il continente, invece di libere elezioni, suggerirono un potere calato dall’alto e gestito da un élite. 

È questo il modello democratico cui si ispira l’ex presidente del Consiglio? Si direbbe di sì, infatti sogna una Ue dove non si decida più all’unanimità, ma solo a colpi di maggioranza. In pratica significherebbe regalare l’Europa a Germania e Francia, che grazie al voto di pochi potrebbero a questo punto guidare tutta la Ue. Vi lascio immaginare come finirebbe, ovvero in un continente spogliato della sovranità, costretto a fare gli interessi dei suoi due più grandi sponsor. Per l’Italia sarebbe la fine e forse anche la morte del progetto degli Stati Uniti d’Europa, perché con una Ue nelle mani di Parigi e Berlino in posizione contrapposta all’America, finiremmo direttamente nelle fauci della Cina. Un mercato di soli consumatori, tenuto al guinzaglio dalla più grande autocrazia del mondo. Mica male come destino, soprattutto tenendo conto che ci viene indicato da chi parla in difesa della democrazia.

© Riproduzione Riservata