L’ha fatto con orgoglio. E lo rifarebbe. Lui è lui, come il marchese del Grillo. Voi contribuenti, allora, cosa siete? Riecheggia la perculata del romanissimo Alberto Sordi: «Io so’ io…». Il sindaco concittadino, Roberto Gualtieri, ha speso trecentocinquantamila euro per la manifestazione pro Europa in piazza del Popolo, diventata una vetrinetta per leader d’opposizione e vippame de sinistra. Seguono vivaci critiche. Come gli è venuto in mente di sborsare soldi pubblici per un’iniziativa promossa da Repubblica? Lui rivendica raggiante. Ha pagato viaggio e pernotto perfino agli artisti? Sacrosanto. I quattordici gazebo allestiti? Doveroso. E i 750 pass? Inevitabile.
Così, Robertone del Grillo s’è messo una mano sulla coscienza e l’altra nel portafoglio: offre la Capitale. Sulla sua sorprendente generosità adesso però indaga sia la procura che la corte dei conti. Era per una buonissima ed epocale causa, del resto: i migliori intellò del Paese riuniti insieme, per dire sì alla pace ma pure al riarmo. «Maanchismo» veltroniano all’ennesima potenza. C’erano tutti, difatti. A partire dalla segretaria del Pd, Elly Schlein. E c’era lui, raggiante: l’ex mollacchione che ha deciso di darsi un tono, inondando i social di rivedibili imprese. «Il sindaco Tiktoker», lo chiamano gli avversari. Ma la piazza rossa è solo l’ultima trovata. Negli ultimi mesi, roboanti proclami a piattaforme unificate si sono spesso trasformati in memorabili sprechi.
A partire dai cestini per i rifiuti. Roma, negli ultimi anni, è stata assediata dall’immondizia. Le immagini dei cinghiali che ravanavano nei cassonetti hanno fatto il giro del mondo. Gualtieri, lo scorso autunno, annuncia dunque che in città arriveranno 14.266 eleganti pattumiere. Costo: quasi undici milioni di euro. Il sindaco conclude il solito video con una fulminante arguzia romanesca: «Io ce sto’». Proprio come il nome affibbiato al contenitore per i rifiuti: Cestò, appunto. Segue dettaglio: «Realizzato in materiale ignifugo e antideflagrante, è più sicuro dei predecessori perché non scheggiabile e ispezionabile». Cestò ha delle fessure gigantesche. È la cabriolet della monnezza. Peccato che sia «ispezionabile» pure dai pennuti della capitale. Il comune è quindi costretto a chiedere all’Ama, la sua municipalizzata, di intervenire: «Per evitare che i volatili possano danneggiare i sacchetti causando così lo spargimento di tutti i rifiuti». Occorre quindi «riprogettare lo spazio tra le assi verticali per renderlo considerevolmente più stretto». Insomma, i Cestò sono da rifare. Perché ce stanno i buchi troppo larghi. L’intento era lodevole, per carità. Gualtieri sogna una metropoli più verde delle montagne di Marcella Bella. Così, più di 290 milioni del Pnrr serviranno a comprare 411 autobus elettrici. Ne sono già arrivati 110: fiammanti e immatricolati. «Ne circolano appena 15» denuncia però Marco Perissa, deputato di Fratelli d’Italia e coordinatore del partito a Roma. E come mai? «Mancano le colonnine di ricarica, per cui hanno stanziato altri sei milioni e mezzo di fondi europei».
Dovevano essere 40, alla fine dello scorso gennaio. Ne sono state installate 21: di queste, appena 15 sono in funzione. D’altronde, il piano di Robertone del Grillo è maestoso: trasformare Roma, assediata da macchine e disservizi, nella Ztl più grande d’Europa. Il comune ha già speso quattro milioni di euro per installare i nuovi varchi elettronici. Peccato che, nel frattempo, la regione abbia bocciato l’allargamento della zona a traffico limitato. Se ne riparlerà, bene che vada, il prossimo ottobre. Lui, però, non demorde. Ha mutuato l’evocativo piano dalla sindaca di Parigi, Anne Hidalgo. Si chiama «città di 15 minuti». Tanti ne serviranno, nei miglior intenti, per raggiungere i servizi essenziali partendo da qualsiasi angolo dell’Urbe. Salvare il mondo, migliorare l’aria, elevare la qualità della vita: i proponimenti sembrano impegnativi, ma Gualtieri ha le idee chiare. Servono ciclabili, intanto: 150 chilometri entro il 2026. Fondamentale è la pista della «Conoscenza». Collega la stazione ferroviaria Termini all’università Sapienza. È lunga appena 750 metri, ma per farla c’hanno impiegato tredici mesi: un po’ meno di due metri al giorno. Con questa lena, l’ambizioso programma sarebbe completato tra 214 anni. Gualtieri, quando decide di inaugurare la Termini-Sapienza, è però entusiasta. Sempre a favor di social media manager, lo scorso dicembre si mette perfino una molletta sul risvolto dei pantaloni, alla vecchia maniera. Infine, annuncia: «E ora, pedalare!». Mentre comincia il suo tour, gongola: «Un’altra bellissima ciclabile per Roma. Inauguriamo questo nuovo percorso davvero strategico». Si tratta di «una nuova tappa importante per la mobilità sostenibile nella nostra città…». Insomma: «Un altro cantiere che chiude…».
Sul saldo totale, s’è però prodotto Maurizio Crozza, con un’imperdibile imitazione: «Non sono un tipo che si vanta» esordisce il simil Gualtieri «ma su 204 cantieri essenziali e indifferibili, a oggi ne abbiamo conclusi… quattro». Poi, si ravvede: «Anzi, tre. Ma belli grandi…». E comunque: la decisiva pista della «Conoscenza», tra crepe e rattoppi, è già da rifare. L’entusiasmo senile per i social, si estende anche all’intelligenza artificiale. Con il solito video su TikTok, un mese fa il sindaco annuncia ai pellegrini che potranno contare su Julia: «È un’assistente virtuale intelligente, che in 80 lingue può rispondere a domande scritte o orali, su qualsiasi argomento che riguardi la vita di Roma». L’opposizione in Campidoglio, però, svelena: «Il nuovo Virgilio che avrebbe dovuto guidare i visitatori attraverso i servizi e i monumenti durante il Giubileo, è l’ennesimo fallimento» attacca Perissa. Segue interrogazione sul ragguardevole costo della squisita Julia: quasi dieci milioni di euro «per un’applicazione che offre poco più di un servizio gratuito». Insomma, per i meloniani, «con la stessa cifra si potevano costruire almeno cento alloggi di edilizia pubblica». A dire il vero, il tema assilla anche il sindaco piddino. Già ad aprile 2022 la sua giunta decide di acquistare immobili per il nobile scopo. Prediligendo quelli occupati da centri sociali e gruppi di sinistra, però. Saranno gentilmente riconcessi a chi li abita abusivamente. Genialata. Ti appropri illegalmente di un’abitazione? Robertone del Grillo la compra con i soldi dei romani, a cui magari l’hai sottratta. E poi te la riconsegna, chiavi in mano. Quelli del centro sociale Maam, l’ex salumificio Fiorucci occupato da vent’anni, saranno dunque ricompensati con 144 case popolari, da realizzare entro il 2027. Saranno regolarizzate anche le 56 famiglie che stazionano dal 2003 in via del Porto Fluviale, zona Ostiense. Il comune ha già dato nuova vita alla caserma dismessa, alla modica cifra di 11 milioni di euro, in nome di integrazione e «mixité sociale».
Non ci sarebbe da scialare, però. La corte dei conti laziale scrive che mancano 136 milioni per mettere in sicurezza il bilancio, almeno sulla carta. Eppure, il comune ha generosamente sborsato 350 mila euro per la manifestazione ideata dal giornalista di Repubblica Michele Serra. Il sindaco, davanti a telecamere e taccuini, si compiace dell’impresa. Alla Commissione trasparenza del Campidoglio, per giustificare l’iniziativa pacifista, ha invece spedito un fedelissimo dai trascorsi battaglieri: Albino Ruberti, detto «Er pugile», leggenda del Pd romano. «A me non me dicono “io me te compro”… Se devono inginocchia’ davanti… Io li sparo, li ammazzo» urlava per strada nell’agosto 2022 ai fratelli De Angelis: uno potente assicuratore e l’altro deputato dem. All’epoca era il capo di gabinetto di Gualtieri. Il sindaco fu costretto a licenziarlo. Due anni dopo ha deciso di richiamarlo come capo segreteria, alla modica cifra di 160 mila euro. D’altronde, lui è lui: Robertone del Grillo. «Rocky» Ruberti, invece, dev’essere cambiato: prima minacciava di mettere al tappeto i compagni sgraditi, adesso è la colomba che vola sulla piazza della pace.